La seconda stagione di The Hollow non è all’altezza della prima, anche se c’è qualche spunto buono.
Questa nuova stagione parte in modo fuorviante, i nostri protagonisti si ricordano perfettamente chi sono e da dove vengono, ma non hanno memoria di come sono tornati a casa. Il problema è che la precedente stagione (The Hollow – Stagione 1) è finita in modo chiaro e netto, i nostri protagonisti sono usciti dal gioco, sono tornati alla realtà, mentre ora si ritrovano nuovamente ad impersonare i loro avatar virtuali.
Adam, Mira e Kai avranno la certezza di essere ancora in The Hollow quando le paure più nascoste di ognuno di loro prenderanno letteralmente vita. Combattere le proprie paure è il primo passo per riacquistare la capacità di usare i poteri. Ma la domanda principale che i tre si pongono è: come mai la loro casa, gli amici, i parenti e tutta l’intera città sia stata digitalizzata all’interno del gioco?
I nostri tre protagonisti sembrano gli unici a capire di trovarsi in un The Hollow e si convincono che, dopo aver vinto il precedente livello, devono essere finiti in un livello bonus. Non riuscendo a trovare alcun indizio concreto, né a contattare lo Stramboide, il presentatore e supporto virtuale del gioco, decidono di andare direttamente alla sede degli studi di The Hollow, sperando di trovare qualche indizio o un portale di collegamento per una nuova zona del gioco.
Mira vorrebbe andare subito, ma Adam e Kai sono attratti molto di più da una bella serata in famiglia; c’è da capirli dopo tutto il tempo virtuale passato a scappare da mostri, alieni e trappole della precedente stagione. I nostri protagonisti si dividono, Mira s’imbatte casualmente in Skeet, uno dei ragazzi del team rivale della precedente stagione, e decide di seguirlo fino agli uffici della produzione. Solo il giorno seguente Adam e Kai scopriranno che Mira è scomparsa. Decideranno quindi di seguire il piano principale e si dirigeranno anche loro agli studi di The Hollow, trovando finalmente un portale che li conduce in una nuova zona del gioco.
Da questo momento la seconda stagione torna a calcare le stesse orme della prima. Il gruppo dei nostri protagonisti si riformerà accogliendo anche Vanessa e Reeve, il resto del Team rivale della prima stagione. Tutti insieme cominceranno a dare la caccia allo Stramboide, l’unico reale contatto con il mondo esterno e l’unico che può dare una risposta elle loro domande. Stranamente s’imbattono in un secondo ed un terzo gruppo di giocatori. La cosa è sospetta! A meno che le regole non siano cambiate, i gruppi in gioco sono sempre e solo due. Diventa vitale trovare lo Stramboide per capire cosa sta succedendo.
La stagione si srotola in pieno stile videogame, il gruppo verrà diviso a più riprese creando situazioni interessanti, facendo sorgere tanti dubbi e pesanti conflitti emotivi. Lo stesso incontro con lo Stramboide lascia pesanti ombre sulla situazione i cui i nostri protagonisti si trovano. Come spettatore ho gradito i sotterfugi usati per condurre la storia in una certa direzione, ma quando ho capito dove si voleva andare a parare, sono rimasto abbastanza deluso.
Come accennato nella prima stagione, l’animazione grafica rimane una caratteristica che mi lascia perplesso principalmente perché, in alcuni momenti, l’ho trovata poco curata. Ammetto però che ho cominciato ad apprezzare la caratterizzazione grafica dei personaggi che risulta un po’ grezza ma simpatica.
Questa seconda stagione ricalca, a grandi linee, la precedente, usando lo stesso identico canovaccio per raccontare una storia molto simile. Lasciare all’oscuro sia i protagonisti che lo spettatore è una strada ormai consolidata, ma la ripetizione della stessa meccanica crea poca suspense. Se la prima stagione è stata interessante proprio perché non si conosceva assolutamente nulla, questa nuova stagione nasconde la verità tra le righe, ma il mondo in cui ci si muove è ormai svelato e non sorprende più. In pratica viene meno la metà del divertimento, anche se ci sono buone idee, non credo che lo spettatore possa ritenersi del tutto soddisfatto.