È questa serie una divertente storia alternativa sui supereroi, oppure ci può regalare qualcosa in più?
“Presto che è tardi, è tardi!”, gridava sempre il Bianconiglio prima di dileguarsi; purtroppo è quello che continuo a borbottare io ogni volta che inizio una serie tv: “Presto che è tardi, ma che ho visto fino ad ora per iniziarla solo adesso?”. Bando alle ciance e cominciamo ad analizzare questa prima stagione di The Umbrella Academy.
Lo spunto iniziale è interessante e tutt’ora avvolto nel mistero: il primo ottobre del 1989, 43 donne in tutto il mondo partoriscono contemporaneamente, nonostante nessuna di loro mostri alcun segno di gravidanza. L’eccentrico miliardario Reginald Hargreeves s’interessa all’evento e decide di adottare sette di questi bambini per poterli studiare. Il miliardario capisce subito che i ragazzi sono speciali e li addestra attraverso quella che lui chiama “The Umbrella Academy”, formando così una squadra di giovani supereroi. Hargreeves dà ai bambini numeri invece di nomi, ma con il tempo i ragazzi scelgono autonomamente come farsi chiamare. I primi sei ragazzi vengono impiegati per combattere il crimine, mentre la settima figlia chiamata Vanya, viene messa in disparte perché non ha sviluppato nessuna abilità particolare.
La storia avanza velocemente ai giorni nostri e i fratelli non abitano più nella casa paterna. Luther (Numero Uno), il fratello con il dono della forza, si trova sulla Luna ed è l’unico che segue le volontà di Hargreeves e prova ancora a fare il supereroe. Diego (Numero Due) voleva entrare in polizia ma non ci è riuscito ed è così diventato un vigilante con l’abilità di controllare il lancio dei coltelli. La bella Allison (Numero Tre), che ha l’abilità di controllare le persone con la voce, è diventata un’attrice, si è sposata ed ha avuto una figlia ma ora è alle prese con il divorzio. Klaus (Numero Quattro) è un tossico, ha avuto una vita complicata che è stata pesantemente condizionata dal suo potere che gli permette di vedere e parlare con i fantasmi. Cinque, che non si è scelto alcun nome perché è scomparso da giovane in un varco spazio temporale da lui stesso creato, è indubbiamente il personaggio con le potenzialità più interessanti, ma anche quello che può causare le maggiori incongruenze di trama, perché giocare con il tempo è fantastico, ma bisogna essere capaci di farlo senza poi incappare in grosse figure di “cacca”. Per concludere l’elenco dei personaggi, Ben (Numero Sei) è morto da tempo in una delle prime azioni in cui i ragazzi si sono cimentati e Vanya (Numero Sette), quella senza poteri, è diventata una violinista.
La storia comincia a crescere d’intensità e diventa interessante nel momento in cui Cinque ricompare nel presente attraversando un nuovo varco spazio temporale. Il tempo per lui sembra non essere passato da quando è scomparso, ma la storia che porta con sé dimostra l’opposto. Cinque,che è giunto con il suo primo salto in un futuro apocalittico in cui la razza umana è quasi del tutto scomparsa, è rimasto solo per tantissimo tempo fino a quando ha incontrato il capo di una particolarissima organizzazione… Non vi racconto altro per non rovinarvi il bello della storia. Durante il periodo in cui Cinque è stato da solo, ha indagato a lungo sulle cause del disastro, riuscendo a trovare diversi indizi. Con l’aiuto volontario ed involontario dei suoi fratelli, comincia la sua missione per fermare la fine del mondo.
Gli autori hanno provato a creare una narrazione simpatica, un po’ caotica ed ingarbugliata, proprio per sviare l’attenzione da una trama principale che, alla fine dei conti, è piuttosto semplice. Sono sempre molto dubbioso quando m’imbatto in racconti che sfruttano il trucco dei viaggi nel tempo, principalmente perché sono pochissimi gli addetti ai lavori che sono stati capaci di gestire bene le ripercussioni temporali. Ringrazio il cielo che, in questa prima stagione di The Umbrella Academy, l’effetto temporale non sembra avere enormi effetti collaterali sulla trama; purtroppo ho grandi preoccupazioni per la storia a venire, che sembra invece scivolare velocemente in conseguenze temporali più complesse.
Tra gli attori protagonisti che compongono il cast non c’è nessuno che spicchi, tranne forse il giovane Aidan Gallagher (Numero Cinque), che richiama l’attenzione proprio per la giovane età e per il ruolo centrale che svolge nelle trame di questa serie. Il personaggio è indubbiamente il più sveglio fra i fratelli e per questo spesso deve essere interpretato in modo arrogante, cosa che fa piuttosto ridere se immagini un ragazzino che si comporta come un anziano e che sgrida un bestione tutto muscoli, o che rimprovera il fratello tossico per aver sprecato la vita.
La storia non è quella classica dei supereroi, e questo è un bene. In fin dei conti The Umbrella Academy si difende bene giocando molto a distrarre il pubblico con diverse incomprensioni e molteplici informazioni taciute. Mi preoccupa sempre la gestione delle ripercussioni temporali ma per il momento, tralasciando un paio di eventi lasciati senza una spiegazione logica convincente, la storia sembra reggere. Ve lo consiglio? Si, questa prima stagione è interessante. Ovviamente la serie non è un capolavoro, ma si lascia guardare in modo soddisfacente.