Tragodia – Mythmaker: la recensione


I nostrani Tragodia dimostrano di avere i numeri per imporsi nel panorama metal che conta. Meritano di sicuro più visibilità.

 

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Il metal epico è uno dei generi più inflazionati ormai da anni, specie nella declinazione power. I bresciani Tragodia restano invece fedeli al metal classico ma in quanto a epicità sembrano decisamente in grado di innalzarsi al di sopra della media nell’immenso calderone del genere. Già con i loro primi due full length, The Promethean Legacy del 2007 e Teomachy del 2012, avevano dato segnali di una buona capacità creativa, ma questo Mythmaker è sicuramente il disco della conferma e della piena maturità. Tecnicamente validissimi e forti di una buona produzione, i Tragodia si distinguono perlopiù per un gusto particolare per i refrain evocativi, ormai loro marchio di fabbrica. I ritornelli di brani come Tidal Waves Of Greatness, Born Under Niobe e The Oracle And The Muse fanno subito breccia e restano bene impressi nella mente dell’ascoltatore.

Ci sono margini di miglioramento nel resto della struttura delle canzoni. Mentre infatti i ritornelli risultano spesso molto coinvolgenti, le restanti strofe a volte stentano a catturare l’attenzione e possono risultare un po’ monotone. Trovo anche che stonino alcune sonorità strumentali forse troppo pesanti rispetto alla melodia e all’epicità dei chorus. E’ una discrepanza che io personalmente non gradisco. Preferirei una maggiore omogeneità nel sound delle varie parti della canzone.

 

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Questo aspetto si riflette anche nelle performance vocali di Luca Meloni. Ottimo cantante ma forse troppo aggressivo in certi punti che poi contrastano con le splendide melodie che riesce a intessere nei ritornelli. Ma questi sono dettagli più che altro personali che non inficiano minimamente il potenziale di questa band. Non posso concludere però senza una menzione speciale per il vero capolavoro del disco. Oltre alla già citata Tidal Waves Of Greatness, davvero meravigliosa, A Temple In Time è un brano che merita un discorso a parte. Un pezzo che già dal primo ascolto mi ha rapito come poche altre canzoni hanno saputo fare. Non mostra mai il fianco, dallo splendido riff di apertura, che torna regolarmente a deliziarci lungo tutto il brano, alla parte ritmica, alla sezione vocale, fino al bellissimo giro di pianoforte in chiusura. Questo è il pezzo che bisogna ascoltare per capire il discorso che facevo prima sull’omogeneità nella struttura delle canzoni. Così come anche in Tidal Waves Of Greatness, ogni parte di A Temple In Time è perfettamente in armonia con le altre. Inarrivabile!

Spero di riuscire a recensire presto anche il loro disco successivo, Before The Fall, uscito lo scorso anno, ma per ora non ci sono dubbi che i Tragodia devono essere presi in considerazione come una delle migliori realtà del metal epico. Non solo italiano. Spero solo riescano ad ottenere la visibilità che meritano.

 

Tracklist:

  1. A Cry Among The Stars
  2. The Oracle And The Muse
  3. A Temple In Time
  4. Wisdom In The Meadows of Sorrow
  5. Tidal Waves Of Greatness
  6. Once In Arcadia
  7. The Stone And The Idol
  8. Born Under Niobe
  9. Mythmaker
  10. The Weeping Rock Of Seriphus
  11. Downfall Of The Ancients

 

Tragodia – Mythmaker, 2013
Voto: 7,5
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