Megadeth – Killing is My Business… And Business is Good! – la recensione


Con l’album d’esordio Killing Is My Business i Megadeth iniziano la loro scalata verso l’olimpo del thrash metal che proprio in quegli anni (’83-’85) muoveva negli Stati Uniti i suoi primi passi.

 

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Dopo essere stato estromesso dai Metallica a causa delle sue intemperanze, l’ottimo chitarrista Dave Mustaine non si dà per vinto e decide di fondare una sua band, dove può comandare tranquillamente e senza restrizioni di sorta. Tutto nasce dall’incontro fortuito con il bassista Dave Ellefson: Mustaine abita al piano di sopra, un vaso gli cade dalla finestra e finisce sul condizionatore di Ellefson! Dopo un breve battibecco i due si ritrovano a scrivere insieme il pezzo iniziale di Devils Island (brano che poi finirà sul secondo disco, Peace Sells…). Così nascono i Megadeth, che si completano con l’inserimento di Chris Poland all’altra chitarra e con Gar Samuelson dietro ai tamburi.

 

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Mustaine ricopre anche il ruolo di cantante, con ottimi risultati dovuti al suo stile canoro tagliente, carismatico e rabbioso.
Quest’ottimo disco di debutto, pur risentendo in qualche modo delle influenze della band precedente di Mustaine, denota in maniera abbastanza netta una propria personalità e offre un sound anche più elaborato e complesso. Il leader dei Megadeth ci regala addirittura un intro di pianoforte nell’iniziale Last Rites, che poi sfocia in Loved To Death. La seguente title track alterna ritmi veloci nel ritornello a mid-tempos durante le strofe, mentre Skull Beneath The Skin è deliziosa nel suo accattivante incedere ritmico. Arriviamo quindi a Rattlehead che, secondo chi scrive, è l’apice del disco: veloce e compatta, sprigiona un dinamismo contagioso, impreziosita poi dall’impeccabile lavoro di Samuelson dietro le pelli e da un finale straordinario. Più “rockeggiante” (ma il thrash non viene mai tradito) Chosen Ones, con uno splendido e breve assolo di basso. Buona anche Looking Down The Cross, ma il gran finale è per una chicca: The Machanix, che altro non è che la versione originale di quella che poi sarebbe diventata The Four Horsemen dei Metallica. C’è, infatti, anche la penna di Mustaine in questo grande brano, così lui se l’è “portato appresso” nella sua nuova avventura, mentre Hetfield & Co. ne hanno modificato il testo e lo hanno rallentato prima di includerlo sotto nuova forma nel loro Kill ‘Em All. The Mechanix risulta quindi strumentalmente molto più veloce, ma resta altrettanto coinvolgente.
I Megadeth partono col piede giusto insomma e in Killing Is My Business non sbagliano praticamente un colpo. Forse il disco è ancora un po’ acerbo, ma di fatto non ci sono canzoni brutte e il lavoro si fa ascoltare fino alla fine che è un piacere. Degno di nota, a mio avviso, il corposo “tappeto bassistico” intessuto da Ellefson, che conferisce potenza e incredibile ritmica a ogni brano. Completano l’opera le rullate furiose e precise di Samuelson, l’ottimo lavoro delle due chitarre e il piglio “cattivo” dietro al microfono di Mustaine.
Il cammino dei Megadeth per la conquista di un posto di primaria importanza nel panorama thrash è appena iniziato, ma Dave Mustaine ha già cominciato a menar fendenti che fanno paura.

 

…A dose of metal you need
to bang your head ‘til you bleed.

 

Megadeth – Killing is My Business… And business is Good!, 1985
Voto: 7
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