Megadeth – Rust In Peace: la recensione

Per il loro quarto album i Megadeth effettuano un altro cambio di formazione, che però stavolta si rivela azzeccatissimo, e gli effetti di questo avvicendamento saranno eccezionali.

 

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Alle due colonne portanti Mustaine e Ellefson, si affiancano Marty Friedman alla chitarra e Nick Menza alla batteria, entrambi straordinari interpreti dei loro strumenti, che conferiranno al sound del combo americano una potenza e una ricchezza senza precedenti. Soprattutto Menza si rivela batterista tecnico e preciso, capace di creare un possente “muro” ritmico che non sbaglia praticamente un colpo.

Il risultato di questa alchimia è il disco più rappresentativo e riuscito dei Megadeth.

Rust In Peace, infatti, vede la luce nel 1990 e rappresenta ancora oggi l’apice creativo del gruppo e in assoluto uno dei migliori episodi di tutta la storia del thrash metal. La produzione ha fatto grossi passi in avanti rispetto a So Far, So Good… So What! e in ogni brano il sound è granitico e compatto, senza un secondo di cedimento. I musicisti sono tutti ispiratissimi e Mustaine canta rabbioso come non mai. In questo caso non serve fare una disamina di ogni singolo brano, ogni pezzo di questo album, a parte forse la “normale” Five Magics, è una gemma del thrash.

 

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Da ogni traccia si sprigionano tecnica e feeling che, come raramente succede, vanno a sposarsi alla perfezione, in un equilibrio che non può non catturare ogni amante di questo stile. L’apertura travolgente di Holy Wars… che sfocia nella cadenzata The Punishment Due, fa subito capire cosa ci si deve aspettare nei 40 minuti seguenti. I memorabili e deliziosi riff di Hangar 18 e Lucretia si contrappongono alla potenza della title track o di Take No Prisoners. La melodica Tornado Of Souls è irresistibile e la splendida e cantilenante Dawn Patrol, in cui la voce di Mustaine è accompagnata solo da basso e batteria, è un episodio originale e affascinante.
Cos’altro dire? Paradossalmente servono molte meno parole per descrivere un bel disco rispetto a quante magari ne servirebbero per snocciolare i difetti di un lavoro meno riuscito. In realtà mi sarei anche potuto limitare a un semplice “ragazzi: imperdibile”, ma tutti gli appassionati del thrash tecnico e senza compromessi avrebbero potuto ugualmente fidarsi senza riserve.

Launch the Polaris
The end doesn’t scare us
When will this cease
The warheads will all rust in peace.

 

Megadeth – Rust In Peace, 1990
Voto: 8,5
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