Il miglior capitolo della serie WRC, vecchio di qualche anno, è un gioco divertente anche se non perfetto.
Natale, tempo di saldi, è appena passato. Ma per la prossima tornata di sconti, chi di voi stia cercando un gioco fuoristradistico che non sia impegnativo come una simulazione ma nemmeno completamente indirizzato allo spettacolo come i vari Dirt probabilmente si troverà in difficoltà. Cosa offre il mercato?
Non molto. WRC 7 è probabilmente un onesto giusto mezzo, ed il più bilanciato episodio fra i titoli ufficiali del World Rally Championship. Ci troviamo di fronte ad un gioco dalla profondità non elevata ma in grado di divertire fin da subito.
Oltre alle classiche corse singole, il gioco ci permette di creare un alter ego e di competere nelle tre categorie WRC sui tracciati del 2017; non esistono “punti personaggio” o cosa, semplicemente si tratta di affinare le proprie arti motoristiche e arrivare davanti agli altri.
WRC 7 è molto divertente alla guida, ma sono molteplici gli ambiti che avrebbero meritato decisamente una maggiore attenzione.
Il gioco fa un ottimo lavoro a rappresentare i tracciati di gara, almeno dal punto di vista grafico quando in movimento: tutto è fluido e ben disegnato; alcuni scorci sono bellissimi a vedersi, e sembrano quasi delle cartoline. Lo stesso però non può dirsi degli spettatori e degli effetti (tipo il terriccio che si solleva): realizzati in modo grossolano e assolutamente non soddisfacente, stonano con il resto del gioco.
Altri aspetti e dettagli sono invece ben realizzati e sono la ciliegina sulla torta: visivamente, WRC 7 è molto appagante.
Parlavamo dei tracciati; il gioco contiene l’intero calendario ufficiale, ma solo poche delle tappe di ogni gara: se un rally vero dura fra le 3 e le 4 ore, qui ogni gara termina in mezzora. Inoltre, e questo è davvero grave, le 5-6 tappe per gara spesso si ripetono o riutilizzano parti del tracciato già usato in altre tappe. Certo non una bella cosa per un gioco che sfrutta la licenza ufficiale.
La fisica è il vero punto debole del gioco: la macchina sembra galleggiare sospesa sul terreno, ed le reazioni dell’auto, almeno guidando con l’inquadratura da dietro, sono sbagliate, irreali ed eccessive. Non si ha nessuna sensazione di un mezzo che morda la terra con le gomme tacchettate, che si sforzi nel cercare aderenza laterale; e ancora peggio, sembra ci sia un grip unico per tutta la macchina, invece che un calcolo per ogni ruota che appoggi a terra. Ci sono situazioni in cui ci aspetteremmo di riuscire a tirarci fuori d’impaccio mentre invece la macchina continua ad andare per conto suo, come se ormai, decisa dal gioco la sua sorte, non ci sia modo di intervenire; molto peggio di quanto avevamo visto in Dakar 18 (probabilmente l’unica pecca di quel gioco capolavoro). Ed è anche evidente come l’asse su cui sterza la macchina non è quello delle ruote anteriori ma più o meno il centro della vettura: una porcheria.
A questa situazione si può ovviare giocando usando la camera all’interno dell’abitacolo o sul muso (la mia preferita), dove queste carenze della fisica di gioco non si vedono (fatti salvi certi incontri ravvicinati con gli ostacoli a bordo strada, che a volte innescano carambole poco credibili) e soprattutto dove avremo una maggiore sensazione di velocità, permettendoci di dosare meglio le curve ed evitare di sbattere su ogni oggetto sull’esterno di curva.
Il sistema dei danni è discretamente realizzato: le varie parti dell’auto si deteriorano in base agli impatti ed all’usura, e la perdita di efficienza è evidente mentre si guida (provate ad attraversare le montagne argentine di notte, senza fari e con le gomme alla frutta…). Una volta al parco chiuso dovremo decidere cosa riparare e cosa tralasciare per non incorrere in penalità aggiuntive: c’è infatti un tempo massimo concesso per le riparazioni, che possono essere effettuate solo a fine giornata – occhio quindi a non distruggere la vettura alla prima curva!
Altre penalità sono quelle relative alla falsa partenza (ottimo lasciare al giocatore la gestione di come sfruttare il semaforo verde) e quella dei fuori pista. E su quest’ultimo punto, un’altra nota negativa: a volte il respawn automatico (non disattivabile) avviene con troppa facilità, quando magari siamo a pochi metri dalla strada e potremmo tranquillamente rientrare in carreggiata.
Il copilota… beh, probabilmente questo è un parere soggettivo, ma non riesco a farmelo piacere. Il tono di voce è monotono e piatto e non aiuta a concentrarsi, anzi. C’è qualcosa di fastidioso anche nell’inflessione dialettale che usa, e questo è strano perchè normalmente gli accenti del nord sono più gradevoli. Probabilmente è stato semplicemente scelto il doppiatore sbagliato.
Ad ogni modo, le note sono piuttosto precise ed è possibile scegliere la tempistica con cui l’avvertimento arriva rispetto alla distanza dalla curva.
Nonostante tutto questo, WRC 7 è davvero molto divertente. I rally sono brevi ma non in modo eccessivo come in Dirt 3, dove in un paio di minuti finisce tutto, e comunque in WRC 7 una mezzora di gara è necessaria per completare ogni gara; più che abbastanza, tutto sommato. La difficoltà ha tre livelli, ed un pilota di buona esperienza troverà pane per i suoi denti già a quella di intermedia.
Pur con i difetti della fisica, l’esperienza di guida è appagante: vedere sfrecciare gli ostacoli a bordo strada è affascinante come lo sono le foreste innevate del rally di Montecarlo o i vigneti in Germania. Fare le curve il più rapidamente possibile dosando gas e volante, mentre sfioriamo rocce e alberi su terreni tutt’altro che amichevoli regala la sua dose di adrenalina.
Se WRC 7 vince a mani basse il confronto con i vari Dirt, i paragoni con titoli più simulativi come i due Dirt Rally o il vecchio ma ancora validissimo Richard Burns Rally richiedono maggior cautela. Ad ogni modo il gioco della KT Racing (autori anche dell’interessante TT Isle Of Man Ride On The Edge) trova la sua nicchia fra chi cerca una sfida più arcade pur rimanendo nell’ambito del semi-realismo, e lo fa benino.