In early access sin dal 2013, 7 Days To Die ha progressivamente perso la sua freschezza, arrivando oggi ad essere un gioco privo di mordente.
L’apocalisse zombi è uno dei temi maggiormente ricorrenti nei videogiochi, un po’ perchè siamo tutti affascinati da un’orda di morti famelici che vogliono letteralmente farci a pezzi e un po’ perchè programmare un’AI che come unico stimolo ha quello di puntare direttamente a vista il giocatore è la cosa più facile da fare.
7 Days To Die si è affacciato sul panorama dell’Early Access nel 2013, e da allora (sono passati 8 anni!!!) di strada ne ha fatta molta meno di quanto avrebbe dovuto. Il concetto di fondo di questo survival è semplice ma efficace: sopravvivere da soli, senza risorse iniziali, sfamarsi e difendersi da assalti quasi costanti al proprio rifugio. Gli ingredienti per un successo c’erano tutti: la ricerca delle risorse nelle città semidistrutte ed abbandonate, la costruzione di una base in un mondo interamente deformabile, la progressiva difficoltà a difendersi, la componente multiplayer.
Eppure, dopo la sua evoluzione, 7DTD non più è divertente ed è solo peggiorato negli anni.
Lo studio di sviluppo ha perso completamente la direzione, ha rimosso dinamiche ben fatte per aggiungerne altre molto meno soddisfacenti (per poi a volte tornare sui propri passi anni dopo), ha tolto nemici ben caratterizzati, ha puntato moltissimo sulla grafica appiattendo contemporaneamente il gameplay. Non è un caso se in molti pensano che la versione migliore del gioco sia la 12.5, del 2015, o addirittura quelle precedenti. Oggi il gioco è piatto, privo di scopo, non fornisce alcun incentivo a proseguire nella scoperta del suo mondo nemmeno per un sandbox. Addirittura, sono stati eliminati numerosi biomi ed animali che contribuivano a rendere l’ambiente vario e differente; oggi è tutto uguale, e non essendoci una trama ed uno scopo determinato, giocare ad un gioco privo di varietà non è divertente.
Manca la sfida, e quella presente è del tutto artificiosa: gli zombi non sentono più l’odore della carne cruda che il giocatore portava nello zaino o che cuoceva sulla griglia, ma ora lo seguono con un sistema stile GPS quando spawnano le orde. Non ci sono NPC (a parte i commercianti, che forniscono quest basilari e ripetitive), e dei tanto reclamati banditi, che dovrebbero mettere a rischio il giocatore e la sua base, se ne parla da anni senza che ve ne sia poi traccia nel codice.
Il lavoro svolto dagli sviluppatori, i Fun Pimps, è sicuramente enorme come quantità, ma controproducente nel lungo periodo. La mancanza di visione, di un obiettivo chiaro, la mancanza di attenzione ai commenti della comunità e le scelte di cattivo gusto (in che modo continuare a raccogliere dai cessi pezzi di cacca dettagliatamente disegnata sarebbe divertente?) hanno portato 7 Days To Die ad essere un gioco che si è trasformato da un survival difficile ed accattivante ad un gioco quasi casual privo di senso.
È un gioco ancora in early access, ma a questo punto la speranza di vedere un gioco ben fatto è pressoché svanita. Resta sempre la possibilità di installare una versione precendente e divertirsi con quella, ma oggettivamente il credito che vantava questo titolo è del tutto esaurito.