Gli USA si ritirano dal Niger consegnandolo a Mosca

La nuova giunta militare nigerina caccia l’esercito statunitense per affidare la propria strategia di sicurezza alle truppe di Mosca.

 

 

Gli Stati Uniti hanno da poco annunciato il ritiro delle proprie forze dal Niger dopo anni di presenza militare, facendo nascere una serie di preoccupazioni per la stabilità regionale. Negli ultimi dieci anni Washington ha investito nel Paese africane oltre un miliardo di dollari impiegando più di mille soldati; la decisione di ritirarsi, che arriva dopo mesi di tensioni e trattative tra Washington e il Governo militare nigerino, ha messo in risalto la sempre maggiore complessità strategica dell’area.

L’Africa occidentale, con il Niger al centro, è stata a lungo una regione di crescente interesse per la sicurezza globale, con la presenza di gruppi terroristici come al-Qaeda e ISIS; per contrastare queste minacce gli Stati Uniti hanno sviluppato nel 2013 una collaborazione militare con il Niger, ma il colpo di Stato avvenuto nel Paese africano nel luglio 2023 ha segnato un punto di svolta nelle relazioni tra i due Paesi. I nuovi leader nigerini hanno infatti manifestato fin da subito un chiaro interesse per l’assistenza russa in ambito sicurezza, lasciando gli USA con poche opzioni.

La decisione degli Stati Uniti di ritirarsi potrebbe avere un impatto duraturo sulla politica estera della regione, aprendo la porta a una maggiore influenza russa e modificando gli equilibri di potere esistenti. Nel marzo 2024, il Comandante dell’Africa Command, il Generale Michael Langley, aveva messo in guardia i membri del Congresso USA dichiarando che Mosca era in procinto di stringere alleanze con un gran numero di Paesi africani; lo stesso Langley ha provato nei mesi scorsi a negoziare con il nuovo Governo del Niger, il quale ha sconfessato qualsiasi ipotesi di accordo sospendendo ufficialmente il trattato di cooperazione con Washington.

A seguito del colpo di Stato, i leader militari nigerini avevano già espulso le truppe francesi portando inoltre migliaia di cittadini in piazza a manifestare con bandiere della Federazione Russa. Nelle ultime settimane il legame tra il Niger e il Cremlino si è fatto più intenso, con Mosca che ha inviato oltre centro addestratori militari nella capitale Niamey, consegnando inoltre un sistema di difesa aerea.

 

 

Negli ultimi tre anni il Sahel ha vissuto sei colpi di Stato e in più di un’occasione le giunte militari insediatesi si sono rivolte ai mercenari russi del gruppo Wagner per mantenere il potere ed addestrare le proprie truppe; secondo diversi analisti gli stessi golpisti nigerini sarebbero stati addestrati dalla Wagner in Burkina Faso e in Mali prima di rovesciare il Governo di Niamey. La strategia russa per il Sahel sembra destinata a sbaragliare qualsiasi contromossa occidentale; negli ultimi anni l’influenza del Cremlino si è rafforzata incentrandosi su diversi obiettivi chiave, e le contromosse dei propri rivali si sono rivelate inefficaci.
Oltre alle collaborazioni in campo militare, Mosca è interessata anche alle opportunità economiche, specialmente per il settore delle risorse naturali sulle quali i russi hanno già accaparrato diritti e vantaggi strategici. La presenza russa nel Sahel può essere vista anche come un modo per contrapporsi agli interessi occidentali nella regione, in particolare quelli degli Stati Uniti e della Francia; questo aspetto rientra nella più ampia strategia russa di sfidare l’egemonia occidentale in varie parti del mondo.

Non bisogna trascurare il fatto che, sebbene non sia l’obiettivo principale, la Russia potrebbe cercare di sfruttare la sua presenza nella regione per combattere il terrorismo e stabilizzare l’area così come stavano facendo le truppe statunitensi, con lo scopo di diventare un alleato vitale per i Paesi della regione.

L’attuale avanzata russa in Africa rischia di indebolire sensibilmente lo schieramento occidentale, lasciando sempre meno margini di manovra per le strategie di Europa e Stati Uniti. La totale indipendenza di Mosca in ambito geopolitico, unita all’autoritarismo del proprio Governo, si stanno rivelando nuovamente armi efficaci contro il multilateralismo dell’Occidente, che arretra ogni giorno i propri confini di influenza.

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