Guerra d’Inverno: l’attacco sovietico, resistenza e pace

Il 30 Novembre 1939, l’Unione Sovietica attacca la Finlandia sperando in una facile vittoria. Presto conoscerà la resistenza di un popolo determinato a resistere all’invasione.

 

 

Dopo mesi di pressanti richieste, rifiutate una dopo l’altra dal governo di Helsinki, ai bolscevichi non rimane altro che tentare l’azione militare. Come descritto nel precedente articolo, un totale di 21 divisioni sovietiche si apprestano ad entrare nel territorio vicino per conquistarne i principali centri abitati. Principale punto di concentrazione delle forze, sia sovietiche che finlandesi, è rappresentato dall’Istmo Careliano tanto conteso tra le due nazioni. Qui, ad una distanza compresa tra i quaranta e settanta chilometri dal confine, i finlandesi hanno costruito la loro principale linea difensiva, denominata Linea di Mannerheim: un sistema di bunker e fortificazioni lungo più di cento chilometri tra il Lago Ladoga a est e il Golfo di Finlandia a ovest e quindi passaggio obbligato per la città di Viipuri e Helsinki. Ben coscienti dell’inferiorità numerica e di mezzi – principalmente carri armati – i finlandesi adottano tattiche atte a ritardare e rallentare il colpo sovietico. Quando le prime formazioni sovietiche attraversano il confine, infatti, circa ventimila soldati finlandesi si trovano tra loro e la Linea Mannerheim e il loro compito è quello di attaccare, in piccole formazioni, le colonne sovietiche ed i mezzi corazzati. La mancanza di armi anticarro viene compensata dall’utilizzo ingegnoso di ostacoli naturali e soprattutto bombe Molotov. Nella prima settimana di conflitto, i sovietici perdono quasi cento carri armati nell’Istmo, mentre i finlandesi ripiegano a ridosso delle loro linee difensive. 

L’attacco sovietico tuttavia non si sviluppa solamente su questa direttrice: divisioni sovietiche penetrano anche molto più a nord, verso Rovaniemi e le cittadine più isolate della Finlandia artica. Lo shock dei primi giorni è grande: i finlandesi, nonostante le pressioni, non si aspettavano di certo un attacco di questa portata e la diplomazia si attiva e richiede a gran voce un intervento delle forze democratiche o anticomuniste. L’Europa è però alle prese con la Germania nazista che ha appena concluso la campagna polacca e punta il proprio sguardo verso Danimarca e Norvegia. Gli aiuti materiali e bellici, seppur presenti, non bastano a fermare l’Armata Rossa che può contare su linee logistiche più corte ed efficaci e su una riserva di uomini e macchine imponente. Un aiuto, questo sì vitale e fondamentale dal punto morale, arriva dalle formazioni di combattenti volontari che si aprono la strada verso la Finlandia: sono più di ottomila i vicini svedesi, e migliaia di uomini arrivano dai Baltici e altre zone d’Europa. L’avanzata sovietica verso il nord si interrompe come previsto, sulla Linea Mannerheim. Nonostante una piccola penetrazione di mezzi corazzati avvenuta nei primi momenti di contatto con i difensori, i sovietici si dimostrano in questa fase incapaci di azioni congiunte ed efficaci tra le varie divisioni ed i rispettivi reparti. Gli ordini dei commissari si tramutano in attacchi frontali che spesso causano la morte di tutto il gruppo di assalto e le perdite si fanno ingenti. 

 

 

Non si combatte solamente sulla linea di Mannerheim: le due divisioni finlandesi, inquadrate nel IV Corpo d’Armata e incaricate di proteggere il fianco a nord del lago Ladoga, vengono impegnate e spinte indietro da un violento attacco nemico. Dopo il primo cedimento e un cambio nella catena di comando, i finlandesi riescono a stabilizzare il settore e, addirittura, a bloccare le divisioni nemiche fino a quando, sul finire di Dicembre, i sovietici non decidono di impegnare le forze in altre aree. I sovietici spingono anche nei settori centro-settentrionali del confine ed è qui che subiscono una delle più dure sconfitte dell’intero conflitto: a Gennaio, durante le operazioni per la presa di Suomussalmi, due divisioni vengono colte di sorpresa e di fatto annientate da un numero nettamente inferiore di finlandesi, i quali catturano ingenti quantità di equipaggiamento e sferrano un terribile colpo al loro prestigio. I sovietici riescono tuttavia a prendersi il piccolo porto di Petsamo sull’Artico, ma non riescono ad avanzare ulteriormente nemmeno nella steppa ghiacciata della Lapponia finlandese. 

L’umiliazione subita dai sovietici nel mese di Dicembre fa infuriare la dirigenza comunista, la quale si attiva prontamente a sminuire i successi finlandesi, attribuiti secondo loro alle condizioni climatiche e del terreno più che al valore militare nemico. Vediamo anche un cambio nelle gerarchie militari, con Timoshenko che prende il controllo di tutte le forze impegnate nel conflitto, ne ricompatta i ranghi e aumenta la cooperazione e l’interazione tra infanteria, supporto aereo e corazzato. Rischiera inoltre le divisioni, focalizzando l’attenzione sulla Linea Mannerheim che deve essere penetrata a tutti i costi. Il 1 Febbraio i sovietici ci riprovano e danno inizio a un massiccio bombardamento che segnala l’inizio della rinnovata offensiva. Anche il contributo dell’aviazione sovietica si fa più presente ed efficace il che, insieme all’artiglieria, blocca i finlandesi nelle proprie trincee e nei bunker e ne fiacca lo spirito di resistenza. 

I sovietici continuano a martellare le posizioni finlandesi e lanciano attacchi di fanteria mista a piccoli gruppi di carri armati. I finlandesi esauriscono presto le scorte di munizioni e rispondono sporadicamente all’artiglieria nemica. Entro la metà del mese, con la seconda battaglia di Summa, riescono a sfondare la linea ed a far affluire costantemente truppe, mentre le otto divisioni finlandesi appaiono stremate, nonostante ripieghino con ordine. È lo stesso Gen. Mannerheim a dare l’ordine di ritirata composta. I finlandesi concedono territorio ed entro i primi di Marzo l’Armata Rossa arriva nei sobborghi della città di Viipuri (una delle maggiori di tutta la nazione). La Finlandia a questo punto non può che sedersi al tavolo delle trattative e cercare una pace quanto più vantaggiosa. I sovietici infatti non vogliono prolungare più di tanto il conflitto, che già ha causato una perdita di prestigio di non poco conto, viste le performance militari a dir poco scadenti almeno nella prima fase della guerra. Hanno inoltre paura di un intervento internazionale con Francia e Inghilterra in fronte e temono la primavera che scioglie la neve e rende il terreno impraticabile rischiando di impantanare tutte le divisioni corazzate. 

 

 

Il 12 Marzo 1940 finalmente viene siglata la Pace di Mosca. La Finlandia esce dal conflitto sconfitta e concede all’Unione Sovietica l’intero Istmo, gran parte della Carelia (inclusa Viipuri) e un pezzo di territorio della regione di Salla. Anche alcune isole e basi vengono cedute. Poco meno di mezzo milione di finlandesi a un tratto si risvegliano cittadini sovietici. La Finlandia appare mutilata e vogliosa di riscattarsi, nonostante quasi venticinquemila morti e più del doppio feriti. Intano però ha indebolito notevolmente l’Armata Rossa, causando la morte di più di centoventimila uomini, duecentomila feriti, e la distruzione di migliaia di mezzi corazzati e non.

L’occasione arriva nel Giugno 1941 quando la Germania attacca l’Unione Sovietica e la Finlandia rientra nel conflitto in quella che viene ricordata come “Guerra di continuazione”.

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