Dopo Lo Chiamavano Jeeg Robot Gabriele Mainetti conferma la passione per quel cinema e quella cultura americana che ha contagiato le vite di mezzo mondo.
Il regista ha confezionato un prodotto autenticamente italiano ma che si avvicina e allo stesso tempo omaggia le produzioni d’oltre oceano per tecniche di ripresa ed effetti speciali. Produzioni che hanno quasi sempre dei budget, per noi, fantascientifici e ben altra risonanza a livello mediatico.
Super Eroi e super poteri sono quindi il leit motive anche di Freaks Out dove i protagonisti somigliano più a dei giovani X Men rispetto ai loro antenati creati da Tod Browing nell’ormai lontanissimo 1932. Hans e Frida avevano problemi molto più terreni di quelli di Matilde e company che se la devono vedere con un insolito nazista pianista, direttore di un nazi circo, plagiatore dei Radiohead, che ha ben sei dita per mano e che veste le famose tute con le 3 righe di un noto marchio tedesco condite da svastica.
Come fai a plagiare i Radiohead durante la seconda guerra mondiale? Guardate il film e lo scoprirete…
Vorrei evitarvi un penoso e pericoloso riassuntino del film e cercare di elencarvi invece tutte le citazioni che in esso sono contenute, che sono veramente tantissime. Ad iniziare dalla trapezista Matilde che accende le lampadine come l’amato Zio Fester della Famiglia Addams, ma nasconde un potere sconfinato e incontrollabile come quello della Fenice. Per non parlare dei suoi compagni: un Magneto onanista molto dotato e per niente timido, un Santamaria Bestia di nome e di fatto e un Castellitto (Pietro) Ant Man obnubilato dagli ormoni e un po’ disgustoso. ma in fondo in fondo romantico.
Della banda di partigiani capitanata dal “Gobbo” che sembra uscita da un film di Rodriguez ne vogliamo parlare? Dove i mitra hanno preso il posto di braccia, gambe e stampelle. Degli inseguimenti alla Indiana Jones dove povere comparse imbranate naziste vengono brutalmente picchiate o uccise nei peggiori, a volte comici, modi?
Del magico volo di Matilde e Cencio che sembrano due nostrani Peter e Wendy?
Potrei andare avanti ancora per molto…
Il tutto condensato in una fantastoria Tarantiniana con la giusta dose di sangue e violenza ma con meno battute riuscite. Una storia che purtroppo non è mai accaduta, quantomeno non nel nostro piano dimensionale.
Veramente pregevole la scena iniziale del bombardamento girata in piano sequenza che per complessità si avvicina molto, teniamo sempre presenti le differenze di mezzi e budget, a quella dello sbarco in Normandia del Salvate il Soldato Ryan di Spielberg.
Praticamente quasi un’enciclopedia del cinema degli ultimi 20 anni è racchiusa in questi epici 141 minuti.
Dopo tutta questa serie di citazioni qualcuno si chiederà: “Ma ha senso andare a vedere/acquistare un film che in larga parte cita, o peggio, scimmiotta altri film che ho già visto”? Per chi vi scrive la risposta è: se siete dei patiti e dei nostalgici di quei film sicuramente sì. Innanzitutto perché confezionare un film di questa portata riuscendo a legare così tanti elementi e con i budget nostrani (con 12 Milioni non arrivi alla fine dei titoli di testa di un film Marvel/Dc) non è cosa affatto facile, e per finire perché non stiamo parlando di un mero esercizio di copiatura posticcia ma di un’idea propria che prende spunto da quel calderone gigantesco che è l’universo dei fumetti e della fantascienza da cui tutti, a turno e da quasi un secolo, prendono sempre qualcosa in prestito. Nel nostro caso sicuramente più di qualcosa.
Negli ultimi 20 anni, dopo il primo Spider Man di Sam Raimi, con il rapidissimo progredire degli effetti speciali di post produzione, siamo stati ingolfati da una serie infinita di film, reboot e serie di super eroi che molto spesso avevano in comune il fatto di puntare tutto sugli effetti e poco sulle trame, creando dei polpettoni noiosi conditi da combattimenti iper veloci e confusionari, o peggio farciti da propaganda del buon vecchio zio Sam.
In Italia, nel recente passato, sono sorte molte società di effetti visivi che possono competere con quelle americane e permettono ai nostri registi, oserei dire finalmente, di riuscire a realizzare scene altrimenti impossibili e di uscire dagli usuali schemi del cinema italiano da “camera e cucina”.
Così ha fatto Sorrentino ne La Grande Bellezza con lo stormo di fenicotteri sul terrazzo e con la giraffa dell’illusionista. Così ha fatto Salvatores per il suo Ragazzo Invisibile ma anche Garrone per il suo Pinocchio.
Mainetti trasporta i suoi eroi in una dimensione più umana, paradossalmente più reale, meno da super potenza, che ci appartiene di più. Siamo in guerra ma non c’è il mondo da salvare, solo la propria pelle; e se durante il cammino si incontra qualcuno che ha bisogno di una mano, se proprio siamo in giornata, gliela diamo, ma senza esagerare con gli sforzi. Perché è vero che abbiamo i super poteri ma è molto difficile fare gli eroi.