The Blues Brothers: la recensione

La divertentissima commedia di John Landis con Dan Akroyd e John Belushi è un’opera cinematografica immortale e di grande spessore musicale.

 

 

Uscito nel 1980, The Blues Brothers è un film che ha fatto la storia. Scritto dagli stessi John Landis e Dan Akroyd, ha saputo unire una comicità sottile ma esplosiva con un valentissimo omaggio alla musica blues e soul, che negli anni ’70 avevano raggiunto il loro apice di seguito.

 

 

Preferirei non addentrarmi troppo nella trama, visto che le situazioni sono un susseguirsi di sorprese e di avvenimenti tanto improbabili quanto divertenti. La cosa che rende il film irresistibile è la contrapposizione tra il grottesco di quanto avviene su schermo e la serietà e la determinazione dei due protagonisti; qualcosa riproposto anni più tardi ed in modo meno efficace in film prettamente demenziali come Scemo E Più Scemo o il sottovalutato Stripes – Un Plotone Di Sfigati.

 

 

John Belushi (Animal House, 1941 – Allarme A Hollywood) e Dan Akroyd (1941 – Allarme a Hollywood, Una Poltrona Per Due, Ghostbusters, Spie Come Noi, Papà Ho Trovato Un Amico, Evolution, La Maledizione Dello Scorpione Di Giada, 50 Volte Il Primo Bacio, War Inc.) riescono a rappresentare due personaggi carismatici, assolutamente fuori dalle righe, iconici e volutamente non riproducibili nella realtà; eppure si calano perfettamente nel contesto di un film che fa delle situazioni impossibili, spesso fracassone e sempre divertenti, metà del suo mantra.

 

 

L’altra metà è quella riferibile alla musica: The Blues Brothers si vanta di partecipazioni di prim’ordine, artisti famosissimi che non si limitano a semplici camei ma che partecipano attivamente al film con interpretazioni canore e recitazioni di tutto rispetto. Lo scorrere del film ci riserva incontri con mostri sacri del calibro di Cab Calloway, James Brown, Aretha Franklin e Ray Charles (stupendo nel prendersi in giro in un epoca in cui il politically correct era solo una fantasia nella testa di pochi stolti); incontri memorabili e che arricchiscono tantissimo la pellicola.
Come non citare poi i nomi di tanti altri personaggi del cinema che partecipano al film, a partire da Carrie Fisher a John Candy e Frank Oz, fino a Steven Spielberg?

 

 

La regia di John Landis è molto buona dal punto di vista del ritmo, ma in alcune scene d’azione si notano facilmente ripetizioni delle stesse inquadrature da diverse angolazioni; in altre il regista statunitense tradisce una certa ingenuità stilistica che andrà via via scomparendo nei suoi successivi film, quasi tutti dei classici (Un Lupo Mannaro Americano A Londra, Una Poltrona Per Due, Spie Come Noi, I Tre Amigos!, Il Principe Cerca Moglie), e che comunque non gli aveva impedito già all’epoca di realizzare due ottime pellicole come Ridere Per Ridere e Animal House.

 

 

The Blues Brothers è uno di quei film di altissimo livello che, nonostante certi passaggi quasi amatoriali o eccesivi, riesce ad essere un punto di riferimento nel mondo del cinema. Ci troviamo di fronte ad una pellicola immortale, divertentissima, intelligente ed in grado di rivalutare un tipo di musica degno di rispetto, specialmente in un panorama attuale composto di sgallettate mezze nude, gangster da tastiera e testi ed arrangiamenti privi di spessore.

 

The Blues Brothers, 1980
Voto: 9
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