Le commediole americane alcune volte non sono così male; questa, in particolare, ci ricorda quando si poteva ancora viaggiare bene!
Certe volte mi sento più buono del solito (o meno cattivo, a vostra scelta). In queste rare occasioni mi capita di avvicinarmi a generi musicali e cinematografici che solitamente tengo a distanza, anche se non necessariamente disprezzo. Su invito di Ilaria, la mia vicina (con la quale ultimamente ho condiviso le disgraziate pellicole che ho avuto la sfortuna di visionare), sono andato a vedere l’ultimo film con Tom Hanks. Devo dire che, tutto sommato, è un film gradevole.
Tratto da un fatto realmente accaduto, The Terminal vede il protagonista arrivare all’aeroporto di New York, proveniente da una minuscola repubblica russa. Ciò che il viaggiatore non sa è che durante il volo, un colpo di stato ha gettato nel caos la sua nazione e reso inservibile il suo visto di ingresso; al tempo stesso, non può ritornare in quanto non esistono più accordi internazionali fra gli Usa e il paese di origine del tizio. Ergo, costui si troverà a vivere per una decina di mesi all’interno dell’aeroporto, vittima di un paradosso burocratico. Durante questo lasso temporale, vivrà varie esperienze e si ingegnerà per sbarcare il lunario.
Come ho detto, il film è gradevole. La vicenda di per sé crea le occasioni per innumerevoli gag e situazioni grottesche, e Tom Hanks è bravissimo nell’interpretare quest’uomo di mezza età russo che non conosce una parola di inglese – in questo ho riconosciuto anche suoi atteggiamenti che aveva a suo tempo usato in Forrest Gump e in Castaway. Il suo modo di fare semplice, goffo, simpatico e sincero lo rende fin dal primo minuto un beniamino: tutti faranno il tifo per lui.
Come in ogni buona commedia americana, si parte da un semplice fatto di cronaca per infilare dentro buoni sentimenti e storie d’amore a go-go; The Terminal non fa eccezione, ed a Tom Hanks si affianca l’antipaticissima Catherine Zeta-Jones, che sarà pure bella ma a me sta profondamente sulle balle. Perlomeno stavolta la storia d’amore fra i due non la fa da padrona nella trama, ma è solo un aspetto secondario: ottima scelta, anche perchè il fulcro dell’interesse è davvero altrove.
Se una critica si può muovere, è che nonostante il film duri oltre due ore, molte cose sono tirate un pò via: si potevano approfondire molto di più i personaggi secondari che comunque danno brio e sostanza alla storia, così come certi aspetti della vita di Tom Hanks all’interno dell’aeroporto sono appena accennati.
Pretestuoso è poi il direttore della sicurezza aeroportuale, che fa di tutto per rendere la vita impossibile al povero viaggiatore. Il classico cattivo della situazione che ci deve stare per forza – e non credibili sono i comportamenti dei sottoposti nei suoi confronti.
In sostanza, The Terminal è una commediola senza infamia e senza lode, che si lascia vedere volentieri, e i cui lati negativi non incidono affatto; non è un capolavoro, ma sono contento di aver pagato il biglietto per vedere questa pellicola.