Kung Pow: la recensione

Dalla Cina con demenzialità estrema! Un film “spazzatura” oppure uno di quei “cult” che verranno rivalutati tra anni come mitologia cinematografica?

 

Cari signori miei, e signorine, naturalmente. Prendete un vecchio film cinese di Hong Kong anni ’70, ritagliate il personaggio principale, ed al suo posto inserite lo stesso regista del film che assomiglia alla lontana all’attore che ha fatto Tutti pazzi per Mary, Zoolander, etc etc… che non mi viene però il nome (Ben Stiller, Emanue’, Ben Stiller… sigh. n.d.Cobra), vabbè, riscrivete i dialoghi nella maniera più anale possibile ed avrete KUNG POW.

Il film inizia serio: si fa intendere allo spettatore che l’opera ricalca quella primigenia che s’intitolava “Il colpo della tigre e della gru”, poi addirittura si mostra qualche pezzo in lingua originale. Dopodichè inizia il casino atomico.

Il cattivo (AHIKI MAL) si reca a casa dei soliti poveri contadini da angariare (si, ma questi non diranno, sbottando sangue, “verrà il salvatore della fine del millennio…”) poiché essi sono i genitori de il neonato IL PRESCELTO (eh, si chiama così, mica me lo sono inventato io!). Il prescelto deve morire. Ma già che ci siamo terminiamo pure la famiglia, perché così agisce ogni cattivo sanguinario ed ingiusto che si rispetti.

In quel bagno di sangue, Ahiki Mal s’avvicina alla culla, con un affilato pugnale in mano e si prepara a vibrare il colpo mortale all’infante PRESCELTO quando… questo para, si alza, pesta a calci, pugni e pisciatine in faccia Ahiki Mal e i suoi sgherri. Ebbene, sì. Sì, siòri e siòre, venghino ed ammirino, non dico giovine, non dico bambino, dico neonato, dico ne-o-na-to!

 

 

Il neonato Il Prescelto mette in fuga i cattivi, che non battono però in ritirata senza prima aver appiccato fuoco alla povera capanna dei poveri contadini angariati. Il Prescelto, tenero fagottino, si lancia dalla finestra avvolto nelle povere coperte della sua povera famiglia di poveri contadini angariati, e, mezzo abbrustolito, striscia gatton gattoni lontano dal rogo, finché non si imbatte in un burrone di rocce aguzze (roba che manco Raul e Toki all’addestramento nella Scuola di Okuto) e vi ruzzola dentro. E qui il regista ci delizia con ben un minuto e mezzo di neonato che rotola tra massi acuminati, sbatacchiando (con tanto di laido rumore di ossa rotte), sfracellandosi qui e là…

Ma lui è Il Prescelto.

Ed Il Prescelto cresce, forte, bello e nobile (oddio, bello quanto pò esse bello Steve Oedekerk), ed immediatamente scopre il motivo del suo presceglimento (che non esiste in italiano, ma rende l’idea): egli ha la lingua… animata! Una lingua senziente, con occhietti e boccuccia, e mugola pure.

La lingua si chiama LIN-HGUA’. Ovvio, no? Così come il suo fedele cane si chiama CANE.

 

 

Il Prescelto sconfigge molti nemici, diviene sempre più forte, ma anela a scoprire le sue origini.

Allora si reca nella scuola di arti marziali del Maestro TANG, dove incontra la bella LING e il suo rivale KAZU FAI, che è stato addestrato come una pippa termonucleare apposta per ridere ed indossa scarpe col fischietto.

Ma, guarda caso, il crudele Ahiki Mal si reca proprio nella città della scuola del Maestro Tang, dove viene accolto dal sindaco, felice che un così infame despota ed i suoi sgherri pesti a casaccio l’inerme popolazione. E qui i due si incontrano, ed inizia la sfida. Insomma, senza che sto a raccontarvelo tutto, il film prosegue con pestaggi, massacri, invasioni aliene, donne monotetta (la guerriera CHAU NA TET) e mucche guerriere animate in 3D (il terribile demone combattente MO’ VVIE’ KA’). E naturalmente una frega di boiate.

Davvero la summa della demenzialità dadà-futurista, un film che supera ogni livello di assurdità mai visto fin oggi (ad esclusione, forse, di Excel Saga). Direi che, a parte qualche parte effettivamente con umorismo parecchio forzato, il film meriti davvero.

 

Kung Pow, 2002
Voto: 8
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