I Predatori: la recensione

Pietro Castellitto esordisce alla regia confezionando un film degno delle sale. Non guarderete più i vostri genitori nello stesso modo.

 

 

Nella Roma odierna si intrecciano le storie di due famiglie: i Vismara e i Pavone.
I Vismara sono una famiglia povera e chiaramente fascista; posseggono un’armeria ma contrabbandano anche armi rubate o illegali. I Pavone invece sono molto ricchi e colti, ma più bugiardi e ipocriti.

Il protagonista è Federico Pavone, interpretato dallo stesso Castellitto (Il Grande Cocomero, Caterina Va In Città, Non Ti Muovere, Il Tuttofare, La Profezia Dell’Armadillo), un venticinquenne un po’ stralunato che ha una grande fissazione per Friedrich Nietzsche. Assistente del suo narcisista e, diciamolo pure, stronzo professore di antropologia dell’università che lo escluderà dalla riesumazione del corpo del suo filosofo preferito, Federico deciderà quindi di procurarsi una bomba per far esplodere la tomba di Nietzsche e “vendicarsi” in qualche modo del torto subito. Da qui le storie dei protagonisti delle due famiglie si intrecceranno procedendo comunque verso una fine né tragica né lieta, come se l’esistenza di tutti proseguisse senza tenere conto dei fatti accaduti. Perché comunque la vita va avanti per tutti.

 

 

Oltre a Federico i protagonisti sono: Pierpaolo Pavone, il padre interpretato da Massimo Popolizio, un oncologo molto importante che non ha più rapporti con la moglie regista (epica la scena dell’impiccagione sul set) e ha una relazione con la giovane fidanzata del suo collega Bruno Parise (un bravissimo ed inedito Dario Cassini).
Tra i Vismara spicca invece Claudio, interpretato dal comico Giorgio Montanini, vessato dallo zio mafioso e da un fratello più scemo che fascista, e con un figlio dodicenne provetto cecchino.

 

 

L’affresco che Castellitto dipinge è quello di una società cinica e spietata dove ormai la comunicazione in famiglia è azzerata, dove c’è un abisso di incomprensioni tra chi ha vissuto il boom e chi le innumerevoli crisi degli ultimi 30 anni dove il mondo è irreparabilmente cambiato in peggio; una società dove i figli non trovano spazio, soffocati dall’ingombrante successo di padri e madri che per raggiungerlo hanno trascurato il proprio sangue per ego. Questi genitori vengono definiti dal protagonista Federico “i primi giovani stronzi della storia”, accusa che viene spesso invece attribuita alle generazioni nate dal ’70 in poi…

 

 

E così scopriamo che sono più fascisti nei modi e nei comportamenti quelli che invece si definiscono di sinistra. Ma Pietro è stato molto bravo nel non dare giudizi sui suoi personaggi ribaltando di volta in volta l’impressione che ne può avere lo spettatore. Tutti i protagonisti hanno momenti di riscatto perché non esistono il male o il bene assoluto, bensì delle scelte che ognuno di noi compie, che possono essere giuste o sbagliate. Alla fine nessuno è come sembra e tutti nascondono qualcosa. Le vittime sono a loro volta carnefici e viceversa perché siamo tutti, a turno, Predatori in questa società autoreferenziale.

 

I Predatori, 2020
Voto: 8.5
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