Shutter Island: la recensione

Pur mancando di spunti davvero memorabili, Shutter Island e’ un film molto interessante e difficilmente inquadrabile.

 

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Ambientato a ridosso degli anni ‘50/’60, Shutter Island si presenta come un noir sui generis; vediamo Leonardo di Caprio impersonare il ruolo di un famoso detective dell’FBI, destinato a raggiungere via traghetto un’isola trasformata in manicomio penale. La ricerca di una paziente scomparsa e’ l’inizio di una inquietante serie di eventi che manterranno un fitto alone di incertezza durante tutto il dipanarsi dell’articolata storia.

 

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La regia di Martin Scorsese non passa inosservata. Tutte le riprese regalano una tensione di fondo, una irrequietudine costante che tiene costantemente sulle spine lo spettatore, il quale per altro non riesce mai ad essere pienamente in controllo degli eventi; si ha la sensazione che manchi sempre qualcosa, che sfugga sempre un dettaglio, un’informazione per comprendere meglio il quadro complessivo che Scorsese ci mette dinnanzi.

 

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Sebbene alcune reazioni possano sembrare eccessive, ottima e’ la prova di Di Caprio, nel panni dell’investigatore inseguito dagli incubi e dai fantasmi del suo passato. La sua situazione personale si mescola con quel mondo disturbato, immergendo lo spettatore in un contesto difficilmente scindibile e di difficile comprensione, fornendo un risultato decisamente apprezzabile.

Buona la prova di Ben Kingsley, il dottore che ha convinto la pubblica amministrazione a trasformare un forte della guerra civile e le abitazioni vicine in un centro di recupero per malati di mente, anche pericolosi. Le sue teorie di rieducazione, in ampio contrasto con quelle dell’epoca (lobotomia e reclusione) finiranno per ostacolare a piu’ riprese le indagini, per non recare danno ai pazienti; al suo fianco Max Von Sydow, che appare in un cameo dove interpreta un altra mente medica impiegata nel centro.
Al fianco di Di Caprio c’e’ costantemente Mark Ruffalo, partner appena assegnatoli dall’FBI, in una interpretazione tutto sommato trascurabile.

 

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Fotografia e luoghi sono degni di una menzione particolare; decisamente fanno la loro parte nel farci immergere nell’ambiente voluto da Scorsese, e molti scorci e riprese sono perfette per rendere l’idea di un ambiente distorto, dove la follia della mente umana crea un mondo innaturale e per certi versi spaventoso.

 

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Shutter Island e’ decisamente un bel film, sebbene soffra della stessa sindrome di quel mezzo capolavoro che e’ The Mothman Profecies: gli mancano quei momenti di picco durante il suo svolgimento. Gli eventi si susseguono ed il livello di narrazione e’ sempre piuttosto alta, ma non c’e’ praticamente mai un momento in cui si rimanga senza fiato – sebbene praticamente nulla vada secondo quanto ci si aspetti.

In sostanza, Shutter Island e’ un film vivamente consigliato a chi apprezza i film cerebrali e maturi e non necessita necessariamente di azione costante per apprezzare una storia.

 

Shutter Island, 2010
Voto: 7.5
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