La Cina riconosce le pretese serbe sul Kosovo

La Cina cerca di penetrare strategicamente nell’area balcanica non solo attraverso accordi economici ma anche riconoscendo le pretese di Belgrado sul Kosovo.

 

 

Il Presidente cinese Xi Jinping ha appena concluso un viaggio in Europa nel quale ha visitato alcuni Paesi ritenuti strategici. Nella seconda settimana di maggio il leader cinese ha visitato la Serbia, ed insieme al suo omologo di Belgrado, Aleksandar Vucic, ha aggiornato il partenariato strategico globale firmato otto anni fa dai due Paesi; dal 2016, infatti, vige un accordo bilaterale tra Cina e Serbia che ha guidato le reciproche relazioni suggellando un’alleanza che Pechino ha preso come esempio per cercare ulteriori partner in Europa.

Gli accordi bilaterali di maggiore interesse riguardano relazioni economiche, abbassamento dei dazi, accordi di estradizione e cooperazioni in ambito culturale. Di particolare interesse sono le collaborazioni siglate dal principale organo di stampa serbo, Politika, e dalla tv locale Radio Television Serbia con i media di Stato cinesi; un fatto che avrà evidenti ripercussioni sull’influenza di Pechino sull’opinione pubblica balcanica.

La benevola predisposizione della Serbia nei confronti della Cina ha ricevuto in cambio un’importante presa di posizione di Xi Jinping: quella di schierarsi a fianco di Belgrado sulla questione del Kosovo. La Cina rappresenta quindi il grande attore internazionale che, insieme alla Russia, riconosce le pretese di Belgrado sul Kosovo contrapponendosi alla posizione statunitense e dei grandi Paesi europei.

 

 

Dichiaratosi indipendente nel 2008, il Kosovo è stato subito riconosciuto dagli USA, i quali hanno fornito immediato supporto economico e militare sostenendo il suo sviluppo e la sua integrazione nelle strutture internazionali; posizioni analoghe a quella di Washington sono state prese dai Paesi UE ad eccezione di Spagna, Grecia, Cipro, Slovacchia e Romania.
La Serbia non riconosce il Kosovo come Stato indipendente e considera il territorio come una parte integrante della sua sovranità; Belgrado cerca attivamente il supporto di Paesi che non riconoscono il Kosovo per rafforzare la sua posizione diplomatica ed avanzare pretese nella regione. Mentre Mosca si schiera dalla parte serba per paura che l’indipendenza kosovara possa costituire un pericoloso precedente per altre regioni separatiste, Pechino ha trovato nelle ragioni serbe un luogo per far proliferare la propria propaganda in funzione anti atlantista.

La politica estera serba appare un intreccio di obiettivi contraddittori che spesso emergono a livello delle Nazioni Unite e che si concentrano sulla questione kosovara. La contraddizione risiede nel fatto che Belgrado persegua parallelamente l’ingresso nell’Unione Europea e cerchi relazioni amichevoli con USA, Cina e Russia mentre cerca di annettere il Kosovo, considerato una questione di politica interna; nonostante questi aspetti geopolitici contrastanti, la Serbia rimane uno Stato su cui le grandi potenze vogliono investire le proprie energie per vincere il gioco delle alleanze.

 

 

Dopo il rafforzamento dei rapporti con Pechino e il rinnovato partenariato strategico, la bussola della geopolitica serba sembra oggi più orientata verso Oriente che verso Washington e Bruxelles; mentre Xi Jinping riconosce le pretese serbe sul Kosovo, il Presidente Vucic ha ribadito che il proprio Paese sostiene la politica di una sola Cina; questa prevede la riunificazione di Taiwan con Pechino, in ampio contrasto con gli obiettivi di Stati Uniti e NATO.
Il Presidente cinese ha lasciato la Serbia dichiarando inoltre che gli investimenti di Pechino porteranno alla conclusione del tratto serbo della ferrovia Belgrado-Budapest entro la fine dell’anno dando una spinta in avanti al progetto della Nuova via della Seta. Sono stati poi annunciati nuovi voli diretti tra i Paesi e un accordo di libero scambio, il primo mai siglato tra Pechino e uno Stato dell’Europa centro-orientale, il quale permetterà alla Cina di esportare tecnologia verso la Serbia.

Ancora una volta la Cina sta dimostrando che la sua espansione culturale ha un potenziale elevatissimo con la quale la lenta macchina burocratica occidentale non può rivaleggiare e, in un mondo che va sempre più polarizzandosi su posizioni estreme, il gioco delle alleanze risulterà decisivo.

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