La guerra degli scontrini

La produzione dello scontrino fiscale o della fattura e’ l’unico modo che abbiamo per impedire l’evasione fiscale. Perche’ allora tollerarne la mancata emissione?

 

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Quante volte vi sara’ capitato di entrare in un esercizio commerciale di qualche tipo ed uscirne dopo aver speso i vostri soldi senza lo scontrino? Molti non ci fanno caso, ma e’ veramente una pessima abitudine.

Tutti sanno (o dovrebbero sapere) che per esercitare i diritti di garanzia, quando un bene non e’ conforme o e’ rotto, occorre presentare lo scontrino o la fattura dove e’ riportata la data d’acquisto. Eppure in pochi si preoccupano, sorpattutto quando si tratta di fare acquisti online, di ottenere la ricevuta fiscale del bene appena acquistato. Fate caso agli acquisti che fate su Amazon: vi arrivano mai scontrini o fatture? Al massimo arrivano delle ricevute non fiscali, e se il sistema di Amazon vi tutela abbastanza sulla sostituzione di un bene guasto o non soddisfacente, rimane completamente aperto il capitolo dell’evasione fiscale.

E la fiscalita’ ed il mancato gettito nelle casse dello Stato sono il punto centrale della questione: tollerare o agevolare tali fenomeni evasori e’ quanto di piu’ controproducente si possa fare a noi stessi.
Oltre al commercio online, i casi piu’ frequenti di evasione si hanno quando si tratta di ristorazione o servizi; una volta ottenuta la prestazione si paga e si va via senza aspettare o chiedere l’emissione dello scontrino. E’ capitato a tutti, giusto? Bene, pensate quanto incasso a nero concedete, facendo cosi’. Vogliamo fare un esempio?

Teniamoci bassi e conservativi. Il bar/pasticceria X ha l’abitudine di non emettere scontrino ai clienti conosciuti; fra caffe’, bevande, cornetti, pasticcini, diciamo che vengono non emessi 50 scontrini al giorno con una media di 2 euro. Sono 3000 euro puliti puliti esentasse.
Oppure, un club sportivo che affitti i suoi campi di calcetto. Facciamo una media di 2 volte al giorno (cosi’ teniamo conto di festivita’ e maltempo, e siamo molto conservativi), ogni giorno a 100 euro ad affitto? 1400 euro a settimana, 5600 euro al mese.

Se ancora non e’ abbastanza, diciamo che un ristorante non emetta 10 scontrini al giorno, con una media di 50 euro ciascuno. Sono 500 euro in nero al giorno, che in un mese sono 15000 euro. QUINDICIMILA EURO al mese che per lo Stato non sono mai transitati nelle casse del ristorante. Pensate sia una stima eccessiva? Allora forse dovreste far mente locale alle ultime due-tre volte che siete andati a mangiare una pizza, o una bistecca, o al ristorante cinese. Vi hanno fatto lo scontrino? E se ve lo hanno fatto, e’ stata di loro iniziativa (come previsto dalla legge) o avete dovuto chiederlo voi?

 

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Occhio poi a non cadere nella trappola del “preconto”. Il preconto e’ un conto stampato su carta chimica che ricorda in tutto e per tutto un regolare scontrino fiscale, ma e’ emesso dai sistemi di gestione dei tavoli, e quindi non e’ fiscale. E’ un giusto e comodo strumento di tutela per il ristoratore per evitare l’emissione di scontrini che poi non vengono pagati; cosi’ invece ti porto il preconto, mi paghi, ti porto lo scontrino su cui pago le tasse. Ci sta.

Numerosi ristoranti e locali pubblici pero’ lo utilizzano come fosse un vero scontrino, approfittando della distrazione del cliente, dell’ignoranza o dell’indifferenza. Ci sono preconti arricchiti da scritte acccattivanti, ben realizzati e che possono essere benissimo scambiati per uno scontrino fiscale. Gli imprenditori con meno scrupoli abusano in mala fede di questa possibilita’, e con questo metodo si arricchiscono alle spalle di chi le tasse le paga.

Si, perche’ poi il punto sta tutto qui: se concedete a queste persone di non pagare le tasse, quella quota mancante la dovrete coprire voi. Le spese dello Stato non cambiano, mentre diminuisce fortemente il gettito; quindi chi e’ facilmente tassabile (fondamentalmente i lavoratori dipendenti) viene aggredito e messo in crisi da questo meccanismo.

Siate voi stessi i primi a verificare che le tasse si paghino: controllate che vi venga rilasciato lo scontrino fiscale con la scritta in corsivo MFxxxxxxx, che e’ la sigla utilizzata dal Ministero del Tesoro per identificare la transazione finanziaria. Se questa scritta non e’ presente sullo scontrino, sulla fattura o sulla ricevuta in genere, si sta alimentando l’evasione fiscale.

Quindi non fatevi scrupoli a chiedere lo scontrino quando non viene emesso; e fatelo anche in modo veemente se necessario; chi non emette lo scontrino ruba allo Stato, ruba a voi, e ruba ai commercianti onesti che devono pagare tasse piu’ alte per colpa di questi delinquenti.

Una nota, prima di chiudere. Le stime ed i numeri che vi ho fornito negli esempi poco sopra non sono numeri a caso. Sono ponderati, basati su situazioni concrete che ho visto in prima persona accadere nella zona del X Municipio di Roma (Ostia, per capirci) ed i cui dettagli per ovvi motivi non posso qui riportare. La cosa assurda e’ che quando mi sono recato alla locale stazione dell’ente giudiziario competente per riportare questi fatti, sono stato trattato con freddezza, quasi con fastidio, e poi quasi assecondato pur di farmi andar via. Troppa fatica lavorare o pura connivenza?

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