Perchè Trump verrà rieletto Presidente degli USA

Chi è realmente Trump e perchè i democratici sono destinati a venire nuovamente sconfitti.

 

20200218 trump1

 

Quattro anni fa preparai un articolo, mai finito, in merito all’inaspettata ascesa al potere di Trump, fatto allora commentato come l’ennesima follia del popolo americano. In quell’articolo parlavo di un filo logico che univa gli inaspettati risultati delle elezioni in Grecia, in Italia, in Francia, in Austria ed in Ungheria. E probabilmente non sbagliavo.
Negli ultimi 10 anni la popolazione mondiale ha avuto accesso a molte più fonti di informazione ed in modo più rapido e diretto. Sicuramente non tutte le fonti sono valide, ma questo è servito a sviluppare in molti una coscienza critica che, sebbene non infallibile, ha permesso di staccarsi dalle logiche tradizionali e soprattutto di non credere ciecamente a cio’ che viene raccontato da giornali e telegiornali.

Parallelamente, nel mondo occidentale (e non solo) c’è un diffuso sentimento di disagio nella popolazione, che si sente costantemente derubata di diritti, di beni privati e di servizi in nome di qualche ideologia che in sostanza va ad intaccare fortemente la stabilità ed il benessere della popolazione e si risolve in mosse indirizzate ancora una volta a rastrellare il denaro nelle mani di pochi.
Il fenomeno Trump è semplicemente il frutto di questi attacchi diretti alla popolazione americana.

 

20200218 trump7

 

Negli ultimi quindici anni, l’economia statunitense è stata messa progressivamente sempre più in difficoltà dalle decisioni politiche prese prima dal governo democratico di Clinton, poi quello repubblicano di Bush jr., ed infine da quello democratico di Obama. Al di là delle differenze che ogni presidenza ha portato, il filo conduttore della delocalizzazione e dell’apertura ad una globalizzazione spinta ha portato gli Stati Uniti in una condizione mai vissuta in precedenza: quella di diventare un paese subalterno alla Cina sul campo economico e alla Russia sul campo della politica internazionale.

Trump si è presentato per il partito repubblicano, ma non viene da quel mondo. Durante le primarie era visto come un eccentrico comprimario, che Stato dopo Stato ha pero’ demolito i suoi avversari interni e nonostante la guerra interna che gli è stata scatenata contro è arrivato alle elezioni col voto della popolazione più che delle lobby politiche: e questo perchè è un imprenditore indipendente, che ha creato un impero economico e che è certamente un elemento di discontinuità rispetto ai politici tradizionali, visti dai più come elementi corrotti e dannosi per la società. Le motivazioni che lo hanno portato ad entrare in politica non sono ancora non del tutto chiare: forse perchè crede di poter fare bene per il suo paese, forse per tutelare i suoi interessi personali, o magari per megalomania. Fatto sta che ora è saldamente al timone, al contrario di quello che i democratici americani ed loro elettori pensino o vogliano far credere.

 

20200218 trump2

 

Trump è indubbiamente uno smargiasso, ha quell’atteggiamento da bullo che può fare quel che vuole perchè sa che la farà franca (e te lo sbatte in faccia), è spietato ed è quanto di piu’ si avvicina ad un dittatore inserito in un contesto democratico. Da questo punto di vista è molto simile a Vladimir Putin, il deus-ex machina che da un decennio gestisce la Russia come fosse una sua cosa privata con ben altra classe rispetto al magnate americano.

Trump e Putin hanno in comune almeno un’altro aspetto. Entrambi hanno preso in mano due nazioni dal forte orgoglio patriottico, abituate ad essere al centro della politica mondiale e che in quel momento storico si trovavano in difficoltà per via di scelte politiche interne, e le hanno riportate con forza alla ribalta del panorama politico internazionale. La Russia da un ventennio (da quando Putin è al potere) ha ingranato una marcia in più e non solo si è risollevata dalle macerie del post-comunismo, ma è diventata un attore economico fondamentale ed ha rialzato la testa sul piano delle strategie internazionali. Trump si è sganciato dai pantani di guerra in cui le due precedenti amministrazioni si erano invischiate, limitando nei primi anni della sua presidenza l’esposizione americana in ambito estero per concentrarsi sull’economia interna: ha abbattuto le tasse, tramite manovre fiscali ha costretto le aziende a riportare la produzione su territorio nazionale, ha finanziato nuove infrastrutture e incentivato la ripresa. Oggi l’economia USA vola con numeri da capogiro, la disoccupazione è ai minimi storici e gli americani si sentono tutelati; e nonostante il prezzo pagato sia un debito pubblico cresciuto fortemente, la revisione al ribasso dei servizi offerti dalla sanità pubblica ed inizialmente una ricaduta sui lavoratori pubblici (ricordate la storia del blocco dei pagamenti?), l’opinione pubblica è schierata decisamente a suo favore.

 

20200218 trump8

 

Il secondo passo compiuto da Trump è stato quello di rimettere gli USA al centro della politica internazionale. Non schierando le truppe o agendo direttamente sugli stati satellite, come successo prima della sua amministrazione e che ha comportato delle ricadute incredibili a livello globale (una su tutte: l’intervento a gamba tesa dell’accoppiata Obama-Hillary Clinton nelle primavere arabe, cosa che ha aiutato l’ISIS a conquistare cuori e menti), ma per vie economiche. La rinegoziazione dei trattati con i paesi dei continenti Americani, il ritirarsi dagli accordi sul clima, le sanzioni imposte alla Russia ed i dazi all’Europa in seguito alla vicenda Airbus, quelli alla Cina per ostacolarne lo strapotere manufatturiero sono tutti elementi strategici di rilevanza fondamentale. Di politica tradizionale Trump ne ha fatta poca ma ben mirata: il supporto indiretto alla Brexit per indebolire l’UE, l’accordo non scritto con Putin sulle zone di influenza mondiali (e qui si veda il passo indietro fatto dagli USA in Siria), la neutralizzazione della Corea del Nord. Trump non è un pazzo schizoide come lo vuole disegnare il mondo dei democratici, ma un fine stratega che segue un protocollo molto più simile a quello degli stati rinascimentali che quello a cui siamo abituati.

 

20200218 trump6

 

D’altra parte, Trump ha terreno facile quando si tratta di opposizione alla sua amministrazione. Lo schieramento democratico, oltre ad essere frastagliato non ha alcun politico carismatico su cui poter puntare. Biden, il cavallo dei Clinton, è stato sonoramente sconfitto nei due Stati dove si sono svolte le primarie: anche gli elettori democratici sono stufi della famiglia meno apprezzata nella storia recente degli Stati Uniti. Sanders è l’esponente forse più pulito del mondo democratico, ma anche quello più estremista, con tesi analoghe a quelle dei nostrani Sinistra e Libertà e Liberi e Uguali, indirizzate a stravolgere la centralità dello Stato e dei cittadini indigeni a favore di immigrati e minoranze; anche dovesse vincere le primarie, Sanders non andrà lontano durante le elezioni presidenziali. Solo Buttigieg, trentottene volto nuovo della politica democratica, è un possibile outsider che potrebbe in qualche modo insidiare Trump; di esperienza politica non ne ha molta (è stato sindaco per 8 anni in una cittadina dell’Indiana) ma ha dalla sua tutti gli ambienti omosessuali, e questi portano voti.

 

20200218 trump7

 

I democratici non hanno argomenti politici da portare agli elettori, solo argomentazioni ideologiche e di comodo; proprio come in Europa. E proprio come in Europa, hanno tentato di portare lo scontro sul livello giurisprudenziale, con l’impeachment contro Trump che da subito ogni persona minimamente informata ha capito che si sarebbe rivelato un boomerang.
Negli USA questo processo è puramente politico e rimane all’interno delle stanze della politica; le accuse decisamente pesanti (una pressione esercitata da Trump sul Capo di Stato Ucraino in merito alla presunta interferenza di Putin durante le scorse elezioni USA in cambio di supporto militare), fondate o meno che siano sono passate in secondo piano anche per come i democratici hanno voluto giocare la partita. Si è combattuta una battaglia unicamente di numeri fra sostenitori e detrattori di Trump, senza alcun riferimento al merito: i repubblicani non avrebbero permesso mai che l’attuale presidente venisse delegittimato, perchè questo avrebbe significato l’autodistruzione del partito in vista delle prossime elezioni presidenziali. L’esito negativo dell’impeachment era ovvio fin dal primo minuto. I democratici hanno tentato di svilire Trump come persona ed eroderne il bacino di l’elettorato moderato, ma Trump fatti alla mano ha ancora un forte ascendente, motivato dal rinnovato motore economico statunitense che ha consegnato ai suoi elettori (ed alle sue aziende).

 

20200218 trump8

 

I democratici farebbero bene a mettersi il cuore in pace: alle loro scene di isteria, come quella regalataci da Nancy Pelosi dopo la lettura dello stato dell’Unione la scorsa settimana, dovrebbero probabilmente sostituire delle rilassanti sessioni di yoga. Fra pochi mesi Trump verrà rieletto Presidente degli Stati Uniti d’America per un altro mandato; dovessero cominciare a lavorare su una strategia sociale e politica concretamente al fianco dei cittadini, forse fra cinque anni potrebbero avere qualche chance.

 

20200218 trump3

Per condividere questo articolo: