Sin dai primi giorni della Seconda Guerra Mondiale, i tedeschi pianificano di occupare militarmente Gibilterra. Non riusciranno mai a farlo.
La velocità con la quale la Germania nazista occupa intere regioni del continente europeo tra il 1939 e il 1940, sorprende di non poco le forze Alleate. A est infatti, la Polonia viene sconfitta in meno di un mese, per poi essere spartita tra Unione Sovietica e Germania. A nord, la piccola Danimarca resiste poche ore, mentre la Norvegia tenta una vana resistenza. Come sappiamo, la furia delle armate tedesche si abbatte anche sui territori ad ovest: Paesi Bassi, Belgio e soprattutto Francia, crollano rumorosamente, permettendo a Hitler di estendere i confini del suo Reich fino alle pendici dei Pirenei.
Arrivati all’estate del 1940, la Germania è riuscita a scacciare dal continente europeo le principali forze avversarie e tenta, nei seguenti mesi, di fiaccare la resistenza britannica bombardandone senza sosta le città. La guerra però cresce di intensità e rompe gli argini europei fin dalle prime fasi del conflitto. Il continente africano vede aspri combattimenti tra i due schieramenti e il controllo del Mar Mediterraneo diventa sempre più prioritario per le due parti.
La Gran Bretagna vive nel 1940 il periodo più buio della sua storia recente, ritrovandosi sull’orlo di una capitolazione di fronte alla spaventosa forza tedesca, e tuttavia resiste. Parte di questa resilienza è dovuta al suo immenso impero che alimenta e rifornisce la madrepatria di uomini e risorse, permettendole di continuare a dare battaglia. La sua flotta, la più potente dell’epoca, riesce ad assicurare le linee di rifornimento marittime tra l’Oceano Indiano, quello Atlantico e, grazie alle basi navali di Malta, Gibilterra ed Alessandria, anche all’interno del Mediterraneo.
Quando i tedeschi raggiungono i Pirenei, nell’estate del 1940, da Berlino intravedono la possibilità di chiudere completamente l’accesso al Mediterraneo per la marina britannica, che utilizzava proprio la base di Gibilterra quale collegamento strategico per raggiungere l’Egitto ed il canale di Suez.
Ma come raggiungere Gibilterra? Impossibilitati a prenderla dal mare, l’unica via percorribile, e chiara fin da subito, rimane quella di attraversare rapidamente la Spagna e attaccarla via terra. Alfred Jodl, comandante in capo delle forze armate tedesche, propone a Hitler l’ambiziosa operazione e, già il 22 luglio 1940, l’ammiraglio tedesco Canaris viene inviato da Berlino a Madrid, per discutere con Franco e col suo ministro della guerra, la questione Gibilterra. I negoziati non portano a nulla, in quanto Franco teme che il libero passaggio di truppe tedesche sul proprio territorio, e il conseguente attacco alla fortezza britannica, venga preso come una dichiarazione di guerra; teme, soprattutto, un probabile sbarco nel Marocco spagnolo, nelle colonie africane sub sahariane, e l’occupazione delle Isole Canarie. Inoltre, conosce meglio di chiunque altro la scarsa capacità combattiva del proprio esercito ed i problemi interni spagnoli causati da lunghi anni di guerra civile. In fase di trattative dunque non solo pone delle condizioni quasi impossibili da rispettare per la Germania, ma riesce anche a portare Canaris su posizioni più vicine a quelle spagnole.
Il rientro di Canaris a Berlino, con le notizie del rifiuto della Spagna di farsi coinvolgere nel conflitto, impone a Hitler di organizzare un nuovo incontro con i rappresentanti di Madrid, per il 23 ottobre 1940, in un piccolo paesino francese, sicuro di riuscire a convincerli se incontrati di persona. A questo proposito prepara in anticipo le fasi dell’operazione per la presa di Gibilterra. Nome in codice: Operazione Felix.
L’Operazione Felix inquadra due corpi d’armata alle dipendenze del Feldmaresciallo Von Reichenau. Il primo, quello sotto il diretto comando del Generale Kubler, ha il compito di varcare i Pirenei e puntare direttamente verso il sud della Spagna. Il secondo invece, guidato dal Generale Schmidt, deve assicurare i fianchi dell’avanzata in caso di un intervento delle forze Alleate nella penisola iberica.
Quando Hitler e Franco si incontrano a ottobre, il piano è già messo a punto e aspetta solo l’autorizzazione del Fuhrer. Viene nuovamente trattata l’entrata in guerra della Spagna a fianco dell’Asse in cambio della cessione di Gibilterra e di aiuti militari ed economici, ma Franco non cambia la sua posizione e, anche davanti all’uomo più potente d’Europa, rifiuta con cortesia l’invito, non confidando pienamente nella rapida vittoria tedesca. Hitler torna a Berlino amareggiato, ma i preparativi per l’Operazione Felix vanno avanti. Il 5 dicembre 1940 mette le forze in stato di allerta e indica ai propri generali la data dell’inizio delle operazioni: 10 gennaio 1941.
Risulta dunque che, sul finire del 1940, Hitler creda ancora di poter convincere Franco e, a questo proposito, il 7 dicembre invia nuovamente Canaris a Madrid. Questa volta la discussione si fa più accesa e le richieste tedesche sempre più pressanti. Ancora una volta Franco giustifica il rifiuto con le condizioni precarie della Spagna post guerra civile e Canaris non può che prenderne atto e tornarsene in patria.
Hitler è furibondo. Il piccolo dittatore spagnolo non gli è mai piaciuto molto e questo ulteriore rifiuto alimenta il suo sentimento negativo nei confronti di Franco. Non può però invadere la Spagna senza avere ricevuto un invito formale da Madrid, perché aprirebbe un nuovo fronte nella penisola iberica mentre ormai gli sguardi dei tedeschi puntano sempre più a est, verso l’immensa Unione Sovietica. L’Operazione Felix viene quindi bloccata per il momento dal Fuhrer, sicuro di poterla riproporre una volta sconfitto Stalin. Sappiamo benissimo come è andata poi: la guerra ad est assorbe tutte le energie tedesche e ne provoca la disfatta. Gibilterra non vivrà mai l’occupazione tedesca.