Le elezioni regionali 2023: fra tattiche, pacatezza e sondaggi

Nel fine settimana si svolgeranno le elezioni regionali nel Lazio e in Lombardia; il percorso verso queste elezioni però è stato piuttosto silenzioso.

 

 

Le due regioni più popolose d’Italia si preparano a rinnovare le proprie giunte regionali e, se nel caso della Lombardia si potrebbe verificare la riconferma del Governatore Fontana, nel Lazio al contrario ci sarà sicuramente un nuovo volto alla guida.

I vari sondaggi darebbero in entrambe le situazioni in vantaggio le coalizioni di centrodestra di circa 7 punti percentuali, una situazione che dunque rispecchierebbe e confermerebbe il dato delle ultime elezioni politiche di settembre scorso; la destra sembrerebbe dunque ancora in grado di affermarsi con una maggioranza forte che le permetterebbe di governare due delle regioni più importanti.

La rilevanza di Lazio e Lombardia è legata da un lato alla loro mole economica e demografica, dall’altro ai problemi ed agli scandali amministrativi degli ultimi tempi: tra i più evidenti, la situazione rifiuti a Roma e la gestione sanitaria dell’emergenza Covid da parte del Governatore Fontana.

 

 

Il clima che ci ha accompagnato verso queste elezioni è stato però insolitamente pacato nonostante fra Lazio e Lombardia ci siano più di 9 milioni di elettori; i toni del dibattito non hanno mai infiammato telegiornali o salotti televisivi, e gli attori politici coinvolti in prima persona in questa tornata elettorale sembrerebbero voler assecondare questa sorta di impalpabilità. Ma perché?

I motivi possono essere diversi, e variano ovviamente in relazione al punto politico di osservazione: la sinistra forse ha preso atto della sua situazione attuale in termini di credibilità e rappresentanza e sa pertanto che nelle attuali condizioni non può scavalcare la destra a 5 mesi dal tracollo delle politiche.

L’alleanza del Partito Democratico con il Movimento 5 Stelle in Lombardia potrebbe rappresentare il carburante per il sorpasso, anche se la coalizione di centrodestra gode di una forza e una trazione maggiore; al contrario, nel Lazio, i due partiti hanno deciso di non allearsi a causa delle diverse visioni sul tema del termovalorizzatore. Insomma, si è preferito non scendere a compromessi là dove c’erano possibilità di vittoria, mentre si è scelta la compattezza in una regione in cui il margine di manovra risulta invece molto limitato.

 

 

Dal canto suo, la destra non ha alcun interesse ad alzare i toni: i sondaggi attuali la danno già vincente e impegnarsi in una campagna elettorale e in una serie di dibattiti rischierebbe solamente di portare a galla temi scomodi come sanità e rifiuti. A quel punto, lanciarsi in voli pindarici su soluzioni o proposte potrebbe essere deleterio, se non estremamente dannoso per l’immagine della coalizione. Utilizzando una metafora calcistica, si potrebbe dire che il diktat politico del centrodestra sia quello di “fare melina”.

I sondaggi vanno presi ovviamente con le pinze, ma sono pur sempre un indicatore parziale di quella che è la situazione e, per ora, la tattica del centrodestra sembrerebbe aver dato i suoi frutti; l’incognita a questo punto rimane probabilmente solo una, e cioè che lo spettro sempre vigile e presente dell’astensionismo possa essere stato amplificato dalla cappa di furtività che ha ammantato queste elezioni, sopratutto nelle zone periferiche delle grandi città, dove la destra è sì forte ma lo sono anche la volubilità ed il malumore.

 

 

La speranza è quella che precede ogni elezione, ovvero che vada a votare il maggior numero possibile di persone aventi diritto portando alla guida della regione una rappresentanza che sia espressione di una democrazia ampia e partecipata.

Che vinca il migliore. A sapere chi è…

Per condividere questo articolo: