Richard Sorge, la leggenda della spia sovietica a Tokyo – seconda parte

Tokyo rappresenta l’ultima e più formidabile sfida per la spia sovietica Richard Sorge.

 

 

Quando nel 1931 l’armata del Kwantung attacca ed occupa la Manciuria cinese, Mosca inizia a guardare con sospetto e crescente preoccupazione il Giappone. Visceralmente anticomunista e sempre più militarizzato, il paese è alla ricerca di una forzata espansione e molti esponenti sia del governo che dell’apparato militare spingono per un attacco verso le regioni più orientali dell’Unione Sovietica, considerata agli inizi degli anni ‘30 ancora una potenza in divenire, anzi anche abbastanza debole e poco coesa. L’urgenza di Mosca di creare una rete di intelligence in Giappone e la competenza, unita alla passione di Sorge negli affari asiatici, creano un binomio perfetto, che segnerà molti importanti eventi del futuro ravvicinato. 
Arrivato a Tokyo nel 1933, dopo un breve periodo a Berlino, servito per costruirsi la fama di fedele nazista affascinato da un paese esotico e forse in fondo molto simile alla società tedesca almeno dal punto di vista di ideali, Sorge iniza la nuova vita come corrispondente ufficiale del Frankfurter Zeitung, quotidiano tra i più letti ed apprezzati in Germania. In parallelo inizia la sfida più difficile, quella di tessere un’intricata rete di agenti e informatori: compito ben più difficile rispetto allo scenario cinese dove comunque poteva appoggiarsi alla già ben salda rete sovietica. Il Giappone da questo punto di vista è un paese vergine e Mosca non ha la minima struttura operativa che possa dar manforte a Sorge. È lui che deve aprire la via, come i primi scalatori delle grandi vette mondiali.

Il primo anno serve a Sorge per avvicinare e reclutare diverse ed importanti figure. Il nucleo principale, quello più vicino ed intimo è composto principalmente da Max Clausen, operatore radio ed agente sovietico sotto copertura, e Hotsumi Ozaki, famosissimo giornalista nipponico e diretto consigliere del primo ministro Fumimaro Konoe. In seguito si aggiungono altri nomi come Branko Vucelic, giornalista anche lui, e Myagi Yotoku, ardente comunista. Sorge cerca persone che possano a loro volta attingere informazioni direttamente dalle fonti politiche e militari e preferisce appoggiarsi più ai contatti giapponesi, per il semplice motivo che la società giapponese mantiene comunque una distanza dagli elementi stranieri anche nelle piccole cose quotidiane. Temendo infiltrazioni esterne e fuga di informazioni sensibili, per tutta la durata degli anni ‘30 il governo adotta molte misure volte ad impedire appunto questi fenomeni. Ecco che si rende sempre più necessario reclutare giapponesi disposti a tradire quanto meno il governo giapponese dell’epoca. 

 

 

Grande parte delle energie di Sorge vengono dirottate anche verso il rapporto che lui ha, e mantiene, con l’ambasciata tedesca a Tokyo. L’essere riconosciuto come un fervente nazista e l’essere apprezzato come grande esperto di affari giapponesi lo rendono noto e accettato tra i diplomatici nazisti a Tokyo. Sorge frequenta assiduamente l’ambasciata, beve spesso in loro compagnia e ne guadagna la fiducia tanto da entrare in contatto col Gen. Eugen Ott, incaricato di trasmettere a Berlino rapporti sulla situazione reale delle armate imperiali giapponesi. Grazie al prezioso aiuto di Ozaki, che rappresenta occhi e orecchie all’interno del governo, molte delle situazioni e delle controversie nella lunga scia di eventi vengono spiegate da Sorge a Ott e agli altri ambasciatori, i quali informano Berlino e accrescono il già grande prestigio di Sorge in qualità di estremo conoscitore degli affari giapponesi. Il risultato è che in poco tempo, anche i documenti più sensibili vengono sottoposti all’approvazione di Sorge prima di essere inviati in Germania e quest’ultimo ha tutto il tempo di copiarli o direttamente fotografarli e inviarli a Mosca.

Si ricopre di gloria ed è forse il personaggio più eccentrico di tutta Tokyo. Uomo affascinante e dalle mille doti, conquista uomini e donne quando non viene vinto egli stesso dall’alcol prima e dalle pericolose quanto adrenaliniche scorrazzate in moto per le strade della capitale giapponese. È forse l’atteggiamento quasi imprudente di Sorge che lo salva dai sospetti di essere una spia e gli concede il dono di essere sì una spia, ma quasi alla luce del giorno. L’essere a Tokyo e non in Unione Sovietica durante gli anni delle grande purghe probabilmente gli salva la vita, e anzi il suo status migliora quando nel 1938, Eugen Ott diventa primo ambasciatore a Tokyo: Sorge è adesso un diretto protetto e amico del nazista più importante della capitale. Nemmeno la notizia del tradimento della moglie di Ott con lo stesso Sorge riesce a scalfire questa lealtà, fiducia e spirito d’amicizia che Ott nutre verso la nostra spia. Fin tanto che Sorge riesce a fornirgli spiragli sulla società nipponica e soprattutto sul volgere della guerra contro la Cina, tanto apprezzati a Berlino, nulla scalfisce il loro rapporto. Diventa nei fatti un vero e proprio consigliere di tutti i maggiori esponenti dell’ambasciata. 

Intanto il suo lavoro certosino non si ferma: sera dopo sera scrive e fotografa documenti che, con l’aiutante Clausen, trasmette sulle frequenze sovietiche. Così da Mosca apprendono che non ci sarà alcun attacco nel 1936 come invece si temeva. Non credono inizialmente nemmeno all’imminente attacco contro i cinesi, ma si devono ricredere quando le informazioni di Sorge e della sua cerchia si rivelano esatte fin nei minimi dettagli. 

 

 

Sorge è capace, la sua rete è estesa e arriva ovunque. Il rischio ovviamente si fa grande con l’ingrandirsi della cerchia di uomini al servizio dei comunisti, ma questo collettivo regge e si dimostra ben saldo. 

Le paranoie di Stalin e della cerchia ristretta al comando dell’enorme Unione Sovietica, riescono comunque a mettere a repentaglio il lavoro (e forse la vita) di Sorge. Con i venti di guerra, nel 1939 i sovietici si dimostrano nervosi. Lo sconfinamento giapponese in territorio sovietico dello stesso anno, e quelle battaglie tra i due schieramenti, a lungo tenute nascoste, convincono sempre di più Mosca che giapponesi e tedeschi si stanno preparando ad attaccarli. Quando poi i tedeschi occupano la Polonia e guadagnano un diretto confine con i sovietici, Stalin e i suoi sono praticamente certi: le informazioni di Sorge possono dimostrarsi fallaci. 

Sorge segue da vicino i successi della Germania nelle sue campagne europee e avverte il pericolo di un attacco all’Unione Sovietica. In una fase nella quale da Mosca quasi snobbano (per usare un termine moderno) le informazioni di Sorge, lui invia preoccupanti informazioni ricevute dalla cerchia militare tedesca a Tokyo: i tedeschi attaccheranno nel Giugno del 1941. Il resto è storia e la storia dà ragione a Sorge: comunque fedele alla causa, informa i sovietici che il primo ministro sta valutando una neutralità momentanea e che comunque i giapponesi volgono il loro sguardo verso il sud-est asiatico e il Pacifico. Nell’autunno del 1941 sia Ozaki che Ott informano Sorge di quella che si rivelerà l’informazione più importante e decisiva: i giapponesi hanno ufficialmente deciso che non attaccheranno l’Unione Sovietica e si stanno preparando ad un conflitto con Stati Uniti e Impero Britannico. È il segnale, pur sempre rischioso, che i sovietici aspettano per poter muovere le grandi e numerose divisioni siberiane verso il fronte europeo che rischia di collassare. Il loro intervento, come noto, si rivelerà decisivo.

Intanto a Tokyo, le agenzie di controspionaggio si danno molto da fare: a insaputa di Sorge, il cerchio si sta stringendo sempre di più. Gli incaricati giapponesi infatti notano sempre più messaggi criptati su varie frequenze, il che tradisce l’esistenza di una rete che passa informazioni verso ignoti. L’arresto dei primi agenti comunisti porta agli esponenti di spicco della cerchia di Sorge e così nell’Ottobre 1941 Ozaki, già sospettato da tempo, viene arrestato. Tutto si sgretola rapidamente. 

Sorge viene catturato solo pochi giorni dopo, insieme a Max Clausen, con l’accusa di essere delle spie. L’ambasciata tedesca, con Ott in fronte, insorge pretendendo immediati chiarimenti. Ott e i suoi pensano infatti che Sorge sia accusato di aver spiato a favore dei nazisti, per scoprire solamente mesi dopo il reale capo d’imputazione. Persino i giapponesi che lo interrogano per primi nella prigione di Sugamo credono che lavori per il servizio di intelligence tedesco, il famigerato Abwehr, ma dalla Germania negano assiduamente. Sorge confesserà il reale ruolo mentre Mosca, come da consuetudine, non riconoscerà mai la collaborazione e l’esistenza di agenti sovietici su suolo giapponese, facendo di tutto per cancellare la tesi di Sorge collaboratore e comunista. 

 

 

Per tre lunghi anni Sorge rimane in prigione e viene condannato a morte per impiccagione nel 1944. Il 7 novembre la sentenza viene eseguita; Ozaki viene giustiziato nello stesso giorno. Max Clausen, condannato dai giapponesi all’ergastolo, torna uomo libero dopo l’arrivo degli Americani  e la fine della guerra, vivendo il resto dei giorni a Berlino Est. 

Solamente nel 1964 il contributo di Sorge e della sua cerchia viene ufficialmente riconosciuto dall’Unione Sovietica.

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