I roguelite hanno invaso anche gli shooter: ArcRunner unisce le dinamiche dei due generi ed il risultato produce alti e bassi.
La mania del gioco “incrementale”, quello dove ogni volta che muori riparti con qualcosa in più, qualche residuo della partita precedente che ti rende ogni volta sempre più forte, è qualcosa che probabilmente è sfuggita di mano. Ormai sembra che quasi ogni gioco indie debba presentare questa dinamica, e non è detto che questo sia un bene.
ArcRunner prova ad unire le tipicità dei titoli roguelite con le dinamiche classiche degli shooter, e lo fa in modo tutto sommato positivo ma aiutando ad evidenziare i limiti che questi due generi, messi insieme, possono comportare.
ArcRunner è un FPS in terza persona, e come tale punta moltissimo sulle sequenze d’azione. Ci troviamo in una stazione orbitante che ospita un milione fra umani, robot ed esseri senzienti; l’AI che controlla la stazione viene infettata da un virus e i gli androidi si ribellano agli umani. Il nostro compito è di assumere il controllo di un droide da combattimento non infettato e ripulire la stazione dal nemico.
L’aspetto grafico è semplice e grazioso, ma forse avrebbe meritato un pelo più di affinamento. I movimenti del nostro alter ego sono buoni ma non perfetti e, specialmente quando si salta, si nota che qualcosa non quadra; anche per quanto riguarda lo scatto si poteva fare di meglio (sembra di restare sul posto, anche se effettivamente ci si sposta). Buona la resa dei nemici e della città in cui ci troviamo, anche se alla lunga i lunghi corridoi che formano i livelli possono risultare troppo ripetitivi sia come grafica che come gameplay.
L’azione si sviluppa infatti in modo decisamente lineare; dovremo affrontare i robot ostili un livello dopo l’altro, avanzando sistematicamente attraverso le strutture della stazione spaziale. I combattimenti sono sicuramente uno dei punti di maggior validità di ArcRunner, in grado di metterci sulle spine e di costringerci a essere davvero concentrati per superare gli avversari, che ci accerchiano e ci sovrastano in gran numero. I nemici sono diversi e ben caratterizzati, anche se si nota una certa similitudine di base comunque ben intonata con il resto del gioco.
A nostra disposizione avremo un arsenale piuttosto vario che però va sbloccato prima trovando le armi in giro per i livelli e poi abbattendoci un numero variabile di nemici; altrimenti non saremo in grado di usarle durante la partita successiva. Le loro caratteristiche sono ben definite e ogni giocatore troverà le sue armi preferite in base allo stile di gioco privilegiato.
Insieme alle armi abbiamo anche dei simpatici gingilli che possiamo raccogliere per strada, che variano dalle classiche granate a proiezioni olografiche, a torrette automatiche di Borderlandiana memoria e altri ammennicoli sicuramente utili.
Ma torniamo alle regole d’oro dei roguelite: di morte in morte accumuleremo potenziamenti che ci renderanno indubbiamente la vita più facile la prossima volta che affronteremo una nuova partita; altre abilità sono invece legate alla partita in corso e le perderemo quando saremo costretti a soccombere. È esattamente quanto visto in altri roguelite d’azione ma dallo stile diverso, come il divertente Ship Of Fools; ma al contrario di altri giochi che propongono una certa randomizzazione degli eventi e dei luoghi esplorabili, in ArcRunner ogni nuova partita è fin troppo simile alla precedente.
Il problema infatti è che, come in ogni altro roguelite, in ArcRunner dovremo ricominciare ogni volta dal primo livello, e dopo qualche tentativo il dover riaffrontare gli stessi nemici nello stesso posto crea pesantezza. Nonostante si noti qualche minima differenza tra una partita e l’altra, purtoppo si fa fatica a rifare per la quarta, quinta volta di fila la stessa trafila di livelli per tornare ad affrontare la sfida che non avevamo superato.
Sicuramente la componente multiplayer può aiutare in tal senso, tenendo però conto che non ci sono opzioni per un coop locale.
Dal punto di vista tecnico, apprezzabile il fatto che il gioco permetta di rimappare tutti i tasti senza alcun problema.
ArcRunner è un buon tentativo di miscelare azione shooter e roguelite, ma rischia di annoiare presto per la ripetitività dei combattimenti da affrontare e delle sfide da compiere. Un peccato; almeno in single player, dove non abbiamo aiuti, sarebbe bastato evitare di dover ricominciare ogni volta uno scenario da capo. Il gioco è studiato per essere giocato in multiplayer; eppure Left 4 Dead, il titolo che ha lanciato la moda degli shooter coop, prevedeva fin dal 2008 dei bot a darci una mano per bilanciare le difficoltà. Difficile capire perché la lezione non sia stata ancora imparata da tutti.