Lianghui è una annuale riunione che vede come partecipanti l’organo legislativo e consultivo cinesi, e costituisce un appuntamento fondamentale per conoscere gli sviluppi economici e politici del paese.
Ritardato di un paio di mesi rispetto al normale in Cina si è svolto a maggio l’annuale riunione “Lianghui”, che tradizionalmente riunisce l’Assemblea Nazionale Del Popolo (ANP, con poteri legislativi) e la Conferenza Consultiva Politica Del Popolo Cinese (CCPPC, con poteri consultivi). Questa riunione, a cui partecipano quasi 5.000 delegati, ha il compito di approvare le scelte prese dal Comitato Permanente Della Assemblea Nazionale Del Popolo (“Politburo”, che nel 2018 eliminarono il limite massimo di due mandati per Xi Jinping).
Economia
Una importante novità di questa sessione è che per la prima volta nella storia dell’RPC (Repubblica Popolare Cinese) non viene stabilito un obiettivo di crescita annuale, bensì biennale; questo dovuto alla crisi economica causata dal Covid19. Difatti, come potete osservare nella tabella sottostante, la situazione non è particolarmente rosea.
(Variazioni di punti percentuali del pil)
L’obiettivo del piano quinquennale 2016-2020 che più soffre la crisi è probabilmente quello riguardante l’eradicazione della povertà degli ultimi 70 milioni di cittadini entro il 2020, che vivono sotto la soglia di povertà (stime indipendenti sosterrebero 200 milioni); un obiettivo difficilmente raggiungibile vista la disoccupazione che a febbraio è salita al 6,2%, con previsioni che raggiungono il 10% a fine anno. Questi dati sono i peggiori mai registrati in Cina negli ultimi 20 anni, dove la disoccupazione si fermava al 3-4%. Inoltre in queste cifre non vengono considerati i quasi 300 milioni di lavoratori migranti interni che, spesso senza contratti fissi, sono estremamente esposti alle fluttuazioni degli ordini del mercato.
(Densità abitativa in Cina. La migrazione interna è molto forte.)
Per ridurre la disoccupazione e per rendere più dinamica la ripresa Pechino ha deciso di muoversi verso una maggiore apertura dell’economia al mercato estero; un trend già previsto precedentemente al Covid dal Comitato Permanente Della Assemblea Nazionale Del Popolo. L’intenzione, come dichiarato dal premier Li Keqiang, è quella di creare un mercato che permetta “a tutte le compagnie cinesi e straniere di essere trattate in maniera uguale, per una concorrenza leale”. Ad oggi infatti entrare nel mercato cinese è abbastanza difficile per le aziende straniere, in primis per un ambiente molto protettivo a favore delle aziende locali; anche se in questo senso Pechino si era già mossa creando numerose Free Trade Zone.
Bejin ha annunciato un pacchetto di stimolo economico da 4 trilioni di yuan (circa 500 bilioni di euro). Il pacchetto include riduzioni del cuneo fiscale per 2,5 trilioni di yuan (circa 318 bilioni di euro), interessi bancari più bassi, vare misure riguardanti il welfare e investimenti in infrastrutture.
Il deficit previsto è del 3,6%,in crescita rispetto al 2,8% del 2019, portando il debito dello stato cinese al 300% del pil.
Codice Civile
“I diritti personali,i diritti di proprietà […] devono essere tuttelati dalla legge, e non devono essere violati da alcuna organizzazione o individuo”. Capitolo di apertura del Codice Civile Cinese.
Importantissima introduzione è il primo Codice Civile Cinese, in 1.260 articoli, dove fanno capolino voci quali proprietà, contratti, diritto al matrimonio e famiglia (dove viene ribadito il divieto dei matrimoni omosessuali), eredità , responsabilità civile e i diritti della persona. Questi ultimi comprendono nello specifico la vita, il corpo, la salute, il nome, il ritratto, la reputazione e la privacy.
Il codice entrerà in vigore dal primo di Gennaio 2021.
Budget militare
Nel comparto difesa la Cina incrementa il budget del 6.6% (1.27 trilioni di yuan), tuttavia va notato che è un aumento minore rispetto al passato (8,1% nel 2018 e 7,5% nel 2019), segno che qualche risorsa è stata dirottata per contenere la frenata economica. Ricordiamo che nel comparto militare cinese è in atto da anni una possente riorganizzazione e modernizzazione, con scadenza nel 2045, di equipaggiamenti mezzi e dottrina, con particolare attenzione alla marina, forza di proiezione indispensabile per continuare a inseguire le proprie mire nel Mar Cinese Meridionale, e contrastare le forze USA e alleate. Questa espansione militare, e conseguentemente politica, è infatti fondamentale per ricostituire il territorio che la Cina dichiara come legittimamente proprio: quindi includendo Taiwan, il Mar Cinese, e, come vedremo più sotto, l’ormai quasi integrata Hong Kong.
(Zone di influenza dei principali attori nel sud-est asiatico)
L’ultimo passo verso la definitiva integrazione di Hong Kong
Negli anni numerose proteste si sono svolte a Hong Kong, raggiungendo l’apice nel 2014 con la cosiddetta “Rivoluzione degli ombrelli” e nell’ultimo anno a causa della ormai famosa legge sulla estradizione. Di quest’ultima ricordiamo la chiusura dei collegamenti aerei e l’assalto del parlamento da parte dei protestanti.
Pare però che Pechino voglia mettere la parola fine a questa situazione, creando la legge nazionale sulla sicurezza di Hong Kong, che prevede la forzatura dell’articolo 23 della costituzione Hongkongolese (in teoria attuabile per legge solo dal governo della città), che dovrebbe vietare “il tradimento, secessione, sedizione o sovversione, contro il governo del popolo centrale” o “il furto di segreti statali e vietare alle organizzazioni o agli organi politici della regione di stabilire legami con organizzazioni o organismi politici stranieri”. Questo comporta la perdita delle libertà di stampa, di manifestare e di associazione, ed è perciò oggetto di fortissime critiche da parte dei cittadini della provincia autonoma.
La legge è stata approvata tramite decreto il 28 maggio, scavalcando il parlamento cittadino, e ha come obiettivo ultimo di terminare il sistema “un paese due sistemi”, integrando definitivamente la città nella Cina e velocizzando l’ultimazione del mega-progetto della metropoli di 60 milioni di persone nel Delta del Fiume delle Perle (Che prevede anche la presenza di Hong Kong).
(Veduta aerea del Delta del Fiume delle Perle)
Non si sono fatte aspettare le proteste da parte dei pro democrazia nell’ex colonia britannica, nè le dichiarazioni congiunte da parte di Australia, Inghilterra, Canada e Stati Uniti, che hanno fortemente criticato il piano legge, dichiarando che avrebbe “fortemente eroso l’autonomia di Hong Kong e del sistema che l’ha resa così prospera”. Certo è che il destino della città sembra ormai sempre più irrimediabilmente segnato, ma come dice Rino Gaetano: “chi vivrà, vedrà”.
Conclusione
Questa edizione delle “due sessioni” è stata segnata dalle consegeunze dell’emergenza medica del Covid-19, che hanno obbligato il paese a rivedere momentaneamente alcuni importanti obbiettivi socio economici. Inoltre ha segnato due importanti passi in avanti: il primo nei confronti di una società più giusta tramite il Codice Civile, l’altro nella reale integrazione di Hong Kong.
Il messaggio che la Cina manda è quello di una nazione determinata a perseguire i propri obbiettivi e realizzare le proprie ambizioni; nonostante le importanti difficoltà economiche e le molte incognite sulla ripresa.