Da soli, su di un pianeta sconosciuto e con poco ossigeno; ma tranquilli, niente stress: Lifeless Planet è un gioco di esplorazione, non un survival.
Quello che rende buono o meno buono un gioco sono le sensazioni che ti trasmette e quello che ti rimane dentro quando lo hai finito. Non necessariamente serve una grafica mozzafiato, e le grandi produzioni non sono necessariamente sinonimo di riuscita. Lifeless Planet è un piccolo gioco che riesce più che onestamente a ritagliarsi la sua nicchia.
Ci ritroviamo nei panni di un astronauta che, inviato col suo equipaggio alla conquista di un pianeta rigoglioso, precipita con la sua navetta e si trova solo su di un pianeta completamente desertico e sconosciuto. Ma dietro l’angolo ci cela un mistero incredibile, e sarà nostro compito scoprirlo.
Lifeless Planet è un gioco di esplorazione molto rilassante. La maggior parte del tempo la passeremo a corricchiare, avvolti dalla nostra tuta spaziale, sulla superfice sabbiosa di un pianeta a noi sconosciuto. Di tanto in tanto troveremo degli indizi sulla nostra situazione e sulla storia nel suo complesso che aiutano molto ad entrare nel gioco. Anche se la grafica in alcuni momenti lascia a desiderare (diverse texture sembrano arrivare direttamente dai giochi di fine anni ’90), non si può negare che i paesaggi e gli sfondi svolgano un ruolo importante e più che soddisfacente per avvolgerci nel mondo di Lifeless Planet; certi scorci sono la tempo stesso tagliati con l’accetta e bellissimi da vedere.
Molto interessante, in questo senso, il fatto che quanto non sia direttamente centrato nella nostra visuale sia sfocato, rendendo così benissimo il senso della distanza e che l’attenzione deve essere rivolta ad una cosa per volta… come nella realtà.
Il mondo alieno è poco vario, ma non per questo è monotono; sebbene siamo quasi sempre legati a percorrere dei passaggi obbligati su catene montuose o all’interno di gole, c’è una costante sensazione di attraversare un mondo ostile, morto, ma non necessariamente costruito appositamente per renderci la vita impossibile. In effetti l’esperienza di Lifeless Planet ci mette sempre a nostro agio, utilizzando le sfide che ci vengono proposte sul nostro cammino non come il fulcro del gioco ma come intermezzi per raccontare una storia miscelandola al giusto livello di interattività per non annoiare.
Lifeless Planet insomma è tutt’altro che un gioco difficile; è più una esperienza di gioco, una storia da scoprire similarmente al già recensito 35MM. Da questo punto di vista i giochi hanno qualche punto di contatto; a partire dai dialoghi, da una certa atmosfera post-apocalittica, e forse certe altre cose che non menziono per non rovinarvi la sorpresa.
L’atmosfera di gioco è completata da un comparto sonoro molto azzeccato; la colonna sonora che accompagna certi momenti dell’avventura è molto bella (si fa un grande uso del violino, cosa abbastanza atipica), e sebbene in molti tratti non ci sia una musica di sottofondo, il rumore del vento, dei nostri passi sul terreno o del jetpack sono completamente avvolgenti e quasi ipnotici già dopo pochi minuti di gioco.
E quindi starete pensando che Lifeless Planet sia un capolavoro, giusto? Beh, non è così, ha alcuni aspetti da considerare. C’è da tenere a mente il fatto che stiamo parlando di un titolo minimalista, quindi semplice nella realizzazione e nel gameplay. Tutto è molto spartano (come detto certi aspetti della grafica ricordano giochi vecchi di venti anni) ma gestito con saggezza; per esempio quando ci troviamo in aree molto ampie, per farci capire che stiamo uscendo dalla zona di gioco la camera si blocca mentre il nostro personaggio continua ad allontanarsi; una buonissima trovata quando non si può o non si vuole realizzare un gioco open world.
Il contenuto non è enorme, e lo sviluppatore utilizza un ottimo modo per presentarci situazioni nuove con poco sforzo di programmazione. Non ci sono effetti grafici clamorosi, visto che tutto si basa sull’esplorazione e la storia. Per certi versi, con le debite differenze, l’approccio sembra essere similare a … solo che quello è veramente un capolavoro!
Il salvataggio si basa su un sistema di checkpoint che per fortuna sono frequentissimi. Il gioco non allunga artificialmente il brodo facendoci inutilmente ripercorrere gli stessi punti più e più volte, e quando si muore (avete presente cadere in un burrone di oltre 100 metri?) solitamente si riparte da poco prima.
Insomma, Lifeless Planet è una buona avventura per rilassarsi; ti racconta una storia, ti impegna il giusto per mantenerti vispo ma senza porre reali ostacoli (i pochi enigmi presenti sono facilmente superabili, ma serve comunque un minimo di ragionamento) ed è un titolo buono per perdersi in mondo diverso del quale possiamo farci un’idea solo molto avanti nel gioco, e mai avendo la certezza di aver compreso tutto.
È insomma un gioco particolare che va apprezzato per quello che è: una storia ben raccontata con delicatezza e senza stress. Unica nota sonata il prezzo: 20 euro sono veramente troppi, vi consiglio di prenderlo in offerta o in bundle intorno ai 7 euro; le 6-7 ore di gioco saranno in questo modo giustamente ripagate.
P.S.: per il 2021 è previsto Lifeless Moon; non è chiaro se si tratti di un seguito diretto o semplicemente un diverso capitolo ambientato nello stesso universo… restiamo sintonizzati.