C’erano grandi aspettative per questa serie Star Wars, tradite però dalla spietata realtà: storia vecchia e dal finale ampiamente conosciuto.
Dopo il grande successo di The Mandalorian e la misera figura rimediata da The Book Of Boba Fett, speravo di poter assistere ad un grande ritorno di Obi-Wan Kenobi nella serie a lui dedicata. Purtroppo non è andata così: sin dalle prime battute l’unico aggettivo che mi è venuto in mente per descrivere la serie è stato “vecchia”.
Partiamo sempre dal deserto di Tatooine, di cui ormai conosciamo abbastanza bene tutti i nomi dei granelli di sabbia intorno a casa Skywalker. Questa volta però andiamo a trovare Obi-Wan impegnato a sfilettare una carcassa gigante nel bel mezzo del nulla. Ho pensato: “Sai che buono questo sashimi di mostro con tutta quella sabbia lì intorno? Deve essere una prelibatezza”. Grazie al cielo Obi-Wan lo rifila alla sua cavalcatura e non se lo mangia.
Lasciando da parte l’umorismo becero, la cadenza di queste prime scene mi è sembrata abbastanza lenta da incutermi la stessa paura che ho percepito dopo la prima puntata di The Book Of Boba Fett. È anche vero che la regia provava ad esprimere una certa ripetitività per dare la sensazione di un isolamento forzato e un voluto disinteresse per gli eventi esterni; ho trattenuto quindi i sudori freddi e ho sperato che la situazione si sbloccasse.
Mi è quasi venuta tenerezza a guardare Obi-Wan che osserva da lontano la vita di Luke credendo di proteggerlo; avrei voluto avvisarlo che quella che si caccia nei guai è sua sorella Leila, ma tanto l’avrebbe scoperto di li a poco anche lui. Ci trasferiamo quindi su Alderaan, ridente pianeta boscoso che farà una brutta fine di lì a pochi anni, e chi ci troviamo? Una nostra vecchia conoscenza! Nel bosco folto troviamo il mitico “terzo pino” che ha recitato in quella schifezza di serie Cursed; vedi a perseverare, alla fine si arriva a fare le comparse alla Disney.
Bando ai ricordi, Leila viene rapita e chi chiamerai? No, gli acchiappa fantasmi non fanno servizio intergalattico, quindi rimane solo il povero Kenobi. L’idea di collegare in questo modo la giovane principessa al nostro protagonista per creare un buon allaccio con le dinamiche di Episodio IV non mi è dispiaciuta per niente. Purtroppo di apprezzabile credo rimanga solo questo e le scene mozzafiato del duello sotto i raggi di una luna aliena tra Obi-Wan e Darth Vader. Il resto è una storia dal ritmo un po’ vecchio a cui hanno dato una spolverata per l’occasione.
È stato molto bello risentire quel rantolo meccanico e rivedere quell’inespressiva maschera nera che incute tanto terrore, ma qualcosa di diverso si percepisce. Ho esultato sapendo che Luca Ward avrebbe prestato la voce a Darth Vader, ma le aspettative non sempre vengono ripagate: la voce di Luca è profonda e lui è molto bravo, ma non raggiunge quel cupo abisso che era riuscito a creare Massimo Foschi nella prima trilogia.
Tutta la vera azione, se poi si può chiamare così, si concentra negli ultimi due episodi. Ci sono le solite peculiarità di Star Wars, a partire dallo Star Destroyer che, pur con una potenza di fuoco invidiabile, non riesce mai ad avere la meglio sui moscerini fastidiosi; hai il solito esagerato plotone di truppe imperiali con gli occhi storti che partono ampiamente svantaggiati in un conflitto armato contro donne e bambini della resistenza. Ammetto però che questa volta qualcuno lo riescono a far fuori, anche se non in modo diretto, e questa è già una notizia di per sé.
Quello che manca sono scenari interessanti: Tatooine lo conosciamo bene, quindi non siamo particolarmente colpiti dalle belle inquadrature del sole al tramonto sul deserto; Alderaan è un bosco rigoglioso, ma nulla che attiri l’attenzione; i vari pianeti visitati prima del duello principale non stuzzicano la nostra sete di paesaggi fantastici. Almeno abbiamo un piccolo contentino quando le spade laser s’incontrano sotto la luce di luna aliena.
La storia portante è alla fine sempre la stessa: la giovane principessa rapita e lo Jedi di turno che la salva. Non c’è la storia d’amore, ma la folle ricerca di rivalsa che Darth Vader brama più di ogni altra cosa. Abbiamo il piacere di assistere a qualche strascico della mattanza dei Padawan e ai primi passi di una neonata resistenza, ma per il resto rimaniamo su una storia semplice e lineare di cui conosciamo ampiamente il finale.
Questa serie è bella? Sinceramente non è entusiasmante, il ritmo è quello di una storia vecchia abbellita con un paio di fiocchetti, ma che non sposta praticamente nulla. Obi-Wan viene dipinto in questa serie come un uomo spento a cui viene data una seconda possibilità; per arrivare a quel punto ne ha dovuta fare di strada. Se volete davvero conoscere Obi-Wan dovete approfondire con le serie animate che ne narrano ampiamente le gesta durante la guerra, e lì conoscerete anche il giovane Anakin Skywalker con le sue molteplici sfaccettature.
Ammetto che il mio giudizio è molto influenzato dall’aver rivisto in azione Darth Vader, un tuffo nei ricordi che porta tanta nostalgia, ma sinceramente, senza la presenza del mitico servitore del lato oscuro, non avrei mai dato la piena sufficienza a questa serie. Quindi, che il lato oscuro sia con voi e godetevi quel rantolo meccanico che incute ancora tanto timore!