Il mercato delle armi turco è in ascesa e sta proiettando il Paese del Presidente Erdoğan verso un ruolo di leader regionale con ambizioni globali.
Negli ultimi anni, la strategia turca nel settore difesa ha compiuto passi significativi verso la nazionalizzazione della propria industria, consolidandosi come uno dei principali esportatori di armamenti a livello globale. Il Paese del Presidente Erdoğan è riuscito negli anni a sviluppare una strategia autonoma che pone oggi la Turchia come attore strategico nel Golfo Persico e in Africa, creando un mercato regionale alternativo a quello europeo ed USA.
Uno dei fattori chiave alla base di questa crescita è la capacità della Turchia di produrre equipaggiamenti militari di alta qualità a costi competitivi. L’accento posto sulla produzione interna ha contribuito a ridurre sensibilmente i costi di produzione, consentendo ad Ankara di offrire prezzi più competitivi sul mercato globale degli armamenti; questi vantaggi si sono tradotti in una crescente quota di mercato per le esportazioni turche, soprattutto in regioni come la Penisola Araba e il Corno d’Africa.
La Turchia ha intrapreso la strada verso l’autosufficienza a seguito dell’embargo imposto dagli USA nel 1974, consequenziale all’intervento militare turco a Cipro. L’isolazionismo vissuto all’epoca da Ankara ha messo in luce il pericolo derivante da un approvvigionamento militare completamente dipendente dall’estero; dagli anni ‘80 il Paese ha iniziato così un investimento costante nell’industria delle armi e dei velivoli militari.
Negli ultimi vent’anni, sotto la guida del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) del Presidente Erdoğan, la Turchia ha rafforzato ulteriormente questo impegno; ingenti investimenti sono stati fatti nell’industria della difesa, portando a una rapida espansione delle capacità produttive nazionali. Lo sviluppo del caccia Kaan, lanciato nel 2023, ne è un esempio emblematico; nonostante le sue caratteristiche non siano paragonabili ai caccia USA F-35, il Kaan rappresenta rappresenta oggi uno standard per i Paesi della regione.
Il successo turco è evidente dall’accordo da 3 miliardi di dollari del 2022 con l’Arabia Saudita per la fornitura di veicoli aerei senza pilota, la più grande esportazione di difesa nella storia della Turchia. Questo, insieme ai legami stretti con Paesi come Qatar ed Emirati Arabi Uniti, ha consolidato il ruolo di Ankara come fornitore di fiducia per le monarchie del Golfo. Anche il Corno d’Africa riveste un’importanza strategica crescente. Ankara ha stabilito una base in Somalia, la più grande all’estero, sottolineando come il Paese utilizzi le esportazioni di armi per rafforzare le relazioni di sicurezza con i suoi alleati. La presenza turca nella regione permette di influenzare le dinamiche di sicurezza locale e di proiettare il proprio potere lungo il Mar Rosso e l’Oceano Indiano, cruciali per le ambizioni turche di accedere a rotte marittime strategiche e sfruttare i mercati africani emergenti.
L’indipendenza della politica estera turca ha certamente facilitato l’espansione dell’industria della difesa; la capacità di diversificare i propri partner, inclusi Paesi soggetti a sanzioni internazionali, rende la Turchia un attore centrale nel mercato globale degli armamenti per quei Paesi che cercano tecnologie avanzate senza le restrizioni imposte dai fornitori occidentali. Ankara ha dimostrato una spiccata capacità diplomatica nel fare i conti con le sanzioni occidentali, riuscendo a concludere accordi con Paesi ostili allo schieramento occidentale.
Un altro ostacolo per il mercato turco è la dipendenza da componenti estere per tecnologie avanzate, un problema diffuso nel mondo degli armamenti e che vede USA e Cina esercitare un controllo quasi monopolistico nel settore tecnologico; la Turchia riesce oggi a contenere questa dipendenza grazie ad una filiera interamente locale che si affida alle industrie turche per l’assemblaggio delle compenenti.
Il Paese del Presidente Erdoğan non è il primo ad utilizzare il mercato delle armi per guadagnare influenza internazionale; Ankara non è ancora al livello delle grandi potenze ma sta riuscendo a competere a livello regionale con l’Iran, finora leader nelle regioni mediorientali. Il successo dell’industria bellica turca è indiscutibile e sta proiettando il Paese verso il tavolo a cui siedono i grandi attori dello scenario geopolitico globale.