Le tensioni con la Svezia isolano la Turchia all’interno della NATO

L’opposizione di Ankara alla domanda di adesione svedese alla NATO sta provocando ripercussioni su tutto lo schema di alleanze che coinvolgono il Patto Atlantico.

 

 

Stoccolma è negli ultimi giorni teatro di numerose proteste anti-turche. Nel maggio 2022 ha presentato la propria domanda di adesione al Patto Atlantico insieme ai cugini scandinavi della Finlandia; le richieste simultanee dei due Paesi sono scaturite dall’invasione russa dell’Ucraina e sono state salutate con entusiasmo dall’Europa e dagli Stati Uniti mentre proprio la Russia e anche la Turchia hanno palesato il proprio disappunto. Quest’ultima, che negli ultimi anni ha vissuto relazioni turbolente con la Svezia, è ad oggi l’unico Paese NATO ad opporsi alle due domande di adesione alla coalizione militare. Il prossimo giugno è previsto il vertice NATO che potrebbe accogliere definitivamente svedesi e finlandesi all’interno dell’Alleanza, ma Ankara pone delle condizioni che difficilmente verranno accolte a Stoccolma.

L’ingresso di nuovi Stati all’interno del Patto Atlantico deve essere sottoposto a voto favorevole dei Membri secondo la regola dell’unanimità e il voto turco è l’unico che ad oggi bloccherebbe il processo. Le condizioni poste dal Governo di Erdogan per il proprio giudizio favorevole prevedono che la Svezia riveda la propria definizione giuridica di terrorismo e che consenta l’estradizione nei confronti di alcuni cittadini curdi ricercati dalle forze dell’ordine di Ankara. Sebbene questo caso riguardi principalmente la Svezia, anche la Finlandia viene accusata dei medesimi comportamenti da parte della Turchia; i due Paesi del Nord Europa, infatti, continuano a dare rifugio a centinaia di militanti curdi e negano le numerose domande di estradizione turche.

 

 

Il Primo Ministro svedese, Ulf Kristersson, ha dichiarato che il proprio Paese ha prodotto il massimo sforzo per rassicurare il Governo turco riguardo le proprie rimostranze ma, complici alcune manifestazioni anti-Erdogan avvenute nel Paese, i risultati sono stati vani. Nelle scorse settimane hanno fatto il giro del mondo le immagini che ritraggono un’effige del Presidente turco impiccato ad un lampione della capitale svedese mentre nelle ultime ore una dimostrante ha bruciato il Corano durante una manifestazione di protesta contro la Turchia. Se la situazione era già difficile in precedenza, ora rischia di divenire insostenibile.

I turchi ad oggi rappresentano l’unico Membro NATO controcorrente rispetto alla maggioranza e, complice la vicinanza ideologica e partenariale con la Russia, sempre più Governi guardano con sospetto alle mosse di Erdogan. In un momento storico delicato come quello attuale, in cui un conflitto è in pieno svolgimento alle porte dell’Europa, Ankara sta dimostrando posizioni ambigue: il rifiuto a Svezia e Finlandia si accompagna alla decisione di acquistare il sistema missilistico russo S-400, strumento impossibile da integrare con i sistemi d’arma NATO. L’ultima richiesta presentata alla Svezia, cioè quella di rivedere le proprie leggi in termini di estradizione e di protezione nei confronti dei dissidenti politici, sembra un proposta talmente azzardata che pare fatta apposta per essere bocciata.

La Turchia considera i curdi il principale problema di sicurezza interna del Paese; negli ultimi anni la potenza militare turca si è spinta sempre con maggior vigore nei confronti delle formazioni paramilitari come il PKK e YPJ. Molti dei dissidenti appartenenti a queste formazioni sono fuggiti dalle persecuzioni turche e hanno trovato rifugio politico in Europa e in particolar modo in Svezia.

 

 

Che il Paese di Erdogan si stesse allontanando dagli obiettivi strategici della NATO lo si era visto già con la crisi in Siria, quando Ankara si rifiutò di concedere alla coalizione le proprie basi aeree per lanciare attacchi nei confronti dell’ISIS; inoltre, gli Stati Uniti hanno collaborato direttamente con alcune formazioni paramilitari curde proprio per affrontare il difficile contesto siriano. Questi atteggiamenti non hanno indispettito solamente il Governo turco ma anche gran parte della popolazione che ormai vede sempre di più i curdi come un nemico interno con cui è impossibile una riconciliazione. La Guerra in Ucraina e la volontà di allargamento della NATO hanno quindi portato a galla più velocemente delle tensioni che erano in via di emersione e che nel breve futuro troveranno, probabilmente, un finale che riscriverà la posizione della Turchia all’interno del Patto Atlantico.

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