Lost Ollie: la recensione

Ci sono poesie nere e intense come una penna che sanguina inchiostro. E ci sono serie che le riescono a decantare in un modo nuovo.

 

Lost Ollie recensione

 

Lost Ollie è una miniserie di 4 episodi che si può vedere su Netflix, ed è tratta dal romanzo Ollie E I Giocattoli Dimenticati di William Joyce. Alla regia c’è il premio Oscar Peter Ramsey, tanto per farvi capire la bordata di questo titolo, e l’animazione è di quelle sperimentali live action/stop motion che lasciano a bocca aperta. È fatta così bene che, dopo pochi minuti di visione, vi sembrerà normale che un bambino chiacchieri col suo coniglietto del cuore mentre si lava i denti. Il capolavoro di quest’opera, però, non è solo visivo (la fotografia è da urlo!). La genialata sta tutta nella trama.

La miniserie parte come un qualsiasi Toy Story, col giocattolo preferito di Billy che si perde e che cerca la strada di casa… ma subito si vira sull’horror. Sì, avete letto bene: sull’horror. Ve la farete sotto per clown spaventosi, orsetti senza occhi e ippopotami sventrati come nei più crudi splatter di serie B e C. Scapperete da loro insieme a Ollie (questo il nome del protagonista patchwork) tra luna park in disuso e laghi sbiaditi nella nebbia, ma non solo con l’adrenalina nelle vene; anche il cuore, in questo titolo, ha la sua parte. E bella grande.

E’ una storia di perdite, di lutti, di come la vita possa cambiare all’improvviso. Di discese ripide e risalite difficili, di persone che sembrano buone e sono cattive e di persone che sembrano cattive e sono buone. E’ una storia moderna che si appoggia comodamente sui più classici snodi della semiotica anni novanta. Ha dentro di sé il dolore, l’amore, l’avventura, il bullismo, la malattia, la voglia e il dovere di crescere, la perdita e ogni sentimento, ogni momento e ogni spinta che ti arrivano potenti come un bel calcio in culo. E così si arriva a toccare le più profonde corde dell’animo umano: quelle di un bambino di nove anni che perde il suo migliore amico proprio nel momento in cui la sua infanzia si sfascia sotto il peso di eventi più grandi di lui.

 

Lost Ollie

 

Il passaparola su Lost Ollie sta lavorando meglio di una promozione massiccia e noi lo alimentiamo con molto piacere. Alcuni lo considerano Il Mago di Oz 2.0; di certo è una narrativa di questo millennio che andrebbe proposta ai nostri figli ma fruendone insieme a loro. E questo perché non sempre la televisione serve per “toglierceli dalle palle”; a volte, anzi, può essere il biglietto da staccare per partire insieme verso un viaggio lontano che merita di essere fatto. E questa va fatto per davvero, mano nella mano.

Il montaggio è parte integrante della narrazione con salti temporali continui che però non generano mai confusione ma che, anzi, donano ritmo ad un intreccio già movimentato di suo. Le stagnanti paludi di alcuni prodotti simili sono molto lontane; qua si surfa su una gigantesca onda di emozioni. E sensi di colpa.

Perché chiunque abbia visto quest’opera sarà andato a cercare il feticcio della sua infanzia abbandonato chissà dove forse con troppa fretta. Per molti di noi ormai è tardi ma facciamo sempre in tempo a coccolarci i nostri figli e i loro amichetti del cuore. Lacrimuccia.

 

Lost Ollie, 2022
Voto: 8
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