Missione fallita, signora Von Der Leyen

Il tentativo del Presidente UE di indirizzare il voto in Italia è fortunatamente franato, ma getta definitivamente la maschera sulla finzione della democrazia europea.

 

 

Quanto avvenuto negli ultimi giorni ad opera delle forze che manovrano dietro l’Unione Europea tramite le parole del Presidente della Commissione Europea non può e non deve essere ignorato, e neppure sottostimato. L’ente sovrannazionale che è stato messo al controllo di un intero continente con manovre spesso oscure, con il supporto di minoranze politiche influenti all’interno dei vari Stati membri ed i cui rappresentanti non rispondono ai cittadini europei, ha finalmente gettato la maschera: l’obiettivo è quello di azzerare la volontà popolare, di rendere inutili ed ininfluenti le elezioni nazionali e di utilizzare gli Stati membri come vassalli agli ordini indiscutibili di marionette di avidi gruppi di potere. Qualcosa di nuovo solo per chi non ha seguito le mosse dell’UE negli ultimi venti anni.

 

 

L’affermazione di Ursula Von Der Leyen “nel caso in Italia andasse male abbiamo gli strumenti adeguati” è quanto di più grave ed intollerabile il popolo italiano potesse sentire. È un messaggio che voleva e vuole spingere gli elettori italiani a non andare alle urne; un metodo subdolo, figlio di un’arroganza e di una sfacciataggine propria di chi sa di essere intoccabile, ma anche sintomo di una paura di vedere il giocattolo rompersi. Insomma, gli europadroni temono che si possa sfilacciare un sistema di controllo costruito con la complicità di quei politici che hanno svenduto il nostro Paese pur di rimanere incollati allo scranno del potere.

Ma il gesto della Von Der Leyen è anche il perfetto esempio di come le interferenze esterne sulle elezioni dei vari Paesi vengano commentate in modo diverso a seconda di chi le fa, visto che le affermazioni di Lavrov di qualche settimana addietro (che invitava a scegliere partiti meno inclini a supportare le sanzioni) sono state attaccate in modo sacrosanto dalla quasi totalità del panorama politico italiano (e ad astenersi non sono stati i partiti di centro-destra) mentre da sinistra non è arrivata la stessa determinazione verso la censura per le parole della Von Der Leyen. E questo senza menzionare i titoli della stampa internazionale vicina ad un certo establishment.

 

 

Il senso di Europa unita è morto sul finire degli anni ’90, quando poche ma influenti persone hanno deciso di trasformare la Comunità Economica Europea, una fino allora positiva ed apprezzata esperienza mirata a regolare trattati ed accordi economici tra Paesi dalle tradizioni sociali e politiche decisamente omogenee, in uno Stato sovranazionale, una federazione forzata dove imporre politiche e decisioni non necessariamente utili o accettabili dalla sua popolazione.

Chi oggi si batte fortemente contro l’Unione Europea lo fa perché ha un chiaro ricordo di cosa è stata la CEE nel corso del dopoguerra; e quella era sì uno strumento di pace e stabilità come immaginato da Adenauer, De Gasperi, Spinelli, Monnet, Schuman e Spaak. Perché vuole che l’UE smetta di essere la longa manus di poche nazioni e che tratti in modo criminale chi alza la testa e dissente dal pensiero imposto centralmente (come è stato per la Slovacchia, la Lituania, la Polonia e l’Ungheria, nazioni che esprimono tutte dei governi democraticamente eletti). Perché vuole insomma che l’Unione Europea torni ad essere un consesso dove si possano discutere liberamente le diverse visioni, e non un freddo palazzo di cristallo in mano a pochi e completamente ostile ai pensieri ed alle opinioni di larghe fette di cittadini europei.

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