The Suicide Squad – Missione Suicida: la recensione

James Gunn si presenta alla DC con un film che sicuramente si discosta nettamente dalle proposte precedenti; questa scelta sarà vincente?

 

 

La DC ci riprova con la Suicide Squad, un gruppo di detenuti dalle abilità speciali che viene reclutato per compiere missioni ad altissimo rischio di morte, e lo fa provando a puntare su James Gunn, il regista dei Guardiani Della Galassia, strappato dalle grinfie della rivale Marvel. Il primo capitolo cinematografico non ha avuto una piena riuscita, soprattutto a causa di una trama banale e una scarsa profondità dei personaggi; questo rilancio saprà compensare le mancanze evidenziate in precedenza?

The Suicide Squad – Missione Suicida poteva andare in due direzioni diametralmente opposte: staccarsi totalmente dalle impostazioni cupe delle pellicole precedenti di casa DC o rimanere nel solco già scavato, confezionando però un prodotto di livello completamente diverso. James Gunn ha fatto la prima scelta ed ha portato una ventata di novità nell’universo di Batman e compagni, ma lo ha fatto andando decisamente oltre alle aspettative iniziali.

La Task Force X, anche nota come Suicide Squad, viene inviata a Corto Maltese (chiamata così in omaggio al personaggio di Hugo Pratt), un’isola antiamericana che ha subito recentemente un colpo di Stato. Un primo gruppo di criminali guidati dal Colonnello Rick Flag, tra cui è presente Harley Quinn, viene utilizzato come diversivo e mandato al massacro proprio in bocca all’esercito maltese; invece un secondo gruppo, guidato dal mercenario Bloodsport, sbarca sull’isola di nascosto ed in totale tranquillità. Il loro obiettivo è assaltare la prigione di Jötunheim e scoprire di più sul misterioso progetto Starfish.

 

 

Dopo aver assistito ai due primi film sui Guardiani Della Galassia è lecito pensare ad un prodotto sulla Suicide Squad con le stesse caratteristiche di azione e divertimento, ma così non è avvenuto. James Gunn decide di andare oltre proponendo un film che stupisce e lo fa raccontando una storia tambureggiante, ma a tratti forse fin troppo demenziale.

Margot Robbie (Barbie, The Wolf Of Wall Street, C’Era Una Volta A Hollywood, Babylon, Sopravvissuti) riprende i panni di Harley Quinn, senza però stupire come in passato; insieme a lei tornano anche Joel Kinnaman (RoboCop, Altered Carbon, The Killing) e Viola Davis (Solaris, Le Regole Del Delitto Perfetto, Hunger Games – La Ballata Dell’Usignolo E Del Serpente) nei rispettivi personaggi del Colonnello Rick Flag e del capo del programma Task Force X Amanda Waller. Con i tre veterani troviamo nomi famosi come Idris Elba (Pacific Rim, Luther, Beast, Fast & Furious – Hobbs & Shaw), che interpreta un Bloodsport molto simile al personaggio di Will Smith del primo film, John Cena, che interpreta Peacemaker, da lui stesso definito come una specie di “Capitan America ma più stronzo”, e Sylvester Stallone (Rocky, Rambo, I Mercenari, Over The Top, Demolition Man, Guardiani della Galassia Vol. 3) che si presta alla computer grafica per interpretare King Shark, uno squalo umanoide.

Un cast importante arricchito ulteriormente da tante comparse e dal “cattivo” di turno, Thinker, interpretato da Peter Capaldi (uno degli ultimi Doctor Who). Ci sono effettivamente molti personaggi, probabilmente addirittura troppi, e non c’è tempo per metterli in mostra tutti quanti; tanto vale farli “schiattare” velocemente e male! La domanda però sorge spontanea: perché inserire così tanti figuranti che appaiono e scompaiono come comete nel cielo notturno? La risposta è abbastanza semplice: per stupire lo spettatore!

 

 

I protagonisti invece hanno tempo di mostrarsi? Purtroppo anche per loro c’è davvero poco spazio: la trama si evolve velocemente e non sembra davvero esserci possibilità di indugiare su quello che non è funzionale per lo svolgimento della storia. Brevi incursioni nel passato di qualche protagonista ci sono, ma per il resto il regista sembra far sua l’esclamazione del Bianconiglio: “Presto che è tardi!”.

Dopo un avvio che può strappare qualche sorriso per il massacro iniziale, James Gunn continua ad usare la stessa impostazione nelle scene seguenti ammazzando comparse a destra e a sinistra. Questo modus operandi continua praticamente fino alla fine del film riducendo spesso il tutto in una bella spremuta di sangue dai tratti a volte demenziali. In sé e per sé la storia di base regge anche abbastanza bene e la minaccia di Thinker, unita al progetto Starfish, sono in fin dei conti interessanti; per il resto però c’è uno schema ripetitivo piuttosto banale. Sinceramente mi aspettavo qualcosa di diverso da una proposta DC e soprattutto dal regista che ha dimostrato invece di poter fare opere divertenti ed anche di un certo spessore emotivo.

La critica di settore si è allinea sostenendo che The Suicide Squad – Missione Suicida sia su un altro livello rispetto al primo film; io non ho trovato tutta questa differenza tra le due proposte e non penso proprio che, disseminando la storia di cadaveri, il prodotto realizzato dal regista statunitense possa definirsi migliore del precedente. Questo prodotto della DC è sicuramente servito allo scopo di dare un bel segnale di rottura con il passato e, vedendo dove è arrivato James Gunn all’interno della DC, si capisce anche il perché di tante scelte; questo però è probabilmente l’unico merito che posso dare ad una pellicola che alla fine è in linea con la precedente.

 

The Suicide Squad – Missione Suicida, 2021
Voto: 5,5
Per condividere questo articolo: