Affrontare la rinascita sin dal parto è una novità, ma il bambino che a tre anni combatte meglio di un giovane avventuriero è innaturale.
Ultimamente recensisco diversi manhwa, o manga coreani, che hanno in comune, come perno iniziale della loro storia, il tema della seconda possibilità; difficilmente però affrontano il tema di una rinascita così prematura. The Beginning After The End parte proprio da zero, dalla seconda venuta al mondo del nostro protagonista e questo mi ha lasciato alquanto perplesso. Cosa potrà mai fare d’interessante un neonato?
La risposta è semplice: nulla! Di fatti la prima parte di quest’opera è abbastanza fiacca e, sotto un certo profilo, pure piuttosto inquietante: lo spirito del soldato, del veterano di mille scontri, del nobile sovrano, è rinchiuso in un guscio da neonato che è praticamente incapace di fare qualsiasi cosa in autonomia. Questo costringe l’autore, che si firma TurtleMe, ad inventarsi qualcosa di buffo e divertente per riempire la crescita del suo protagonista. Art, questo è il nome del bambino, ha comunque l’intelligenza di una persona adulta e quindi può leggere tranquillamente i libri per trarne informazioni utili su questo nuovo mondo.
Vedere un piccolo monello gattonare verso la libreria, sedersi a cosce larghe e cominciare a leggere libri, invece di distruggerli come sarebbe ovvio, mi ha dato subito la fortissima sensazione di sbagliato. Purtroppo questa sensazione non sparisce procedendo con il racconto, perché non trascorre poi molto prima che Art inizi la sua incredibile avventura. A soli tre anni infatti è già stato capace di ottenere l’uso della magia, ha imparato a leggere, a scrivere e sa maneggiare rozzamente la spada; specialmente quest’ultima abilità stona parecchio perché il suo corpo è ancora piccolo e goffo. Un bambino di tre anni che sa fare tutte queste cose è abbastanza innaturale, ma per gli adulti che interagiscono con lui è tutto normale.
La trama ovviamente non è incentrata solamente sull’infanzia di Art, ma le sue avventure tra i tre e i sette anni sono piuttosto movimentate. Il meraviglioso e selvaggio mondo al confine con gli elfi è una bella distrazione; purtroppo non ci fa ancora dimenticare che il bimbo è solo un bimbo ed è sorprendentemente inadatto fisicamente a fare certe cose. Se tutto questo non dovesse bastare, tre anni prima di accedere alla scuola magica per eccellenza dell’impero umano, il grazioso bambino decide di diventare pure un avventuriero.
Il ragazzo prodigio di dodici/quattordici anni è più comune come figura rispetto a quella di un avventuriero a otto anni; bisogna quindi aspettare solo ottantacinque capitoli per arrivare finalmente ad un personaggio che può essere più credibile. Ovviamente con tutta l’esperienza maturata ed il potere accumulato, Art si ritrova ad essere una delle persone più influenti e potenti di tutto il suo continente. Torno così a chiedermi: non era meglio spostare di qualche anno lo svezzamento del bambino e posizionare l’inizio delle sue incredibili gesta intorno agli otto anni?
Quindi è tutto sbagliato ed innaturale? No, ma qualcosa di strano comunque rimane. La caratterizzazione di questo genere di protagonista è molto simile ai lavori che hanno a che fare con le seconde possibilità, ma il mistero che ruota intorno a questo mondo è altrettanto interessante. Oltre agli intrighi di potere che vedono Art come bersaglio da sfruttare, o avversario da eliminare, ci sono tutta una serie di mezze verità lasciate a decantare in attesa di qualcuno che le sbrogli. Piccole tracce, ma di portata gargantuesca, alimentano la curiosità del lettore che si ritrova ad aspettare gli eventi futuri.
Non possono mancare le piccole trame amorose che però vengono abilmente accantonate a causa dell’importante differenza di età, spiritualmente parlando, tra Art e le giovani ragazze che si sono invaghite di lui. In fin dei conti il nostro protagonista ha conservato totalmente il ricordo della precedente vita e non è a suo agio nell’approfittarsi di ragazzine in piena tempesta ormonale. Questa è una differenza culturale importante tra Corea e Giappone, visto che un qualsiasi personaggio giapponese, nelle stesse condizioni, sarebbe amabilmente finito in situazioni piuttosto imbarazzanti per creare quella tensione erotica moto gradita al lettore nipponico.
Le tavole, pur non essendo sempre perfette, mantengono una qualità di base apprezzabile. L’artista, che si firma Fuyuki23, ha una buona cura nel dettaglio e un discreto uso dei colori. Molti dei suoi colleghi coreani hanno difficoltà a generare profondità nelle scene che elaborano, mentre il disegnatore di The Beginning After The End ha una buona capacita prospettica. Il lavoro è quindi nel complesso abbastanza interessante, anche se si fa fatica a dimenticare quell’inquietante bambino dei primi capitoli.
Non siamo ancora all’altezza di Solo Leveling, ma la proposta non è per niente malvagia. La trama può riservarci diverse sorprese e questo è un bene visto che la caratterizzazione del protagonista è in linea con la maggior parte delle opere di questo genere. Graficamente si può sempre migliorare, anche se le tavole sono realizzate già con una buona cura. In questo momento l’opera conta oltre centoventi capitoli e siamo ancora nella fase adolescenziale del protagonista; c’è tanto ancora quindi da raccontare. Ve lo consiglio? In questo momento è forse una delle migliori proposte coreane sul mercato, anche se quel bambino inquietante continua a non convincermi del tutto.