Quando i sogni non devono morire all’alba

Qualche giorno fa, per questo articolo avevo in mente qualcosa di diverso. Volevo parlare dei sondaggi pilotati, della truffa del concetto di “voto utile”, di quanto i vecchi partiti stessero tremando di fronte ai movimenti venuti dal basso, dalla gente comune. Poi, a un certo punto, la barchetta nuova nuova sulla quale ero salito convinto e fiero delle mie idee esplode dall’interno, e le priorita’ cambiano.

 

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Nelle ultime settimane non ho di certo nascosto di aver parteggiato per il movimento di Oscar Giannino, Fare per Fermare il Declino. Io, come altre persone che stanno in queste ore esprimendo il loro sconforto, mi trovavo in sintonia con molte delle proposte fatte, e sicuramente nell’analisi della situazione attuale. Per una volta, la prima, credo, da quando ho diritto di voto, mi sentivo di far veramente parte di un movimento nel quale potevo sguazzare, circondato da persone con la mia stessa visione di etica e di Stato.
Poi, il trauma che faccio anche solo fatica a riportare: si scopre a cinque giorni dalle elezioni che Giannino ha da sempre millantato sul suo master alla Chicago Booths e sulle sue due lauree; e dallo smarrimento inziale si passa al non puo’ essere, ci deve essere un errore fino al non ci voglio credere, e’ assurdo, e’ una cosa folle.

Ecco, chi come me ha passato le ultime ore sballottato su quella barchetta nuova nuova, bucata da dentro, preda di venti, onde e tempeste, oggi e’ comprensibilmente disorientato – giusto per usare un eufemismo. Quello che fonti interne di Fare davano oltre lo sbarramento del 4% alla Camera su base nazionale, oggi e’ un movimento (ma mi dicono essere un vero e proprio partito) che deve ritrovare una credibilita’ in tre-dicesi-tre giorni. Ieri e’ stata nominata Silvia Enrico, avvocato 36enne non candidata alle elezioni, come nuovo coordinatore nazionale. Sul sito di Fare ci sono ancora tutte le proposte fatte e che il partito si prefigge di portare avanti; ma oggettivamente, la botta e’ stata forte.

Non ho nessuna intenzione di difendere Giannino in alcun modo. C’e’ chi in rete dice che in fondo ha solo abbellito il curriculum, ma penso che chi imposta un movimento di pensiero incentrato sulla trasparenza, sul merito e sulla pulizia non puo’ permettersi di commettere un atto cosi’ grave, oltre che grossolano. Si puo’ anche discutere sui modi e sui tempi usati da Zingales, co-fondatore di Fare, per far emergere la vicenda (c’e’ chi parla di un’azione pianificata a tavolino, visto anche che ieri Zingales ha appoggiato l’acquisto di La7 da parte di Urbano Cairo, ex di Berlusconi, a cui Fare stava erodendo non pochi voti); resta comunuqe innegabile che il danno arrecato e’ gigantesco.

A mio parere per l’elettore simpatizzante oggi si aprono un paio di scenari, e al contrario di quel che qualcuno prova a dire per rassicurarsi, nessuno rafforza Fare per Fermare il Declino.
Intanto, il programma resta lo stesso, validissimo e studiato da molte teste pensanti ed indipendenti del liberalismo italiano. Non lo condivido in toto, ma resta pulito e chiaramente mirato a ravvivare la depressa economia nazionale, cosi’ come a rimuovere gli sprechi del pubblico. Quindi ci sara’ una fetta di elettorato, purtroppo credo minoritario, che continuera’ a credere nel progetto. Qualcun altro potrebbe effettuare un voto disgiunto, visto l’insuperabile sbarramento al Senato dell’8%. Altri ancora (forse i piu’) potrebbero rigirare il loro voto altrove.

Concordo con chi dice che chi votava Fare difficilmente potrebbe andare o tornare a PDL, Lega e altre figure del centro-destra. Chi vota Fare lo fa perche’ ha un’idea chiara di trasparenza e pulizia, e di certo non va ad appoggiare partiti compromessi da tempo. Forse qualcuno potrebbe tornare al PD, noto contenitore del tutto e del niente, ma probabilmente la maggior parte si troverebbe con un dubbio amletico: non votare del tutto, o scegliere una alternativa analoga, seppure radicalmente differente.

 

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Inutile nasconderlo: se si vogliono cambiare le cose in Italia, o si vota Fare, o si vota Movimento 5 Stelle. Fare rimane un partito con idee solide, incontrovertibili, e sebbene sia provato da quanto successo in questi giorni, probabilmente superera’ il momento e diventera’ un fattore nel prossimo futuro. Grillo non dice cose sbagliate; certo, e’ un trascinatore e in certe occasioni il suo modo di fare “spettacolo” trascende quasi nell’esaltazione, ma e’ anche un modo per smuovere le coscienze e radunarle, dare una direzione e una compattezza a chi da anni cerca un’alternativa. E attenzione: per fortuna la struttura dirigente del M5S e’ diversa dal suo elettorato, spesso composto da estremisti, da antiamericani, da ex-sessantottini. Certo, influenze ce ne sono, ma resta il fatto che il M5S sicuramente sara’ in doppia cifra percenutale sia alla Camera che al Senato, e nonostante i suoi piccoli passi falsi a livello locale, dovuti all’inesperienza dei suoi rappresentanti, ha dimostrato in ogni occasione di lavorare secondo i parametri di etica e trasparenza comuni a Fare.
Certo, si puo’ lamentare che Grillo e Casaleggio gestiscano il M5S in modo verticale (anche se attivisti mi dicono che dall’interno le cose sono molto diverse da quello che viene riportato dai media), eppure queste sono le alternative.

Cosa faro’ nel segreto del seggio elettorale ancora non lo so, di certo andro’ a votare e scegliero’ per qualcosa che parte da chi vuole cambiare le cose. Non ho piu’ la certezza di sentirmi “a casa” con un simbolo, ma tant’e’. Bisogna gettare il tavolo all’aria e mandare a casa, o in galera se lo dovessero meritare, tutti coloro che in questi anni hanno concorso a distruggere questo paese.

Non voglio rendermi complice di una classe dirigente bipartisan collusa con le banche,  votata all’avidita’ e all’interesse personale, nella migliore delle ipotesi ancorata a mondi e ideologie fortunatamente scomparse da decenni.

Anche non votare, anche astenersi sarebbe un voto a loro favore.

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