Ma i Vigili Urbani non erano amici dei cittadini?

Roma, Giovedì mattina. Giornata di pioggia, giornata di lavoro. Stamattina c’è da bagnarsi ad andare in moto,  ma per fortuna appena alzo la serranda del garage smette di piovere. Tanto meglio: già farò fatica a sopravvivere alle strade di Acilia, che si allagano letteralmente con appena due goccie di pioggia. Qui l’amministrazione comunale ha fatto scempio per decenni.

 

 

In barba al piano regolatore, al rispetto del verde, della viabilità, dei servizi, qui tutte le giunte comunali – di sinistra e di destra – hanno e continuano tuttora a consentire scempi urbanistici, con colate indiscriminate di cemento che distruggono l’ultima zona verde in prossimità del mare, il tutto senza realizzare le minime strutture necessarie per la vivibilità dei nuovi quartieri. E allora non serve sperare di avere un impianto fognario per lo meno decente: non ci sono tombini per le acque piovane, e le strade diventano fiumi che spesso allagano box e scantinati, e che nascondono buche profonde, trappole pericolosissime per noi motociclisti. Giuro, ho girato tutta l’Europa in moto (e parlo di stradine di paese) e le strade ridotte come ad Acilia le ho trovate solo nelle zone più depresse della Polonia e della Lettonia.

Mi lascio alle spalle via Molajoli, ma arrivando su via di Acilia vengo colto dallo stupore: c’è fila, ferma, in direzione Cristoforo Colombo. E’ davvero un evento, in 15 anni che abito in zona una fila così l’avro’ vista un paio di volte. Ci sarà stato un tamponamento più avanti, penso.
Mi districo fra gli automobilisti fermi; i più agevolano il passaggio di noi motociclisti, qualcuno si mette in mezzo a bloccarci, come fossimo la causa del traffico e non una macchina in meno in attesa al semaforo.

Anche in senso inverso il traffico è intenso, ci metto quasi dieci minuti a raggiungere la Colombo. Qui, curiosamente, non ci sono i Vigili Urbani a gestire il traffico come ogni mattina; o meglio, la macchina c’è, ma stanno dentro, non al controllo del semaforo.
I minuti passano, la gente si spazientisce a vedere il flusso di auto proveniente da Ostia scorrere spedito, e via di Acilia completamente bloccata. Mentre cerco di non pensar male, che non stanno comodamente evitando il freddo (e forse prima la pioggia) ma che staranno facendo qualcosa di importante, da dietro gli automobilisti partono con un concerto di trombe che per lo meno sortisce il suo effetto: i due componenti della pattuglia infatti scendono dalla macchina di servizio, e non sono le solite facce che si vedono normalmente a quell’incrocio. Uno scooterista vicino a me li applaude, e, mentre dietro continuano a suonare, uno dei due Vigili – un uomo brizzolato sulla cinquantina – si gira e con fare aggressivo si mette un dito davanti alle labbra, a zittire le proteste, seguito da un gesto inequivocabile e dal labiale “vi prendo le targhe”.

Quella caduta di stile innervosice tutti, me compreso. Ho indossato una divisa per otto anni come volontario, facendo servizio su strada, e la prima cosa che impari è che i modi da sceriffo non portano rispetto, anzi; fai saltare i nervi a chiunque. L’attesa interminabile continua, ora fanno passare solo le auto sulla corsia laterale, e dietro di me ripartono i clacson; fra motociclisti e scooteristi fermi fianco a fianco i commenti si sprecano. Poi, finalmente, un cenno stizzoso ci consente di muoverci.

Mentre gli passo vicino, proprio non riesco a trattenere un ironico “piove, eh?”. La risposta che mi giunge mi lascia ancora più di sale. Un “vaffanculo” detto con astio da una persona in divisa non l’avevo ancora sentito.

E’ strano. Ho sempre parteggiato per le forze dell’ordine, penso (spero) che la maggior parte di loro siano davvero persone che credono in quello che fanno, che rischiano e che si trovano in brutte situazioni per aiutare degli sconosciuti. Eppure non è la prima volta che vedo i Vigili Urbani del XIII Municipio di Roma, Ostia per capirci, comportarsi da coatti di borgata. Trattare con arroganza i cittadini, starsene in macchina mentre fuori c’è il panico, trattare con sufficienza le altre figure che lavorano sulla strada, comportarsi in modo grossolano e volgare. E’ proprio un problema di atteggiamento, di mancanza di rispetto, e forse anche di aggressività nei confronti dei cittadini: come quando, sulla Colombo, fermo in macchina stavo chiamando il 115 per segnalare un incendio allo spartitraffico e un Vigile Urbano, passando a piedi mi apostrofò con un “ma che me stai a pija per il culo?”.

Ecco, io questa gente non la voglio più. Non posso tollerare di avere un branco di bifolchi che ricopre una funzione importante come la loro; non sopporto il fatto che si nascondano fra le siepi della Colombo, una strada extraurbana a due corsie per senso di marcia (più corsia di emergenza) per appostarsi con l’autovelox e pizzicare tutti quei poveri cristi che tornando a casa dopo un giorno di lavoro superano i 60km/h (no, a me non e’ ancora successo, ma ne conosco parecchi di “purgati”).
Perchè nel pubblico chi si comporta così non viene segnalato e punito? Ma veramente noi cittadini siamo il nemico, la mucca da spremere, la plebe che non ha diritto di rispetto? Quando, finalmente, queste persone capiranno che indossare una divisa non comporta previlegi ma è un lavoro di sacrificio e disponibilità verso il prossimo? Quando riusciranno a guadagnare il rispetto di noi cittadini?

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