Granada e la fine di Al-Andalus

La Reconquista iberica è un processo che dura più di 700 anni. Granada, ultima roccaforte dei mori in terra europea cade nel 1492.

 

 

La leggendaria battaglia di Covadonga combattuta nell’estate del 722 tra le forze del cristiano Pelagio e gli eserciti dei mori nel nord della Spagna, consente la sopravvivenza di un piccolo territorio cristiano nella penisola appena conquistata dal Califfato Omayyade. Gli eserciti musulmani, sbarcati in terra iberica nel 711, riescono in pochi anni a spingersi fino ai Pirenei e oltre, ma le impervie vallate della regione delle Asturie (dove avrà luogo lo scontro con Pelagio) resistono. È proprio da questa regione settentrionale che la resistenza spirituale, e il più delle volte armata, nasce e si propaga nei territori circostanti, dando vita al termine “Reconquista”: un processo che si protrae fino al 1492 con la caduta di Granada, ultimo bastione musulmano.
Non si tratta tuttavia di un continuo scontro armato tra le forze delle due fedi. La convivenza tra cristiani e musulmani infatti è per il più delle volte pacifica e proficua per entrambe le parti. La reciproca influenza si manifesta e garantisce a quest’area dell’Europa un fervore culturale e artistico che difficilmente possiamo trovare altrove.

I regni cristiani del nord si allargano sempre di più con il passare degli anni. Già intorno all’anno 1000, Navarra e Aragona, alleate, riescono a spingere sempre più a sud i loro domini. Nel 1212, la battaglia di Las Navas de Tolosa sancisce la conquista delle province centromeridionali della Spagna, limitando di fatto la presenza musulmana solamente al Regno di Granada.
Decaduto rispetto allo splendore dei secoli passati, il Regno di Granada attraversa un periodo di crisi a partire dal 1400. Le lotte intestine indeboliscono continuamente il piccolo territorio andaluso, tanto che spesso lo stesso emiro fatica a esercitare la sovranità sulle zone periferiche. Molte volte addirittura il controllo si limita alla stessa città di Granada. La sopravvivenza del regno si basa il più delle volte sulle divisioni tra le fazioni cristiane che non riescono a sferrare un deciso attacco a sud.

 

 

Per il piccolo regno di Granada la situazione peggiora ulteriormente quando le corone di Aragona e Castiglia si uniscono grazie al matrimonio tra Isabella, erede al trono di Castiglia, e Ferdinando, erede di quello aragonese. Nel 1479, con l’ascesa al trono di quest’ultimo, l’unione può dirsi completata e l’attenzione della corte si focalizza su alcune importanti riforme che garantiscono la stabilità necessaria per intraprendere una grande azione militare contro Granada.
Una serie di scaramucce sul confine, ed il fulmineo attacco contro la città cristiana di Zahara nel 1481, segnano l’inizio delle ostilità. I primi assedi dei cristiani alle città musulmane faticano a portare i risultati sperati, ma dal 1485 le divisioni dell’élite musulmana portano alla deposizione dell’emiro Boabdil, che si rifugia alla corte dei Re cristiani, e nel complesso ad una nuova fase d’instabilità. I cristiani ne approfittano attaccando le regioni occidentali, conquistandole con sorprendente facilità. Ronda cade in pochissimi giorni, mentre l’esercito concentra l’attenzione sulla seconda città più importante per i musulmani, e principale porto del regno: Malaga.

L’assedio di Malaga si estende dal Maggio all’Agosto del 1487, quando la città finalmente capitola. Re Ferdinando decide di punirne gli abitanti, i quali avevano rifiutato a più riprese di arrendersi. La maggior parte della popolazione viene schiavizzata mentre i cristiani convertiti all’Islam vengono bruciati vivi, impiccati o trafitti dalle spade spagnole. La presa di questa città portuale rappresenta un durissimo colpo per Granada, ormai sempre più consapevole della vicina fine. Boabdil rientra a Granada con un colpo di mano, ma parti del regno rimangono sotto diretto controllo dell’avversario politico. A questo punto Ferdinando e Isabella combattono contro due sovrani, ma Boabdil si limita a non impegnare i cristiani e a lasciare che parti del territorio vengano occupate con la speranza d’ingraziarsi i regnanti cattolici.
Baza, sotto il controllo di al-Zagal, viene duramente assediata dai cristiani. L’assedio dura sei mesi e forza i cristiani ad enormi sacrifici in termini di risorse e uomini per farla arrendere. Alla fine, nel 1490, vedendo la tenacia degli assedianti, Baza capitola e al-Zagal viene catturato.

 

 

Proprio quando la situazione sembra ormai stabilizzata, Boabdil, non accettando la condizione di semi-vassallaggio, decide di rialzare la testa e riprendere le ostilità contro i cristiani. Sapendo benissimo di essere nettamente in svantaggio, invia messaggeri con richieste di aiuto un po’ in tutti i regni di fede islamica intorno al Mediterraneo. Nessuno però si fa avanti: i rapporti commerciali molto intensi e proficui con il mondo cristiano, così come il sistema delle alleanze, condannano la città di Granada.

Entro Aprile 1491 l’esercito spagnolo arriva ad assediare l’ultimo dominio musulmano nella penisola iberica. Nonostante la disparità di forze in campo ed una potenza di fuoco decisamente in favore dei cristiani, la città resiste fino al 2 Gennaio 1492 quando finalmente gli spagnoli, dopo aver preso accordi con i difensori, riescono ad entrare nell’Alhambra, simbolo e centro governativo dello scomparso regno. Dopo quasi 800 anni, dell’Iberia musulmana meglio conosciuta come Al-Andalus non rimane piú niente, perlomeno in termini di possedimenti. Tradizioni e cultura rimangono e si intrecciano ai nuovi valori cristiani.

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