Salvation: la recensione

Netflix continua a proporre serie di pessima qualità: Salvation è l’ennesimo prodotto di scarsissimo valore, con una sceneggiatura che definire stupida è riduttivo.

 

 

Salvation è una di quelle serie che arrivi ad odiare. Dopo una prima stagione passabile, ti arriva la mazzata della seconda in cui ti chiedi quale altra cazzata verrà messa in scena e che continuerà a farti fare le stesse due domande: la prima è perchè stai continuando a guardare questo scempio, e la seconda è se gli sceneggiatori sono stati pagati per questa porcheria.
Nel nostro caso la prima domanda ha una risposta semplice: quella di fornirvi il nostro parere sul prodotto completo. Per la seconda invece non abbiamo certezze, ma il timore è che sia stato pagato tutto l’onorario previsto; a loro, ai registi e agli attori, quando invece in Salvation non si salva praticamente niente.

 

 

La storia vede un asteroide avvicinarsi alla Terra e un giovane astronomo scoprirlo per caso. La notizia viene tenuta sotto silenzio visto che l’impatto distruggerebbe la vita sul nostro pianeta, ma di nascosto si sviluppano situazioni parallele nel tentativo di deviarne la rotta.
Le premesse non sono male, qualcosa di simile al più recente e sicuramente migliore Don’t Look Up; il problema è la realizzazione.

Partiamo dagli attori. Sono tutti, senza eccezione alcuna, bellocci o pomposi; o addirittura bellocci E pomposi, in certi casi. In ogni caso, tutti insopportabili; con i loro atteggiamenti da supereroi, o da chi è pieno di sé, o con la spocchia del cattivo di turno, non c’é un personaggio col quale si possa sviluppare empatia o per lo meno che susciti un minimo di simpatia. Il fatto che il cast sia composto da gente che nel mondo del cinema e della TV abbia fatto poco e niente a questo punto non sorprende (Charlie Rowe, Jennifer Finnigan, Santiago Cabrera, Ian Anthony Dole, Jacqueline Byers e un gruppo di altra gentaglia).

 

 

E poi la trama: nella prima stagione sembra di assistere ad un misto di fantascienza e Beverly Hills 90210, dove a spunti anche interessanti correlati al problema dell’asteroide vengono intrecciati legami amorosi e relazioni difficili. E fin qui ci potremmo anche stare: una serietta leggera e che non richiede alcun tipo di impegno cerebrale, con alcuni passaggi evitabili e melensi ma fondamentalmente passabile. Il crollo, totale e incontenibile, avviene progressivamente e sempre più vorticosamente sul finale della prima e nell’interezza della seconda e fortunatamente ultima stagione: vengono proposti una serie di avvenimenti che sembrano buttati là tanto per mettere qualcosa davanti alle cineprese, una sequenza di colpi di scena che sono tali esclusivamente perché eventi non credibili, irreali, completamente campati in aria e degni di un ragazzino di quattro anni.

 

 

La regia e la fotografia sono quelle classiche delle serie americane patinate; almeno queste funzionano (nel contesto generale) o sono funzionali a spettacolarizzare praticamente ogni fine sequenza. Sicuramente è un approccio che alla lunga stucca, ma è veramente il minore dei mali in una serie che nella seconda stagione propone delle situazioni tanto assurde da rendere la visione imbarazzante.

Salvation è una porcheria, l’ennesima proposta di basso livello presente su Netflix (come The Rain o l’inguardabile La Nebbia); per il vostro bene evitate di guardarla. Se siete in cerca di qualcosa d’azione a tema fantascientifico molto meglio ripiegare su Travelers; oppure leggete un buon libro di Giulio Verne o di Ray Bradbury, cosa che non fa mai male e che arricchisce la mente.

 

Salvation, 2017-2018
Voto: 3
Per condividere questo articolo: