Ogni anno che passa Leonardo Di Caprio diventa sempre più grasso, ma anche sempre più bravo. In questo film supera il quintale… fate voi!
Adam McKay è un mezzo genio. Il suo nuovo film è bello ma, soprattutto, fa quello che ogni più sordido produttore sogna: stimola la gente a litigare. Perché è chiara la volontà di parlare di Covid e No Vax usando un’allegoria ben nota agli appassionati di disaster movie. Un gigantesco meteorite sta per colpire la Terra col rischio di farci estinguere più velocemente dei dodo. Non tutti, però, sono nel panico: c’è tanta gente che non ci crede e preferisce sprecare gli ultimi giorni della propria esistenza montando complotti su complotti. Questa trama fa incazzare chi pensa più o meno così dei vaccini (e non sono pochi). Perché l’ironia nera del regista ci va giù pesante, facendo passare questa categoria di illuminati per una massa di immensi cretini (che poi…).
Se di Universo si parla, il cast deve essere stellare e così è. Oltre all’ex Romeo di Hollywood (magnifico, tra i tanti, in C’Era Una Volta A Hollywood, The Wolf Of Wallstreet, Il Grande Gatsby, Django Unchained, Inception e Shutter Island), c’è una presidenziale Meryl Streep (Panama Papers, Il Diavolo Veste Prada, Mamma Mia, Julie & Julia, e tanti altri), una sensuale Cate Blanchet (Il Mistero Della Casa Del Tempo, Ocean’s 8, Hanna, e i vari film de Il Signore Degli Anelli), che di solito è sexy come un mocassino, una scazzata Jennifer Lawrence (Passengers, Hunger Games, Madre!), uno sfatto (sembra incredibile) Timothée Chalamet (discreto in Dune, Il Re, Lady Bird, Chiamami Col Tuo Nome), la sempre uguale a sé stessa Ariana Grande e un ottimo Rob Morgan (Gli Stati Uniti Contro Billie Holiday, Anesthesia, Shelter). La sorpresa è Jonah Hill (The Wolf Of Wallstreet, Cyrus, Molto Incinta, 40 Anni Vergine), nei panni di un fastidioso viziato figlio della Presidentessa degli Stati Uniti tutto cinismo e tracotanza. A riguardo, occhio alla scena finale, quella vera, quella dopo tutti i tanti titoli di coda.
La grande metafora del lungometraggio non si esaurisce però solo sulla pandemia. C’è tutta una super perculata di Trump e della destra americana (già divertente di suo) che regala all’opera fasi di gradito umorismo. La Streep è una galattica idiota col potere di schiacciare il mondo ma ciò che la rende fantastica è la scodinzolante amicizia col guru della comunicazione Mark Rylance. Un po’ Steve Jobs, un po’ Musk, un po’ Bezos, un po’ fricchettone pieno di soldi e ego, questo personaggio è la sintesi perfetta di questa nuova generazione di Paperoni che gioca con lo spazio e le astronavi (vere) sulle nostre chiappe e che considera la vita di noi comuni mortali alla stregua di una caramella ciucciata.
Il film dura due ore e 25 e si può vedere su Netflix. È costato 75 milioni di dollari ma non sono soldi buttati considerando che è candidato a 4 Golden Globe e che, in pochi giorni, è diventato il più visto di sempre su questa piattaforma. Tutto molto bello, tutto molto vero. Ma con un neo.
Se chiunque abbia raggiunto la posizione eretta non avrà difficoltà a ridere dello sfottò sul Coronavirus, la scelta di prendere in giro una precisa fazione della politica americana non farà piacere a chi ha ideologie da quel lato (oscuro). Trump si giudica da solo ma, effettivamente, è un po’ forzato far passare per trogloditi chiunque la pensi in quel modo. L’eroe di guerra che spara in cielo come un pazzo verso la cometa, per esempio, è uno scivolone epico. Detto ciò, resta l’amaro in bocca per un mondo che potrebbe (in un modo o nell’altro) non finire lui ma togliersi dai piedi quel fastidioso parassita che è l’uomo.
Con buona pace di chi sperava di sfruttare il cielo stellato per farsi una bella pomiciata en plein air, da adesso in poi in alto ci guarderemo ma non proprio sereni.
Don’t look up, 2021
Voto: 8