Fight Club: la recensione

Prima regola del Fight Club: mai parlare del Club. Seconda regola del Fight Club: non dovete mai parlare del Club. Temo che le infrangerò entrambe.

 

È veramente difficile parlare di un film come questo. Se vi raccontassi un particolare qualsiasi, rovinerei sicuramente la visione ad ognuno di voi. Facciamo così allora: parlatemene voi. Cosa vi aspettate da Fight Club? Un film alla Van Damme? Una serie di combattimenti spettacolari, interpretati dai più grandi maestri di arti marziali del mondo? Sbagliato. Una storia sulla violenza giovanile? Un film che denuncia le anomalie contenute nelle “mode” sempre più assurde che ci vengono continuamente suggerite dagli Stati Uniti? Sbagliato. Un film vecchio stile? Una sorta di rivisitazione del mitico I Guerrieri Della Notte? Sbagliato ancora. Fight Club non può essere descritto semplicemente assegnandogli un genere specifico. È un film che sorprende. Sono sicuro che chiunque l’abbia visto al cinema deve aver pensato, nei primi dieci minuti di pellicola: “Cacchio, ma ho sbagliato sala?”

L’inizio ci fa capire subito che – come dire – c’è qualcosa che non va: non comincia così un film che si intitola “Fight Club”. Ma passi, seguiamo la storia e vediamo che cosa succede dopo, aspettiamo la spiegazione. La prima conferma del fatto che la sala era quella giusta deve essere arrivata nel momento in cui, a bordo di un aeroplano, il protagonista incontra Brad Pitt; da quel momento in poi tutto si riallinea lentamente: il film torna negli schemi, crediamo di capire che la parte iniziale era soltanto un’introduzione inconsueta, che certamente non ci aspettavamo. Adesso, e stavolta per davvero, stiamo guardando Fight Club, come ci aspettavamo che fosse. Ma non dura poi tanto.

 

 

La storia prende nuovamente una piega inaspettata, ma questa volta ci sorprendiamo un po’ di meno, forse perché abbiamo cominciato a farci l’abitudine, e ormai abbiamo capito che non stiamo guardando un film come tanti altri ma qualcosa che esce un po’ dagli schemi. D’altra parte, una trama gliela dovevano pur dare, non potevamo mica stare a guardare per due ore dei tizi che si prendono a schiaffi! Ma improvvisamente ci rendiamo conto che la strada che abbiamo intrapreso si allontana dallo standard più di quanto potessimo sospettare, e di nuovo ci ritroviamo a domandarci di cosa parli esattamente questo film…

Ci tiene un bel po’ sulle spine, cominciamo anche a fare dei tentativi per immaginarci una possibile conclusione e ci domandiamo dove vorrà andare a parare. Finché non ci viene rivelato l’arcano. E a questo punto cominciamo a sorprenderci per davvero, e forse non ci chiediamo neanche se tutto ciò che stiamo vedendo sia plausibile o meno, perché adesso l’unica cosa che ci preme è di scoprire quali saranno gli sviluppi di questa vicenda così inaspettata. Verosimile o no? Quadra tutto? Ci sono incongruenze? Chi se ne frega, il film ci ha sorpreso e siamo contenti così, vogliamo soltanto vedere come finisce.

 

 

E purtroppo l’unica vera pecca forse la troviamo qui, nel finale, che non sembra all’altezza del resto della storia. Un finale proprio all’americana, oserei dire, che però in fondo non ci ha tolto il gusto di tutto quello che c’è stato prima, anzi. E poi, in fondo, poteva anche andarci peggio. Appena iniziano i titoli di coda (subito prima dei quali, anche se non tutti lo riescono a notare, c’è una simpatica “sorpresa”) la voglia di rivedere tutto dall’inizio ci pervade, ora che conosciamo bene la storia e potremmo apprezzarla fino in fondo perché abbiamo quella visione complessiva che prima ci mancava. E forse la cosa che apprezzeremo ancor più di quanto possiamo aver fatto la prima volta è quella spettacolare sequenza iniziale, durante i titoli, prima ancora di qualsiasi dialogo, che forse avevamo erroneamente considerato, sottovalutandola, una mera introduzione “ad effetto”, semplice prologo di una storia tutta particolare.

Adesso sappiamo che, in qualche modo, sbagliavamo. E capiamo anche che la cosa più fuorviante di tutte, la causa delle nostre perplessità e del nostro piacevole “stupore” sta lì, stampata a caratteri grandi sul biglietto del cinema o sulla custodia della videocassetta. Il titolo. Fight Club. Al di là dell’incontestabile bravura degli attori e della qualità della regia (nonché di tutto il resto), il film possiede un pregio che pochi altri possono vantare: ti prende e ti sorprende.

 

Fight Club, 1999
Voto: 8
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