L’Atlantis è all’apparenza un normale mercantile, ma che all’occorrenza svela un tremendo segreto.
È il 3 maggio 1940, il mercantile inglese Scientist prosegue la sua rotta solitaria nell’Atlantico quando all’orizzonte un pennacchio di fumo interrompe la calma dell’oceano. La nave si fa sempre più vicina fino a riconoscersi nella sua interezza. È un mercantile giapponese, la SS Kasii Maru. Mentre le navi si identificano, dai ponti i marinai si scambiano saluti in allegria, finché in fretta la bandiera giapponese non viene ammainata per far posto alla bandiera di guerra tedesca. Al grido di “Fallen tarnaug!” (fate cadere le paratie) in pochi attimi finte strutture vengono smontate scoprendo artiglierie e siluri. Un segnale d’avvertimento viene inviato alla nave intimando la resa e vietando l’invio dell’SOS, il tutto accompagnati da una cannonata d’avvertimento.
La Scientist invia il segnale “QQQ” (minaccia di nave corsara), prontamente disturbato, e tenta la fuga, ma una seconda cannonata esplode nella sala macchine. La nave è spacciata ed è costretta alla resa. Un solo marinaio resta ucciso nell’esplosione e i restanti 77 vengono soccorsi e fatti prigionieri.
La nave, una volta affondata, diventa la prima preda della temutissima nave corsara tedesca, la Atlantis.
Vista delle artiglierie dalle paratie scoperte
Sia l’Asse che gli Alleati disponevano nella seconda guerra mondiale dei loro corsari con le loro navi: solitamente incrociatori ausiliari, ovvero mercantili armati. La differenza di impiego tra i due schieramenti consisteva nel fatto che l’asse operava in maniera aggressiva, andando a caccia di quanti più mercantili avversari possibile, mentre gli alleati fungevano per lo più da esche: mascherando le loro navi da mercantili aspettavano l’emergere di sommergibili che avrebbero ricevuto una sgradita sorpresa.
La nave corsara più famosa è l’Atlantis, un incrociatore ausiliario tedesco comandato dal capitano di vascello Bernhard Rogge. Varato nel 1937, pesantemente modificato per la guerra di corsa, entra in servizio nella Kriegsmarine nel 1940. Vengono installati ed occultati cannoni, mitragliatrici, tubi per siluri e sul ponte della nave sono perfino nascosti due idrovolanti. Inoltre la nave può ricorrere a numerose identità potendo cambiare bandiera, nome, colore e disponendo addirittura di finti fumaioli e alberi.
Cannoni scoperti in puntamento
Partita il 25 marzo del 1940 da Brema, solca tutti i mari, dall’Atlantico al Pacifico. Nel corso della missione affonda e cattura 22 mercantili per un totale di 145.960 tonnellate, acquisendo una temutissima nomea nella marina inglese che fa di tutto per intercettarla, ma l’abilità di Rogge fa si che la nave riesca a permanere in mare per 603 giorni continui, un vero record di navigazione. Rogge viene comunque rispettato dal nemico, sia per la sua indubbia abilità che per il comportamento tenuto con gli equipaggi delle navi incappate nell’Atlantis: gli attacchi vengono sempre condotti cercando di causare meno vittime possibili e l’equipaggio si fa sempre carico di tutti i naufraghi cercando di portarli a terra quanto prima.
Tra i principali successi della Atlantis si annovera l’affondamento della nave da carico Atuomedon. Dopo un intenso cannoneggiamento l’equipaggio di Rogge abborda la nave e nel brevissimo tempo a disposizione riescono riescono a trovare una borsa contenente documenti inglesi altamente confidenziali. I documenti esponevano in particolare delle stime riguardo la forza Giapponese, i loro obiettivi futuri e quella la forza delle unità inglesi presenti da inviare in oriente in caso di guerra con il Giappone.
Documenti talmente importanti che non ci si spiega come possano essere stati inviati in maniera tanto sprovveduta, tanto che, una volta consegnati ai giapponesi, alle prime si crede ad un falso.
L’Atlantis, con l’aggiunta di alberi e fumaioli fittizzi prende le sembianze del Goldenfels
L’attività dell’Atlantis non si limita alla caccia al naviglio avversario, ma si adopera anche al rifornimento di altre navi ed U-Boot. Anche il nostro sommergibile, il Perla, deve incontrarsi con la Atlantis nel suo viaggio da Massaua, Eritrea, alla base di BETASOM. Ma sarà roprio una di queste missioni di rifornimento a far incappare Rogge nell’atteso passo falso: intercettati gli ordini di movimento per l’incontro con l’U-126, gli inglesi inviano l’incrociatore HMS Devonshire al suo inseguimento.
Il 22 novembre del ‘41 l’incrociatore raggiunge il punto di incontro. Avvistata la nave, l’U-126 si immerge e l’Atlantis, senza speranze contro una nave da guerra, tenta il suo ultimo camuffamento. Dopo un’ora di verifiche, il comandante della HMS Devonshire, accortosi della falsa identità della nave, apre il fuoco. Ordinata l’evacuazione, l’equipaggio si cala nelle scialuppe, poco dopo, una salva esplode nel deposito munizioni della nave affondandola.
La nave inglese abbandona la zona temendo un attacco da parte del sommergibile. A quel punto l’U-126 riemerge e traina le scialuppe sino alle coste del Brasile, dove incontra la nave tedesca Python. Il 1 dicembre, la Python viene intercettata a sua volta dalla HMS Dorsetshire. Sotto fuoco la Python riesce ad evitare, con delle manovre evasive, i colpi inglesi, ma non avendo speranze viene autoaffondata dall’equipaggio. L’equipaggio della Atlantis è naufrago per la seconda volta. In soccorso dei 1500 naufraghi da BETASOM si dirigono diversi U-Boot e i sommergibili italiani Tazzoli, Finzi e Torelli, riuscendo nella missione di salvataggio più grande e più distante della storia, una vera leggenda nella leggenda.
Nel dopoguerra Rogge continua la sua carriera militare nella marina della Germania Ovest e nella Nato. Scrive il libro Schiff 16 (uno dei nomi ufficiali della nave) raccontando le vicende dell’Atlantis da cui, nel 1960, viene realizzato il film italiano Sotto dieci bandiere di Duilio Coletti.