Mostri mutanti, una strana epidemia, strani intrighi e passati oscuri: Sweet Home è un divertente fumettone che centra l’obiettivo.
Ultimamente dalla Corea stanno arrivando prodotti di intrattenimento dalla discreta qualità e sicuramente godibili. Sweet Home è una serie TV fanta-horror che non ha (quasi) alcuna velleità di voler essere credibile e proprio per questo si cala in un contesto fantasioso ma ben strutturato.
Un ragazzo arriva in un grande condominio semi-abbandonato, in cerca di un alloggio a poco prezzo viste le sue scarse risorse economiche. Sullo sfondo di una Seoul benestante, in questo condominio troveremo persone dai più disparati passati e con opposte condizioni sociali. Ben presto però verranno messi tutti allo stesso livello a causa di un’incontrollabile infezione che trasforma gli esseri umani, rendendoli dei violentissimi ed imbattibili mutanti affamati di carne umana; la via della salvezza sembra essere quella di fortificarsi nel condominio… Ma è veramente la scelta giusta?
Il racconto proposto da Sweet Home è quanto di più leggero, scanzonato e diretto si possa: il tema è horrorifico con sfaccettature splatter, e nella serie non viene messo praticamente altro che questo. C’è l’azione derivata dal cercare di mettersi in salvo e la tensione causata dal non sapere chi sarà il prossimo contagiato e cosa gli succederà; tutto il resto (di cui parleremo dopo) è dosato al minino, e bisogna ammettere che la cosa funziona.
Sweet Home potrebbe tranquillamente sembrare un manga, con protagonisti mutuati dagli eroi delle storie cartacee ed uno stile narrativo diretto e senza tutte quelle sottotrame tipiche delle produzioni occidentali; sottotrame che possono arricchire una storia ma rischiano allo stesso tempo di appesantire il tutto o annacquare ciò che funziona. Ed infatti si tratta di una trasposizione di un webtoon non troppo noto in Italia.
In Sweet Home possiamo quindi vedere piccole derivazioni (la storia passata di un protagonista, la ricerca del motivo dell’infezione, le dinamiche di un gruppo di disperati costretti a convivere), ma si tratta di corollari e di piccole aggiunte che possono al più fare da collante fra le varie scene, dando la motivazione sul perché venga fatta una scelta piuttosto che un’altra; lo schema funziona assolutamente.
La cosa curiosa è che sia la profondità della storia che la recitazione degli attori viaggiano su livelli tutt’altro che alti; sono tantissimi i buchi di sceneggiatura o i salti temporali che ci troviamo ad affrontare così come le prove attoriali degne del canile municipale. Eppure Sweet Home diverte e cattura, proprio come fanno quei film di fantascienza di serie B che piacciono nella loro bruttezza.
Che sia chiaro però: Sweet Home non è una brutta serie; è una serie non adatta a chi si dovesse aspettare veridicità. Vederla senza aspettative permetterà di valutarla con le giuste lenti, quelle di un prodotto d’intrattenimento che non vuole puntare al premio Oscar ma solo divertire i fan dell’azione splatter senza tanti ghirigori.
Come detto il comparto attoriale non offre nulla che faccia gridare al miracolo, ma in un contesto così scanzonato anche una recitazione media è più che adatta. Addirittura, quel paio di interpreti più degni di un canile municipale che di un set cinematografico riescono a non stonare troppo: e questo proprio perché non c’è nulla in Sweet Home che punti al volersi prendere sul serio.
Molto interessanti invece gli effetti speciali, che riescono a portare sullo schermo mostri mutanti davvero grotteschi, dettagliati e anche abbastanza schifosi; insomma proprio quello che si cerca in una produzione di questo tipo. Le animazioni e la resa complessiva sono sicuramente ottime, ed indubbiamente contribuiscono ad arricchire quel senso di immersione che si prova durante la visione.
La prima stagione di Sweet Home termina con un finale aperto, ma non si sa se la serie terminerà con la terza stagione, già in produzione insieme ovviamente alla seconda; la speranza è che non si tiri troppo a lungo una storia che non sembra aver moltissimo da dire e che non si finisca col compiere lo stesso errore dei terribili sequel del primo Resident Evil. Intanto possiamo dire che Sweet Home ci è piaciuto, e che la visione è suggerita sicuramente a chi cerchi una serie leggera di mostri e azione.