Andromeda: la recensione

Andromeda è uno di quei film di fantascienza che ha ricevuto meno onori di quanto meritato; una pellicola sicuramente da riscoprire.

 

 

Non sempre i film di fantascienza tratti da libri e racconti sono ben realizzati e ben strutturati. Andromeda è una produzione degli anni ’70 che sfrutta un ottimo romanzo di quel brillante autore che è stato Michael Crichton, scrittore e regista, mano dietro libri o film del calibro de Il Mondo Dei Robot, Coma Profondo, Runaway, Sol Levante, Il 13° Guerriero, Sfera, Jurassic Park.

La trama di Andromeda vede una squadra di scienziati intervenire per recuperare un satellite caduto in un remoto paesino sperduto nel mezzo degli Stati Uniti dove tutti gli abitanti sono misteriosamente ed immediatamente morti. La scoperta che verrà fatta è terrificante e richiederà la massima attenzione e sicurezza onde evitare una catastrofe globale.

 

 

Andromeda può dirsi uno dei primi esperimenti di docufiction della storia del cinema, dove accanto alla recitazione viene messo uno strato scientifico piuttosto rilevante e dove le “licenze poetiche” del caso riescono comunque a ben amalgamarsi, dando una sensazione di omogeneità e credibilità al racconto. Per quasi tutta la proiezione, lo spettatore si trova di fronte ad una storia raccontata in modo pacato ma che lascia assolutamente trasparire tutta la drammaticità della situazione. L’urgenza non viene strillata, come avviene solitamente, ma raccontata dai gesti, dalle parole, dalla situazione stessa. Non ci sono musiche di accompagnamento, e gli unici effetti sonori che si possono avvertire sono quelli delle macchine in funzione nel laboratorio segreto e degli annunci dati all’altoparlante.
Tutto questo conferisce ad Andromeda un tono di serietà e di autorevolezza difficilmente riscontrabili in film anche molto più recenti.

 

 

Andromeda non è un film d’azione, ma un thriller fantascientifico che, nonostante alcune sue limitazioni, è sicuramente ben riuscito. Fra questi punti deboli si nota un certo repentino e non del tutto convincente finale che, sebbene porti una spiegazione razionale a sostegno della sua tesi, è sicuramente sbrigativo e poteva essere trattato in modo più ampio e senza voler concedere qualcosa all’azione. Proprio la spettacolarizzazione del finale è l’unica nota stonata di tutto il film, che invece proprone una solida compattezza durante le sue due ore di proiezione.

La recitazione è buona ma non eccezionale, e si avvale di attori di media levatura che non ricordiamo per altre prove di pregio: da Arthur Hill (Quell’Ultimo Ponte) a David Wayne, da Kate Reid (Catholic Boys) a James Olson, a Paula Kelly (2022: I Sopravvissuti).
Interessante invece la regia affidata a Robert Wise, il cineasta che diresse anche Ultimatum Alla Terra, Lassù Qualcuno Mi Ama, West Side Story e il primo film di Star Trek. La sua esperienza lo porta a realizzare un film asciutto, privo di particolari effetti speciali ma ricco di innovazioni tecnologiche (su tutte l’utilizzo di schermate realizzate al computer, una vera novità per l’epoca).

 

 

Anche se complessivamente Andromeda non riesce a salire sull’Olimpo dei migliori film del suo genere, Robert Wise e i suoi attori riescono sicuramente a confezionare una pellicola appassionante, ricca di spunti ed in grado di incollare lo spettatore allo schermo.

Andromeda è uno di quei film assolutamente da riscoprire, e che nel suo genere ha pochi rivali in grado di competere. Oltre a Contagion e forse Ultimo Rifugio: Antartide, le altre pellicole di questo tipo sono principalmente film d’azione o comunque meno strutturati di Andromeda. Peraltro recentemente è stata realizzata di una miniserie in due puntate (The Andromeda Strain) ed un seguito probabilmente non all’altezza dell’originale, pubblicato almeno per ora solo come romanzo.

 

Andromeda, 1971
Voto: 8
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