Spec Ops – The Line: la recensione

Ambientato in una devastata Dubai, Spec Ops – The Line ha molte frecce al suo arco ma pecca di scarsa longevita’.

 

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Dopo i primi due Call of Duty, l’ondata di shooter militari si e’ indirizzata verso la realizzazione di giochi estremamente indirizzati, dove le mosse ed il progresso del giocatore sono fortemente incanalate verso determinate direzioni, se possibile ancora piu’ stringenti dei vecchi FPS anni 2000. Dietro mille effetti grafici, frenetici scontri a fuoco e viste artificiosamente sfocate in seguito ad esplosioni o shock, si cela il classico effetto tunnel aggravato dalla mancanza di possibilita’ di esplorare i dintorni con un minimo di cautela. Esattamente il contrario di quanto ci si comporta in realta’ in combattimento.

Spec Ops – The Line fortunatamente non ha seguito questa tendenza. Rilasciato nel 2012, e’ uno dei pochi giochi del periodo che riesca ad unire una grafica di alto livello ad una trama interessante a scontri a fuoco intensi e brutali. Un titolo AAA di secondo piano, e’ rapidamente finito nel dimenticatoio, forse ingiustamente. Impersoneremo il leader di una squadra inviata in una Dubai sommersa dalla sabbia, alla ricerca di una risposta sugli accadimenti seguenti all’apocalisse, compresa la diserzione di un intero battaglione di Marines.

 

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Dal punto di vista prettamente di gioco, premetto che non e’ un vero e proprio FPS, dovendolo giocare in terza persona, ma il filone e’ sempre lo stesso. Ho apprezzato tantissimo trovarmi in un gioco dove i miei compagni di squadra (bot) per una volta non sono completamente inutili, anzi; in un paio di occasioni mi hanno decisamente tirato fuori d’impaccio. Gli stessi nemici sono scaltri e sanno aggirare le nostre posizioni quando pecchiamo di mobilita’.
Altro spunto molto piacevole e’ che finalmente si gioca a qualcosa dove le munizioni scarseggiano, e potendo portare al massimo due armi occorre gestire le risorse con oculatezza.
La sensazione degli scontri a fuoco e’ buona, ma si sente molto un certo effetto arcade. Per fortuna esiste un minimo di rinculo delle armi che si amplifica sui calibri piu’ grandi.

Ci sono forti influenze derivanti da quel mattone pesantissimo ma bello che e’ Cuore di Tenebra, di Arthur Conrad – e non a caso uno dei protagonisti ha il suo stesso cognome. La trama, sicuramente interessante, viene pero’ troppo influenzata dall’atmosfera del libro, e in certe occasioni proprio non ce ne sarebbe il bisogno. Ma il vero tallone d’achille del gioco sono quelle appena 7-8 ore necessarie a finire la campagna single player, davvero troppo poche. Apparentemente la scelta di Ubisoft (ancora loro) di spingere fortemente sul multiplayer ha mozzato lo sviluppo della campagna principale, segando le gambe ad un titolo che oggettivamente aveva gia’ di base meno carisma di un Call of Duty qualsiasi (sebbene, a mio parere, sia meglio realizzato). La stessa fine ha fatto il recente Titanfall 2 (Electronic Arts, stavolta), un gran bel gioco che dura poco e la cui componente multiplayer e’ destinata a morire presto (se non l’ha gia’ fatto).

 

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In Spec Ops – The Line ci sono alcuni scontri a fuoco che sono destinati a rimanere impressi nella memoria, e questo significa che fondamentalmente si tratta di un bel gioco. Spesso lo trovate in offerta a pochi euro, ed in quel caso potrebbe essere una buona scelta quella di comprarlo; tenete pero’ presente che la storia ad un certo punto prende una piega che potrebbe non piacere a tutti (a me, per esempio).

 

Spec Ops – The Line, 2012
Voto: 7
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