Sweet Tooth: la recensione

Cosa abbiamo fatto al mondo? Meritava tanta cattiveria? Di certo noi meritiamo la sua stizzosa reazione, raccontata con piglio fantasy in Sweet Tooth.

 

Sweet Tooth

 

In quest’anno (e più) di pandemia, il tema del post apocalittico ci sta come l’uovo sulla carbonara (bye bye vegani!). Poi bisogna capire come trattarlo ma, in questo caso, le premesse sono piuttosto valide. Il lavoro è infatti ispirato all’omonimo fumetto della DC Comics di Jeff Lemire (in realtà uscito nella linea adult Vertigo) ed è stato prodotto da quel vecchio (e brillo) marpione di Robert Downey Jr. insieme alla moglie Susan. La trama è piuttosto classica ma decisamente attuale: nel nostro pianeta gira un virus che ha sterminato gran parte della popolazione umana ma ha anche consentito lo sviluppo di una nuova specie ibrida uomo/animale più rispettosa della natura e ovviamente bullizzata da molti. Lo sviluppo dell’intreccio crea una fiaba moderna che fa riflettere sulla salvaguardia dell’ambiente ma anche della diversità: un po’ Greta Thunberg, un po’ Vladimir Luxuria con spruzzatine del compianto Solange.

Fattivamente, il buon Jim Mickle (quello di We Are What We Are e Hap And Leonard) crea 8 episodi da circa un’ora l’uno attraverso cui racconta tre storie in parallelo: il viaggio di Gus (un bimbo ibrido mezzo cervo) e Uomo Grande fino al Colorado; la ricerca della cura del Dottor Singh; e la costruzione di una riserva di ibridi ad opera di Aimee. All’inizio non è facile seguire tutto, tanto che un paio di volte vi uscirà il sangue dal naso nel tentativo di ricordarvi i diversi intrecci, ma poi finirete col familiarizzare con i personaggi e tutto scorrerà fluido come i fiumi cristallini che la serie mostra. E sono proprio i paesaggi mozzafiato, i veri protagonisti di Sweet Tooth, a ricordarci quanto è bello il nostro pianeta e quanto stronzi siamo noi nel volerlo sistematicamente guastare. Montagne, boschi, corsi d’acqua, neve: è come finire in una gioiosa gang-bang di National Geographic.

 

Sweet Tooth

 

Quel che non rende perfetto il prodotto è la scelta di voler sacrificare un’intera stagione per piazzare i pezzi sulla scacchiera. Senza voler spoilerare nulla, infatti, va detto che queste oltre otto ore di visione vi serviranno solo per essere pronti alle successive otto (già in lavorazione). Non sarà tempo perso (conoscerete i personaggi ed entrerete nei meccanismi di questo scenario neanche troppo inverosimile rispetto al nostro) però qualche dubbio permane. Sia chiaro, può anche far piacere un lungo e sostanzioso preliminare ma a un certo punto bisogno quagliare.

Solo la seconda stagione di questo titolo ci dirà quanto “soddisfacente” si farà la questione. Intanto possiamo ingannare l’attesa accendendoci una cicca (che poi non butterete per terra perché un po’ siete ibridi nel cuore anche voi) e cercando di capire cosa ci veda di tanto prezioso il dottore in quella clamorosa cozza della moglie Rani!

 

Sweet Tooth, 2021

Voto: 7

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