La Mia Prediletta: la recensione

C’era una volta Derrick, sogno erotico delle nostre nonne e incubo della nostra infanzia. Ora in Germania ci sono anche serie tv decenti.

 

La mia prediletta recensione

 

Questo titolo, che sta spopolando su Netflix, è davvero ben fatto nonostante sia tremendamente crucco. Si tratta di una storia, tratta dall’omonimo libro di Romy Hausmann, diventata miniserie, sulle trappole psicologiche di uno psicopatico che tiene prigionieri per anni una ragazza e i suoi due figli. L’agghiacciante intreccio inizia apparentemente dalla fine, cioè dalla fuga dei tre, ma in realtà il caos è appena iniziato. Ottimo spunto, ottimo climax angosciante da rave finito male e ottima fotografia. E allora cosa non torna? Diciamo che, se gli attori non fossero autoctoni, tutto girerebbe ancora meglio.

Nessuna forma di razzismo, sia chiaro, ma alcuni volti sembrano davvero presi da un numero di Sturmtruppen e la cosa non aiuta a mantenere alta la tensione come dovrebbe essere in questo genere di storie. Su tutti, il nonno Mathias sembra più adatto alla pubblicità di una birra teutonica che al grande schermo, e anche la Lena fuggitiva (così si chiama la donna tenuta in cattività per vent’anni) più che una ragazza angosciata sembra un nome della rubrica delle conquiste di Luca Toni quando bazzicava l’Oktoberfest da centravanti del Bayern Monaco. L’unica attrice a staccarsi da questo grigiore mittel-europeo è la piccola Naila Schubert, nella pellicola Hannah.

 

La mia prediletta recensione

 

Bella, inquietante, più adulta della sua reale imberbe età, la bambina dagli occhi vitrei tiene da sola la scena di un thriller che ti porta, comunque, a non scollarti fino all’ultima puntata. La domanda che ti attanaglia puntata dopo puntata, colpo di scena dopo colpo di scena, è la stessa per tutti: finiranno alla grande o chiuderanno in vacca? Senza nessun tipo di spoiler, rassicuriamo tutti che l’effetto Lost è stato ampiamento evitato. Diciamo che si chiude con un finale accettabile e con un bello zompo di quelli che fai solo quando ti aspetti tutt’altro dallo sviluppo. Un applauso alla regista Isabel Kleefeld e alla piattaforma americana che ha intuito le potenzialità di questo prodotto e l’ha reso molto visibile sulle homepage anche degli altri Paesi.

Un neo all’interno dei nei già sottolineato circa il cast troppo geolocalizzato è rappresentato dal Commissario capo Gerd Brühling. Perché? L’attore Hans Löw è praticamente identico a Giorgio Tirabassi! Ed è subito Distretto Di Polizia, con tutto quello che ne consegue. Potresti goderti la cupezza della Foresta Nera di notte o l’algido cielo delle mattine tedesche e invece resti in guardia, temendo di finire incastrato nel X Tuscolana in un improbabile duello a fuoco tra di due ex vj Enrico Silvestrin e Lucilla Agosti. Una paura atavica che solo noi italiani possiamo realmente capire.

In conclusione, è un titolo da vedere se sei tra gli appassionati di questo genere e considerando che, seppur romanzata, si tratta di una storia vera. Non merita voti altisonanti per le ragioni esposte e per la sensazione che la produzione corra assai nell’ultima puntata, come a voler finire in fretta qualcosa che s’era prolungato troppo.

“Ho fatto tutto per bene”, ripete spesso la piccola Hannah. Non si può dire lo stesso per la casa produttrice.

 

La Mia Prediletta, 2023
Voto: 6
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