Thor Ragnarok: la recensione

Il film non è stato all’altezza degli eventi che racconta, un gran peccato che sia stato usato come banco di prova una comicità decisamente demenziale.

 

 

Prima di cominciare a parlare delle incredibili ed indicibili traversie di Thor Ragnarok, vorrei rendervi partecipi di una piccola riflessione che ho avuto terminata la visione di questo film; ve la illustro facendo mia una frase che pronunciò lo stregone grigio nelle miniere di Moria: “FUGGITE SCIOCCHI!”.

Thor è un personaggio interessante, a tratti anche divertente, ma pur sempre un Dio nordico, un essere forgiato dalle mille battaglie, un guerriero che non ha eguali sulla Terra e ad Asgard; se vi accingete a vedere questo film con l’idea di trovare un personaggio imponente e coriaceo, lasciate perdere. Il confronto impietoso con le leggende nordiche è sicuramente da evitare; e purtroppo anche il confronto con il personaggio dei fumetti è da considerarsi perso in partenza. Il personaggio descritto in questo film è solo una macchietta del possente dio nordico visto nei fumetti.

Il film si apre con un monologo di Thor, dandoci la falsa speranza di assistere ad una pellicola semiseria. Il suo interlocutore è principalmente il pubblico, anche se il dio del tuono si rivolge ad uno scheletro adagiato vicino a lui. Thor ci racconta brevemente quelle che sono state le sue gesta dall’ultima volta che lo abbiamo visto al cinema; questo è un espediente efficace per risparmiare tempo allo spettatore con sequenze riassuntive che sono superflue.

 

 

Conclusa questa piccola parentesi riassuntiva, tutto crolla come un castello di carte. Il possente Thor sembra soffrire di una personalità bipolare: la prima, forte ed impostata, che fa costantemente pesare il suo status di dio, figlio d’Odino, Asgardiano di nascita, mentre la seconda assomiglia più ad un bambino spaventato, alla disperata ricerca di un appiglio stabile su cui aggrapparsi disperatamente. Quest’alternanza è costantemente riproposta per tutta la durata del film, rendendo il personaggio di Thor una macchietta di se stesso. Se l’obiettivo degli autori era quello di rendere più fresco e gradevole il personaggio, hanno davvero fatto un pessimo lavoro.

Il secondo personaggio che subisce delle forzature è l’incredibile Hulk; la caratteristica principale del bestione verde è la rabbia, da cui scaturisce una forza smisurata ed incontrollabile. Stranamente lo troviamo in atteggiamento allegri e giocosi, addirittura divertiti; mi aspettavo di rivedere Bruce Banner visto l’atteggiamento rilassato e gioviale del bestione verde, ma ciò non avviene. Quest’anomalia non è spiegata, viene lasciato solo intendere che Banner non ha più il controllo della situazione, e che ai comandi c’è Hulk; tutto questo lo trovo per lo meno bizzarro, il colosso verde nasce dalla rabbia di Bruce e questa condizione non è cambiata durante l’arco dei film che hanno preceduto Thor Ragnarok, perché forzare la mano senza spiegarne le cause?

Tralasciando le stranezze sui personaggi, possiamo concentrarci sulle forzature estetiche. Heimdall è il dio della sorveglianza che protegge il Bifrost, il ponte che collega Asgard agli altri mondi; un dio nordico che viene rappresentato da un attore di colore è quanto meno provocatorio, ma si potrebbe anche accettarla la scelta, sapendo che il dio Heimdall non è poi così conosciuto al grande pubblico e che quindi risulta una novità. Cosa ben diversa è scegliere di far interpretare una Valchiria ad un’attrice di colore. Nell’immaginario collettivo, le bionde valchirie cavalcano stalloni alati con le lance in resta e la spade sguainate, proporre una radicale modifica a questa visione iconografica è azzardato, aggiungerci movenze e vizi di uno scaricatore di porto solo per far ridere lo spettatore è stata un’esagerazione mal riuscita.

 

Una volta compreso che i personaggi sono stati distorti per proporre un film comico-demenziale, non riesco a spiegarmi perché hanno dovuto bruciare una trama così importante che cambia i destini dell’universo cinematografico Marvel.

Il Ragnarok coincide con un preciso momento nella storia delle leggende nordiche: la battaglia finale tra luce e tenebra, quella che porta alla distruzione del mondo e alla sua rinascita. Thor Ragnarok rimane fedele a questo canovaccio e ci descrive una bellissima battaglia finale dove due immense potenze si scontrano e distruggono tutto. Non mi è stato subito lampante, c’è voluto un minimo di riflessione mirata per rendermi conto che questo evento è un passo fondamentale per gli sviluppi futuri che condurranno ad Infinity War; incastonare questi eventi in un film con questi risvolti comici, ne ha sminuito l’importanza dell’impatto sulle trame future. Riflettendoci bene, gli Asgardiani sono un popolo tecnologicamente avanzato guidato dal dio Odino, un condottiero che ha conquistato ben nove mondi abitabili, compresa la Terra. Come abbiamo potuto notare in Avengers e nei precedenti film di Thor, questi mondi sono sotto la protezione di Asgard, che risulta essere un bel deterrente per tutti gli alieni che hanno interessi in ballo sul nostro pianeta; ecco perché la caduta di Asgard apre la strada a quella che viene definita la quarta fase dei film Marvel, in cui avremo una maggiore ingerenza da parte delle razze aliene.

In sostanza il film contiene importanti eventi che influenzeranno l’Universo Marvel, una discutibile selezione di attori, una disarmante scelta caratteriale dei protagonisti ed un’incomprensibile tendenza comico-demenziale; con queste premesse non mi riesce a consolare neanche il grande utilizzo di effetti speciali, le bellissime ricostruzioni di mondi lontani e le numerose scene d’azione.

 

Thor Ragnarok, 2017
Voto: 5
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