Thor: Love And Thunder – l’altra recensione

Un film che va ben oltre il brutto e il ridicolo, è addirittura offensivo: un insulto a ogni spettatore.

 

 

 

Tra i film peggiori che io abbia mai visto e che abbia recensito su queste pagine ricordo Terminator Dark Fate (voto:1), Macchine Mortali (voto: 2), e Bambola (voto: 1; sì, quello del 1994 con Valeria Marini!). Non ho recensito Alien Covenant (2017) e The Predator (2018), ma sarebbero stati altri due voti nell'”arco numerico” degli esempi precedenti.

Nel caso di questo Thor: Love And Thunder però mi trovo davvero in difficoltà. Se fosse solo un pessimo film come quelli che ho elencato prima, potrei limitarmi a evidenziarne i difetti come feci a suo tempo, usando frasi simili. Ma non è possibile. Non è possibile perché Thor: Love And Thunder non è semplicemente un pessimo film. Un film è pessimo quando ha una brutta storia, perché è noiosa, monotona o sconclusionata. Oppure perché sono brutti i personaggi. Qui c’è tutto questo, ma si va ben oltre. Si è superato un limite come non ho sinceramente mai visto in nessun altro film nella mia vita. No, nemmeno in Bambola; sì, parlo sempre di quello con Valeria Marini…

 

 

Io ho adorato il Marvel Cinematic Universe sin dal primissimo Iron Man. Ho amato tutta la prima Saga dell’Infinito fino all’apoteosi di Endgame. Intendiamoci, non tutto è stato perfetto: Hulk non mi aveva entusiasmato e lo stesso Endgame è un po’ forzato con la storia delle realtà alternative. Ma nel complesso credo che la Saga dell’Infinito sia stata favolosa. L’unico vero buco nero fu Thor Ragnarok, che sterzò violentemente verso il ridicolo nel tentativo di scimmiottare i due Guardiani Della Galassia, che erano sì declinati più sul comico, ma si mantenevano sempre entro dei limiti senza sfociare mai davvero nel ridicolo. Ragnarok invece fu scioccante. Passi per le mostruose licenze sulla mitologia scandinava che veniva massacrata; la cosa sconvolgente fu il deliberato e insensato scempio del protagonista che nei primi due film era stato quasi perfetto: Thor, figlio di Odino, dio del tuono. Coraggioso, nobile, potente, agguerrito, pur con i suoi momenti leggeri e scherzosi di tanto in tanto. Ma in Ragnarok ci fu un’insensata deriva visceralmente demenziale, mirata inspiegabilmente a demolire un personaggio fino ad allora ottimamente riportato su schermo. Non una vena comica semplicemente accentuata come nei Guardiani, ma proprio tutta la struttura del film basata sul ridicolo. Il tutto per la ricerca di ulteriore consenso di pubblico che non aveva francamente nessun motivo di esistere, anche perché i suoi ottimi incassi la serie di Thor li aveva sempre fatti. Ho sentito in merito giustificazioni campate in aria secondo cui si doveva accettare la deriva comica come “il giusto sviluppo del personaggio”. Cazzate. E qui non c’entrano i gusti personali. Lo “sviluppo del personaggio”, per definizione, deve tendere al miglioramento dello stesso, non alla sua ridicolizzazione. Mi preme ribadire il concetto che ci si deve ricordare che la sottotraccia comica è sempre stata presente nei film della Marvel, compresi i primi due Thor, ma sempre in modo moderato ed equilibrato. Quindi queste (eventuali) quattro risate in più, la cui qualità non è migliore di quelle che si possono trovare negli ultimi cinepanettoni di Boldi/De Sica, non possono essere la giustificazione per la rovina di un personaggio, e di conseguenza dell’intera serie dei film a lui dedicati. Eppure in Ragnarok le scene ridicole, seppur molto frequenti, erano comunque intervallate da momenti ancora “normali”, in cui era possibile seguire decentemente la storia. I personaggi, anche se ormai rovinati oltre una ragionevole possibilità di recupero, mantenevano, almeno a tratti, un briciolo di dignità. La recitazione era notevolmente peggiore rispetto a quella di tutti gli altri film, ma in ogni caso accettabile. Ho trovato davvero ridicolo Ragnarok ma sono riuscito a guardarlo, a seguirlo, anche a capirlo, pur avendolo disprezzato molto. La visione di Love And Thunder invece è stata un’esperienza che non avevo davvero mai provato prima d’ora al cospetto di una qualsiasi opera audiovisiva. Qui siamo abbondantemente oltre il pessimo e il ridicolo.

 

 

In Love And Thunder non si può trovare il minimo senso in niente. L’inizio promettente con Christian Bale nei panni di un villain che sembra un personaggio notevole e originale è immediatamente spazzato via da una trama che si rivela fin da subito totalmente sconclusionata. La Jane Foster interpretata da Natalie Portman viene subito trasformata, di punto in bianco, senza nessun senso e senza nessuna valida motivazione, nella ridicola versione femminile di Thor. Follia pura. Come il Mjolnir distrutto che si ricompone automaticamente alla presenza della Foster come non aveva mai fatto nemmeno col legittimo proprietario divino. Lo stesso antagonista Gorr, che poteva essere l’unico punto forte di questo disastro, dopo le prime scene perde subito smalto scemando anche lui nel macchiettistico. Per poi sciogliersi definitivamente nel più scontato e mediocre dei finali, che oltretutto umilia e oltraggia il motivo della sua crociata e l’unica ragione per cui si poteva empatizzare con lui. Il viaggio dei protagonisti si snoda attraverso un susseguirsi di scene ridicole dove tutto, ma davvero tutto, è ridotto a battuta di pessimo gusto e umorismo di bassissima categoria, anche nei momenti che dovrebbero essere più solenni o addirittura drammatici. Non c’è il minimo rispetto per nulla. Una deriva talmente imbarazzante da oscurare perfino la pessima recitazione degli attori. Il fondo si tocca però con l’arrivo nella “città” in cui sono raccolti tutti gli dei. Assistiamo all’auto-distruzione di Russell Crowe che interpreta uno squallidissimo Zeus ridotto a vomitevole pagliaccio, tra battutine e doppi sensi degni del Pierino cinematografico di Alvaro Vitali. Pierino/Vitali che, comunque, potrebbero tranquillamente dare a Zeus/Crowe ampie lezioni di dignità. Basti poi leggere queste dichiarazioni di Jake Morrison, responsabile degli effetti speciali, su come il regista Taika Waititi vi inseriva le divinità più assurde, tanto per capire il livello di “serietà” con cui è stato concepito il film: “…E poi di tanto in tanto, Taika Waititi proponeva qualche idea per degli Dei speciali come il “Dio dei Sogni”, e noi rispondevamo: “Cos’è il Dio dei Sogni?”. Lui rispondeva: “Un fottuto bulbo oculare gigante”. E noi dicevamo: “Ok, c’è un fottuto bulbo oculare gigante”. Oppure: “Cosa ne pensate di un Dio dei Ravioli? È solo un raviolo con la faccia”.”

Questa discussione è illuminante per capire con quale volontaria cialtroneria è stato concepito questo film. C’è stata la precisa volontà di creare il ridicolo più becero. E non accetto che si dica “È divertente!”. No, non lo è. Il Marvel Cinematic Universe è pieno di scene genuinamente divertenti. Ma stiamo parlando di un’altra cosa. Stiamo parlando di quando la comicità e il divertimento si fanno con la testa e con criterio.

 

 

Ultima vergogna la colonna sonora. Riesce a essere orrenda pure quella, nonostante la presenza di ottimi brani rock. Che però non c’entrano niente con l’ambientazione e vengono umiliati dalle squallide scene cui fanno da cornice. Per fare una buona colonna sonora non basta riempire il film di belle canzoni. Non basta infarcire ogni scena di Pink Floyd o Queen o Led Zeppelin. Le musiche e le canzoni si devono amalgamare con le scene, devono essere in armonia con l’ambientazione del film, non piazzate lì solo come hit radiofoniche. Per non parlare della pugnalata al cuore che ho avuto nel finale quando ho sentito partire Rainbow In The Dark di Ronnie James Dio sui titoli di coda.

Come si è arrivati a questo punto? Come si è potuti passare da Kenneth Branagh a questo imbecille di Waititi? Come si è potuto pensare di poter ripetere, per un prodotto completamente diverso e già ben avviato con i primi due film, la formula di Deadpool e dei Guardiani Della Galassia? Guardiani che, dimenticavo, in questo film vengono anche loro umiliati ripetutamente e senza senso. A coloro che dicono di apprezzare “la giusta svolta divertente del personaggio” chiedo: se quando la Marvel farà gli X-Men e i Fantastici Quattro facesse lo stesso con loro? Se vi trovaste davanti un Wolverine buffone che vola o una Donna Invisibile coatta, piena di tatuaggi che spara anche fulmini? Perché questi esempi non hanno niente di diverso da Jane Foster che diventa “Un Thor”. E non dite “Ah ma quelli non sono film adatti!”. Eh no! Nemmeno Thor era un film adatto a questo scempio, come i primi due buoni episodi hanno ampiamente dimostrato.

Ho sempre respinto fortemente le critiche che Martin Scorsese fece anni fa ai film di supereroi dicendo che “Non sono cinema”. Non ero d’accordo allora e in generale non lo sono ancora oggi. Ma in questo caso, per questo specifico film, il peggiore mai concepito nella storia della celluloide, devo dare ragione al vecchio regista italoamericano: Thor: Love And Thunder non è cinema. Nessuno pretende un film di supereroi per forza fedelissimo al fumetto originale o che parli di profondissime questioni sociali. È chiaro che devono essere film fatti per divertire. Ma qui non si tratta di fedeltà al fumetto o di alta qualità di trama, si tratta di presentare una storia che abbia almeno un minimo di dignità. E la dignità qui è stata definitivamente gettata in una fogna.

Non siamo davanti semplicemente a un film brutto, fatto male, pieno di difetti; di quelli ce ne sono tanti. Qui siamo di fronte a uno spudorato insulto all’intelligenza dello spettatore. E molti di questi spettatori evidentemente ci stanno a farsi insultare. Che scarsa stima del proprio cervello…

Il voto è 1 solo perché per regolamento il minimo è quello. Ma questo è un film che non dovrebbe esistere e quindi meriterebbe 0.

Con infamia.

 

Thor: Love And Thunder, 2022
Voto: 1

 

Leggi qui la recensione di MarcoF.

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