Akira: la recensione

Akira è uno di quegli immortali capolavori di fantascienza che hanno segnato la cultura di intere generazioni grazie al suo fascino ed alla sua crudezza.

 

 

Quando esce nel 1988, Akira segna una spaccatura netta fra il prima e il dopo. L’associazione mentale “cartoni giapponesi=robottoni che si picchiano” viene completamente spazzata via, così come viene dimostrato alle platee del mondo occidentale che nel mondo dei fumetti e dell’animazione giapponese c’è molta più profondità di quello che le nostre televisioni lascino pensare.

Akira è un vero e proprio film di fantascienza, semplicemente, girato con tecniche di animazione invece che dal vivo. La storia che propone è estremamente affascinante e complessa, ed i suoi retroscena avrebbero meritato un romanzo di fantapolitica a sé stante.

 

 

Non voglio scendere troppo nei particolari della trama, visto che in molti Akira lo hanno già visto e non vorrei rovinare la sorpresa a chi invece non ha ancora avuto modo di vedere questo mostro sacro della cinematografia; basti sapere che il film vede come protagonisti un gruppo di scapestrati adolescenti che si imbattono in qualcosa di più grande di loro, dove sono coinvolti esercito, scienziati e i vertici politici del Giappone. Ecco, voglio fermarmi qui; una parola di più sarebbe troppo.

 

 

Akira presenta una trama di altissimo livello contornata da una realizzazione grafica all’avanguardia per l’epoca e tuttora estremamente piacevole paragonandola agli standard odierni. Le animazioni sono estremamente fluide e convincenti, così come maniacale è l’attenzione al dettaglio ed ai particolari delle scene.

Akira è uno dei primi film d’animazione ad usare la computer grafica, e lo fa nel migliore dei modi: senza farla risultare invasiva o estranea al tratto animato, con una integrazione eccezionale che tutt’oggi è un termine di paragone in questo campo. L’aspetto visivo di Akira, indipendentemente dai momenti di pura animazione o di supporto computerizzato, è assolutamente d’impatto, non solo per la bellezza e la pulizia delle immagini, ma anche per il taglio registico d’assoluto valore. Katsushiro Otomo, la mente dietro a questo capolavoro, usa tutto il suo talento per ideare sequenze ed inquadrature che sappiano colpire nel segno, catturando completamente lo spettatore e facendolo pienamente immergere in una storia ed un mondo talmente realistico da renderlo quasi probabile.

 

 

Ma lo stesso Otomo riesce in un altro miracolo: Akira è in realtà un riadattamento dell’omonimo manga che Otomo realizza fra il 1982 ed il 1990. Il film per ovvi motivi è mancante di tutta la seconda parte della storia, ma l’autore riesce a renderlo completamente autoconclusivo, semplificando e modificando anche alcuni passaggi della storia originale ma senza sminuirli affatto, garantendo loro una totale consistenza e credibilità. Addirittura, il film risulta più fluido, comprensibile ed in sostanza migliore del già validissimo manga; qualcosa di atipico e che desta assoluta sorpresa.

 

 

Parte del successo di Akira si deve anche al modo diretto in cui vengono presentate le situazioni più crude; l’utilizzo di scene forti o abominevoli è tutt’altro che assente, ma senza mai sfociare nel gratuito. Tutto è logico, sensato e perfettamente contestualizzato all’interno della storia a cui assistiamo; ed anche se è innegabile l’influenza di una certa cultura splatter che in quegli anni aveva guadagnato parecchi simpatizzanti (grazie anche a film come Zombi, La Casa, Demoni e La Mosca), anche le scene più gore sono assolutamente funzionali al racconto che propone Akira.

 

 

Ma soprattutto Akira tocca anche aspetti legati alla società giapponese, al distacco presente fra le varie generazioni, alla scienza ed al misterioso fascino del proibito che le si accompagna. Akira è un opera completa che emana un’energia abbagliante dalla quale hanno attinto un’infinita quantità di autori e registi nei decenni successivi.
Ad Akira sono legati moltissimi simboli che nei decenni successivi hanno continuato ininterrottamente a popolare l’immaginario collettivo, a partire dall’iconica moto rossa di Kaneda. Chi, cresciuto in quegli anni, può dire di non averla mai vista, magari in contesti completamente diversi e privi di attinenza col mondo dell’animazione giapponese o della fantascienza?

È peraltro innegabile l’influenza che Akira ha avuto su tantissime produzioni animate realizzate da quel momento in poi; tutti i mostri sacri, a cominciare da Evangelion passando per Tetsuo, devono qualcosa al lavoro di Katsushiro Otomo.

 

 

Ad oltre trent’anni dalla sua uscita nelle sale, Akira è tutt’ora incredibilmente attuale sia dal punto di vista della storia che dell’aspetto realizzativo, e può vantarsi di essere uno dei migliori film di fantascienza, se non una delle migliori pellicole in assoluto.

 

Akira, 1988
Voto: 10
Per condividere questo articolo: