He-Man And The Masters Of The Universe – Stagione 1: la recensione

Quanto ci piacciono gli anni ottanta! A noi e a tutto il cucuzzaro di Netflix che intrattiene i figli con gli eroi dei papà.

 

He-Man and the Masters of the Universe (stagione 1) – recensione

 

La prima stagione di He-Man And The Masters Of The Universe offre sapori e colori di Grayskull ma in una rilettura nuova. Dieci episodi che raccontano, in un altro modo (più moderno), le origini del biondo guerriero dal pessimo taglio di capelli e della sua nemesi Skeletor, che diventa suo zio Keldor per dare quel nonsoché di soap-opera familiare che male non fa. Per fortuna il reboot non prevede la presenza della ninfomane Brooke Logan di Beautiful, ma le novità non mancano.

Le basi narrative e gli elementi della mitologia sono quelli di sempre, ma la grafica è più corposa e densa e molto ancorata alla tecnologia spinta della fantascienza. Come piace alle nostre creature cresciute (non a caso) tra Gormiti, Pokemon e Demon Slayer (la serie prima e il film poi). Diciamo che il confronto tra i “due” He-Man è piuttosto significativo di questo passaggio: se credevate che fosse piazzato quello ottantino, il millenial ne è la custodia con due braccia che quasi escono dallo schermo per grandezza e sproporzione. Pian piano che si snoda la trama, avvengono le trasformazioni che porteranno alla prima cosmogonia di questa nuova saga. Alla fine di tutto, oltre al protagonista, i buoni annoverano Orco, Battle Cat, Teela, Man-At-Arms e Ram Man (la vera sorpresa ma no spoiler). I cattivacci all’ordine del teschio, invece, sono Evelyn, Trap Jaw e Beast Man.

Insomma, non manca nessuno di essenziale di quel mondo che ha fatto sognare un’intera generazione. La cosa bella è che i nostri pargoli non dovranno sorbirsi il pilotto moralista alla fine di ogni storia, quello in cui ovvietà e politicamente corretto ballavano insieme in un tango di noia mortale. Purtroppo, però, il loro intreccio, scritto bene, è vittima del meccanismo dei super-eroi in cui tutti si trasformano nella loro versione costume-e-armi-da-paura in una specie di Marvel Universe sotto anfetamina blu che, dopo poco, stucca. Pensate alla trasformazione del Principe Adam e del tigrotto Cringer e moltiplicatela per una squadra intera! C’è da farsi un caffè in attesa che la sequenza animata, presente in tutte le puntate, finisca.

 

He-Man and the Masters of the Universe (stagione 1) – recensione

 

L’evoluzione clou di He-Man And The Masters Of The Universe, però, va cercata proprio in questa metamorfosi. Se infatti il pupillo della Mattel gridava “A me il potere”, adesso l’intero team inneggia un corale “A noi il potere” che, come messaggio di fondo, non è affatto male. Basta prime donne (e con quel caschetto biondo alla Carrà la definizione calza alla perfezione)… spazio allo spirito di gruppo.

 

He-Man and the Masters of the Universe (stagione 1) – recensione

 

Quello che funziona in questa nuova serie Netflix è che sembra qualcosa di piacevolmente vecchio, perché incolla gli infanti al divano, ma anche i loro (mai cresciuti) padri che, con la scusa di visionare quel che i loro eredi guardano in tv, si fanno un bel salto indietro nel tempo tra nostalgia e giocattoli amati. E, siccome il marketing non lascia nulla al caso, non manca neanche una nuova curatissima linea toys, fatta molto meglio di quella trash e fragile dei tempi andati, che, tra compleanni, promozioni e regali di Natale, farà tornare presto gli eroi di Eternia a casa. Con buona pace dei collezionisti più accaniti dei Motu.

Il futuro è già qua… e sa di Nesquik, Bim Bum Bam e pagine pubblicitarie su Topolino.

 

He-Man And The Masters Of The Universe – Stagione 1, 2022
Voto: 7
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