American Fiction: la recensione

Oscar a sorpresa per la sceneggiatura non originale, American Fiction non è un film indimenticabile ma un’interessante riflessione sul rapporto tra artista e pubblico.

 

 

Thelonious Ellison è uno scrittore dal talento cristallino che, dopo un primo successo editoriale, non riesce più a pubblicare un libro. Il motivo è presto rivelato: ha un carattere terribile. Nel giro di tre scene si fa buttare fuori dall’università in cui insegna, litiga con un altro docente schernendolo pesantemente e, quando torna nella sua città natale per problemi finanziari, si scopre che ha allentato i rapporti con il resto della famiglia.

Anche il suo agente Arthur, quando lo invita a essere un po’ più morbido nel valutare le proposte di lavoro che gli arrivano, viene investito da un uragano di sdegno e sarcasmo. Il punto nodale è uno: Thelonious non è solo uno scrittore, è uno scrittore afroamericano; ci si aspetta che dai suoi romanzi emerga l’anima ferita e sofferente della sua gente e, preferibilmente, usando lo slang tipico “della sua gente”. Inutile quanto lui ribadisca che quello non è l’ambiente da cui proviene e soprattutto quanto ritenga grottesco e offensivo quel modo di scrivere; siamo negli Stati Uniti del terzo millennio, dove l’industria culturale sembra aver scoperto all’improvviso la questione della razza, e tutti si aspettano che un nero pubblichi cose da nero.

 

 

Anche se il ritmo del film fin dalle prime scene è incalzante, caratterizzato da dialoghi ricchi e pieni di sfumature ironiche, la trama fatica a arrivare a un punto di svolta. Sulle prime ho avuto l’impressione di essermi imbattuto nell’ennesima rivisitazione del signor Scrooge, questa volta in salsa letteraria, dove il protagonista si scontra con tutte le sue rigidità fino a redimersi e giungere al lieto fine.

Sono stato invece piacevolmente sorpreso dal modo in cui Thelonious evolve nel corso della storia e, in particolare, da come il ritorno in famiglia mostri tutta la complessità del personaggio. Ha vissuto gran parte della sua vita lontano ma, per qualche motivo, appena torna al paese tutti lo accolgono calorosamente nonostante la sua reiterata freddezza. Sanno bene quanto quel modo scontroso di rispondere è figlio dell’idealismo, della purezza con cui approccia alla scrittura e alla vita, e per questo gli vogliono bene.

Anche se il contesto familiare del protagonista può risultare in alcuni passaggi superfluo, è comunque funzionale a introdurci alla sua psicologia e, finalmente, al tema centrale del film: lo scontro interiore che Thelonious vive quando, un po’ per provocazione e un po’ per necessità, si ritrova a scrivere sotto pseudonimo tutte la robaccia che aveva sempre detestato, fino a ottenere un successo strepitoso.

 

 

Il tema del contrasto tra genuinità dell’arte e regole dell’industria culturale non è di certo inedito, ma il modo in cui viene affrontato è a mio parere interessante.
Il personaggio che per tutto il film cerca di boicottare il suo stesso lavoro mi ha in qualche modo ricordato il Gian Maria Volonté di Indagine Su Un Cittadino Al Di Sopra Di Ogni Sospetto che, da capo della Polizia che ha commesso un omicidio, non riesce a sopportare l’idea di aver mancato al suo ruolo e fa di tutto per farsi scoprire. È molto divertente il modo in cui Thelonious, per far saltare i contratti milionari che gli propongono, alza sempre più la posta riuscendo suo malgrado a farsi assecondare su tutte le richieste più assurde.

Se della brillantezza dei dialoghi è già stato detto, un altro punto di forza del film, a mio parere quello più originale, sta nel potere visionario e surreale di alcune sue scene. Quando il protagonista si trova in prima persona di fronte ai personaggi scadenti cui sta dando vita e li accusa di essere patetici e poco credibili, il coinvolgimento emotivo del pubblico cresce e, di conseguenza, cresce l’empatia verso lo scrittore: il risultato è che il tema del compromesso artistico, all’apparenza lontano dai gusti dello spettatore medio, acquista sempre più vivacità nel corso del film consegnando, nel suo epilogo, una risposta decisamente non scontata.

 

American Fiction, 2023
Voto: 6.5
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