Ti amo o voglio solo mangiarti? Sei la mia preda o la ragazza con cui voglio stare? Queste domande si fondono e si confondono in un vortice d’inaspettate situazioni.
La serie tv Beastars mi ha intrigato subito, sin dal trailer proposto in lingua originale. Ho resistito faticosamente all’impulso di leggere il manga, principalmente perché sapevo che era in uscita l’anime, ma anche perché sto seguendo davvero troppi manga contemporaneamente.
La mia attesa è stata ampiamente ripagata. Beastars mi ha conquistato con la sigla iniziale. Una musica che ti afferra e ti trascina velocemente in un vortice di sonorità orecchiabili, l’animazione che simula una sequenza in stop motion e che racconta perfettamente l’inizio della storia senza usare una sola parola.
Grazie alla sigla si comprende subito cosa vedremo. In sintesi non stiamo parlando di una storia incredibilmente complessa o complicata, la trama è semplice: un ragazzo s’innamora di una ragazza. Il filo conduttore di tutta questa prima stagione è talmente semplice da rischiare classificarlo come banalità; non vi fate ingannare, il bello di questa serie è l’aspetto interessantissimo della caratterizzazione dei personaggi.
I nostri protagonisti sono ragazzi e ragazze adolescenti, non ancora del tutto uomini e donne fatti, con tutti i pro e i contro che ne comportano. I nostri protagonisti sono anche animali, con istinti chiari e caratteristiche fisiche spiccate. Pericolosi carnivori e spaventati erbivori si trovano a vivere fianco a fianco come fossero umani, in una società chiaramente ispirata alla cultura giapponese ed in particolare, poiché si parla di adolescenti, ci troviamo immersi nella struttura scolastica nipponica.
La storia inizia con un efferato omicidio; uno studente erbivoro viene sbranato da un carnivoro, probabilmente un altro studente o un professore. La vittima viene cacciata proprio come fosse una preda. Quest’atto così animalesco, ma al contempo così incredibilmente vicino alla realtà che ci circonda, può stordire. Riflettendoci bene, questa sinergia allucinante tra istinto di caccia ed omicidio, è contemporaneamente così lontana dal nostro modo di pensare ed interagire, ma anche così facile da metabolizzare senza porsi troppe domande.
Questa sinergia tra istinto animale e comportamento umano è proprio il punto di forza e l’innovazione che rende quest’anime complesso e complicato pur avendo una trama molto lineare. La storia ti conduce per mano in un sentiero conosciuto fatto d’interazione sociale, conflitti di classe, competizioni, innamoramenti, invidie e tutto quello che una normale società ha da offrire. Insomma una classica società umana in cui ci si ritrova abbastanza facilmente.
Questa impostazione permette alla storia di svolgersi con estrema semplicità, mettendo a proprio agio lo spettatore, ma improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno, chi guarda viene spiazzato dalle azioni che nascono con gli istinti animali, dalla competizione tra specie diverse, dall’essere fondamentalmente incompatibili pur vivendo l’uno accanto all’altro. Ecco che ci troviamo di fronte ai pericolosi carnivori che si ritrovano a dover combattere l’istinto primordiale di cacciare e mangiare un amico o un compagno. Vediamo e sentiamo la paura degli erbivori che vivono nel costante pericolo di essere aggrediti e divorati. Assistiamo alla ricerca della normalità intrecciata con l’istinto di competizione animale, una sinergia che incredibilmente ti confonde e ti avvince.
Ammetto di essere rimasto stregato dalla strana proposta di quest’anime che vede protagonista un lupo grigio di nome “Legoshi”, un cervo rosso di nome “Louis” ed una coniglietta nana di nome “Haru”. I nostri tre protagonisti sono semplicemente uniti da un intreccio amoroso, complicato dalla diversità delle specie e dall’istinto di ogni razza, ma pur sempre una storia molto facile da leggere ed in cui immedesimarsi.
Legoshi però è un lupo, un predatore, un carnivoro che ha scelto di resistere ai suoi istinti animali, ma che è anche un impacciato ragazzo, timido ed introverso; insomma un buono che facilmente ti spinge a provare simpatia. Louis è un Cervo, il re della foresta, il punto di riferimento della comunità dei giovani suoi pari, colui che porta sulle spalle il grave fardello di essere l’esempio impeccabile e immacolato, ma che sotto sotto ha i suoi scheletri nell’armadio. Infine c’è Haru, una coniglietta che s’isola nel suo club di botanica, un po’ asociale ma anche profondamente impaurita dal mondo, che adotta una sua particolare strategia per sopravvivere a quella giunga della società che la circonda.
Più la storia si evolve, più gli intrecci tra società umana e gerarchia animale sono evidenti, ma anche così fastidiosamente familiari. Non puoi fare a meno di pensare a questi due mondi in modo distinto e separato, ma allo stesso tempo, appena li avvicini, ti rendi conto che sono così facilmente sovrapponibili. Si percepisce che questo dualismo che s’intreccia ha alle spalle un lavoro non indifferente.
A questo punto dove inizia il sentimento dell’amore e finisce l’istinto del predatore? Quando Legoshi sarà sicuro di quello che prova? Come farà Haru a frenare il suo istinto di fuggire lontano dal lupo predatore? Staranno mai insieme o la natura li dividerà in modo inesorabile? Incredibilmente queste semplici domande diventano complicati quesiti che avvincono lo spettatore alla trama. Sono rimasto stregato da questo lavoro che mi ha spinto a vedere un episodio dietro l’altro senza rendermene conto, inseguendo quelle risposte lasicate in sospeso.
Beastars è un lavoro davvero valido che si apre ad una seconda stagione grazie ad un finale che mi lascia un po’ d’amaro in bocca. Ho realmente paura che la bellezza della prima stagione possa perdersi con il consueto allungarsi del brodo, ma mi rendo anche conto che ci sono tante trame che si possono sviluppare in modo interessantissimo. Non ci rimane che attendere e vedere come andrà la storia.