Facciamo un salto nel passato della musica e andiamo a riscoprire l’heavy metal coatto. Gli ultimi defenders incalliti!
L’heavy metal è un genere musicale diverso da tutti gli altri per molti aspetti: a parte la differenza di sonorità e di contenuti dei testi, il metal riesce ad insinuarsi nell’animo dei suoi estimatori in maniera molto profonda. Di solito chi ha la passione per questa musica, se la porta appresso per tutta la vita e anche a cinquant’anni continua a comprarsi i dischi proprio come un ventenne. Questo non sempre capita a chi ascolta pop o rock classico, a meno che non sia un vero e proprio appassionato. In questo panorama, vengono fuori dei gruppi che riescono a costruirsi un seguito di fan inossidabile e fedele nel tempo; a tal proposito possono venire in mente grandi nomi come Iron Maiden (Iron Maiden, The Number Of The Beast, Killers) o Metallica, ma a costoro è abbinata anche una certa popolarità che li esclude dal discorso che mi accingo a fare. Se andate per strada a chiedere alla persone “normali” (l’ho sempre detto che gli anormali siamo noi…) se conoscono i Metallica, anche solo per sentito dire, molti vi risponderanno di sì, e lo stesso potrebbe succedere con gli Iron Maiden o con i Black Sabbath. Provate invece ad andare in giro a chiedere dei Manowar! Se vi va bene troverete una persona su cinquecento che li conosce solo di nome. Proprio come i Blind Guardian, i Manowar sono uno di quei gruppi, a cui mi riferivo prima, che si sono scavati una personalissima nicchia nel cuore dei loro ammiratori.
Tra i cultori del metal, la band americana vanta moltissimi fan ed è una delle più seguite e amate in assoluto, ma è praticamente sconosciuta al di fuori delle stretta cerchia dei metallari e raramente si può cogliere sui media. Questo mette ancora più in risalto il grande attaccamento che i fan di questo gruppo hanno verso De Maio e compagni. Nei loro 20 anni di carriera, i Manowar si sono costruiti un seguito di veri e propri discepoli, che di inni come Brothers Of Metal e Fighting The World hanno fatto una religione. C’è da dire che l’atteggiamento da “Conan immortali” dei Manowar è più che altro una posa studiata, e soprattutto che certe loro menate sulle coattissime motociclette cromate o sul maschilismo estremo restano di pessimo, pessimo gusto, ma per tutto il resto del loro repertorio sono assolutamente adorabili.
Credo che attualmente non ci siano altri gruppi al mondo che meglio riescano ad impersonare la vera essenza dei “defenders of the faith”, anche perché loro sono stati tra i primi ad essere maestri in questo. Nessuno riesce ad esprimere questo concetto con tanta forza e pomposità come i Manowar. Se vi ricordate, un po’ di tempo fa ho recensito due dischi degli Hammerfall, band svedese che adotta lo stesso stile del gruppo di De Maio. Effettivamente, come dissi allora, gli svedesi risultano più puliti e precisi nel suono e non hanno nei testi le cadute di stile e le inutili volgarità che a volte piagano le produzioni dei Manowar, ma mancano anche della folle convinzione che invece caratterizza il gruppo americano. Insomma, sono due band che si bilanciano pur essendo diverse: gli Hammerfall sono più “buoni” ma meno travolgenti; i Manowar a volte sconfinano in episodi di incomprensibile volgarità che ne scalfiscono un po’ l’immagine, ma offrono una rabbia inimitabile. Io li ho scelti tutti e due!
Tornando ai soli Manowar, devo confessare di non potermi definire un vero e proprio fan del gruppo, visto che dei loro primi quattro dischi apprezzo si e no cinque tracce. Da Fighting the World in poi, però, il loro sound ha iniziato ad essere più corposo e pulito, i toni si sono fatti ancora più epici e le amenità troppo stupide sono sensibilmente diminuite. Da allora i Manowar hanno sfornato dischi tutti di buon livello e anch’io sono rimasto stregato dalla loro irresistibile verve. Se Francesco è rimasto colpito da Kings of Metal (che ha recensito qualche tempo fa…) gli consiglio vivamente di ascoltarsi anche tutti gli altri. È vero, spesso la loro maestosità scade nel pacchiano, ma a loro lo si può concedere e non risulta mai troppo stonata come succede con altri gruppi. Sembra assurdo, ma è un po’ come per Mick Jagger dei Rolling Stones: qualsiasi altro cantante che si muovesse come lui sembrerebbe una checca, ma Jagger lo può fare senza ottenere lo stesso effetto (ah no? n.d.Cobra). I Manowar sono così.
A volte ridondanti ed esagerati, ma sempre grandi ed inimitabili nella loro crociata per la supremazia del metal sul mondo intero! Nei loro dischi sono in grado di passare da momenti di malvagità e cattiveria pura (Hail And Kill, The Demon’s Whip) a sprazzi di bontà e valore degni del più alto dei paladini (Defender, Courage o l’ultima I Believe). Come già detto, di tanto in tanto si sono macchiati di scemaggini come le succitate motociclette o di cacchiatine semi-sataniste come in Bridge of Death, una canzone musicalmente stupenda ma rovinata da un testo ridicolo; hanno anche raggiunto però picchi di epicità difficilmente eguagliabili. In proposito non si possono non citare perle dell’ultimo disco Warriors of the World, come Call to Arms o la clamorosa Swords in the Wind. I Manowar poi, di questi tempi possono anche essere l’ideale valvola di sfogo per tutti coloro che si sono stufati di tutto questo tracotante pacifismo falso all’80% e di sentire ovunque solo canzoni e concerti per la pace, falsi e politicissimi anch’essi (vedi 1° Maggio, Piero Pelù, Jovanotti, 99 Posse e amenità varie…). Un gruppo che si chiama Manowar (contrazione di Man Of War) in questo senso è tutto un programma. Basta ascoltare la title track del succitato Warriors of the World, per farsi un’idea. Tra l’altro, la copertina dello stesso album si racconta da sola… Fantastica!
Ultimamente sono ripiombato in un ascolto full time dei loro successi e, improvvisamente, un atroce interrogativo ha iniziato a tormentami: quando loro smetteranno, chi ne prenderà il posto??!! TERRORE! I gruppi metal “imitatori” abbondano; vi ho già parlato degli Hammerfall, e poi ci sono i Nocturnal Rites e molti altri, ma nessuno, e vi assicuro nessuno, di quelli che ho sentito finora ha mai avvicinato la convinzione e l’adorabile folle invasamento dei Manowar. Credo che questa band rappresenti veramente qualcosa di unico nel genere, seppur con i suoi difetti e i suoi alti e bassi. Nelle loro ultime pubblicazioni, i quattro guerrieri sono apparsi in ottima forma e sembra che abbiano ancora la carica per travolgere le nostre orecchie per molto tempo. Speriamo che la loro crociata duri ancora a lungo, perché il vuoto sarebbe incolmabile. Hail!
Ecco la lista della loro discografia (solo dischi inediti da studio).
- 1982 Battle Hymns
- 1983 Into Glory Ride
- 1984 Hail To England
- 1984 Sign Of The Hammer
- 1987 Fighting The World
- 1988 Kings Of Metal
- 1992 Triumph Of Steel
- 1996 Louder Than Hell
- 2002 Warriors Of The World
- 2002 Ep. The Dawn Of Battle
Drink to your brothers who are never to fall!